Un digiuno a staffetta perché tutte le vite valgono1 min read

Il  mondo dell’enogastronomia è sicuramente un’isola felice tra mari molto agitati. Alcuni di questi “mari” sono proprio alle nostre porte e ci sembra giusto dare risalto a un’iniziativa che cerca di non far dimenticare una tragedia che avviene poco oltre i nostri confini.

Sto parlando di quello che sta accadendo nella cosiddetta  “Rotta Balcanica”, dove migliaia di migranti rischiano di morire per stenti e assideramento mentre  vengono respinti ai  diversi confini.

Dal punto di vista dei diritti umani vi sono chiare responsabilità dell’Europa e del nostro paese e i respingimenti messi in atto da Italia, Slovenia e Croazia nei confronti dei uomini, donne, bambini che fuggono da guerre e persecuzioni non devono passare sotto silenzio.

Da qualche tempo è in atto un’azione, un digiuno a  staffetta, che sicuramente sta ottenendo importanti risultati dal punto di vista comunicativo.

Perché un giornale di enogastronomia parla di una cosa del genere? Perché la cultura, anche gastronomica, non può e non deve prescindere dal rispetto e dai diritti dei più deboli, quelli che non hanno avuto la nostra fortuna.

Quindi è giusto parlare di cibo e di protezioni negate proprio in un giornale sul cibo.

Il digiuno a staffetta continuerà ancora e chi vuole partecipare o avere maggiori informazioni può andare su sconfini.net  oppure sulle pagine facebook #RottaBalcanica #NoRespingimenti

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE