Un olio stagionato… ma non troppo2 min read

Può capitare. E mi è capitato, che un extravergine venisse dimenticato in un angolo della dispensa per tre anni uscendone in buona forma. L’angolo della dispensa era naturalmente al buio più totale, la temperatura fresca e costante, nero-nero il vetro della bottiglia ben sigillata.

Intendiamoci, ricordavo un olio ottimo in partenza; tuttavia quando mi sono trovato davanti in questo inizio 2023 a un “consumare preferibilmente entro il 30/7/2021” mi sono chiesto se aprirlo, assaggiarlo e inevitabilmente giudicarlo avesse un senso. Ero incerto tra la catena della bicicletta e il fritto misto.

Esemplari di Intosso a Casoli

Ma questo Intosso dell’azienda Trappeto di Caprafico ha scacciato la mia perplessità con prepotenza: si è rivelato assolutamente integro sotto il naso con fruttato di buona intensità, un discreto residuo di sentori “verdi” e un bel richiamo alla frutta a guscio… appena sgusciata. Era denso di volume in bocca con finale molto pulito, senza astringenza ma con un delicato lascito amaro-piccante che per via dell’aroma persistente mi ha ricordato nettamente la melanzana (con tanto di buccia come piace a me).

Con l’occasione ho voluto assaggiare l’edizione 2022: prevedibilmente più verde alla vista e molto intenso nei profumi verdurosi, si è confermato di grande spessore e di grande aromaticità di bocca, con quel finale nuovamente molto lungo e aromatico da fuoriclasse.

Espressione eccellente della varietà Intosso di Casoli (CH), questo prodotto del Trappeto di Caprafico ben rappresenta anche il relativo presidio Slow Food che mette in risalto una cultivar destinata un tempo soprattutto alla mensa. E il presidio valorizza anche l’ambiente unico dove viene coltivata: il titolare Tommaso Masciantonio dichiara sul sito aziendale che “Il segreto dell’Intosso è la pietra calcarea della Maiella”.

È chiaro, va detto, che non tutti gli extravergini partono con un tale patrimonio di bontà. È  altrettanto chiaro che qualsiasi olio da olive non può che perdere fragranza col passare del tempo, per quanto ben conservato. Metterne una parte ad “affinare” non ha alcun senso. Tuttavia se per caso vi dimenticate in cantina un bell’olio con questo carattere, come è capitato a me, non demordete e aprite la confezione con un minimo di fiducia.

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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