Il finale è stato un crescendo rossiniano: dall’odore pungente ed insopportabile della vernice da carrozzieri, siamo passati al mefitico puzzo di formaggio rancido, con una lieve nouance di pelle di cavallo nella zona…. “molto posteriore”…..meraviglioso!
Avevamo iniziato in sordina, la mattina, con odori quasi potabili di patata e seme di peperone per poi dispiegarsi, nell’arco di una interessantissima giornata, tra i peggiori puzzi, pardon odori, che possono avere i vini difettati.
Non è una nuova forma di tortura ma l’interessantissimo corso organizzato da Vinidea sul riconoscimento sensoriale dei difetti derivanti dall’uva, dalla fermentazione, dall’invecchiamento e dall’affinamento.
La cosa si svolgeva praticamente così: ti mettevano alcuni vini nel bicchiere e tu dovevi dire che tipo di odore era quello che sentivi (vedi sopra….). A quel punto ti comunicavano da che molecola derivava, ti spiegavano come faceva a formarsi nell’uva, nei mosti o nel vino finito e ti davano anche consigli su come riuscire ad eliminarli o a contenerli. Il tutto inframmezzato da assaggi di riconoscimento alla cieca, dove gli stessi odori dovevano essere riconosciuti, magari in concentrazioni molto basse. Questo dalle 9 alle18, con una brevissima sosta per il pranzo.
Come potrete capire una cosa del genere è utile soprattutto per gli enologi ma anche noi giornalisti avremmo (ed abbiamo) molto da imparare da corsi così ben strutturati dove non è fondamentale avere la laurea in chimica ma solo un buon naso.
Perché ve ne parlo? Oltre che per consigliarvelo, perché ho alcune considerazioni da fare. Quasi tutta la mattina è passata parlando, annusando e conoscendo difetti derivanti dall’uva. Invariabilmente la scheda dei rimedi, ad ogni difetto, riportava da una parte una serie più o meno lunga di procedure o trattamenti con sostanze chimiche e dall’altra, in alto, la scritta. “Questo problema non si sviluppa in uve sane e mature”. Mi sembrava di scoprire l’acqua calda ma il bello è che pareva che la stessero scoprendo anche i molti enologi presenti, che, però si concentravano soprattutto sui rimedi di cantina. Allora io mi domando? E’ così difficile avere delle uve sane e mature? E non me lo domando per chi possiede 3-4 ettari, che magari segue di persona, ma per quelli che hanno decine e decine (se non centinaia) di ettari. Da sempre, ad ogni visita in cantina, immancabilmente il produttore ci parlava (ci parla e ci parlerà) di uve curate con certosina attenzione, ci snocciolava (idem) il suo credo che si srotolava dall’ immancabile “Le sanissime uve mature che porto in cantina mi permettono…” in poi.
Ma io mi trovavo tra addetti ai lavori, tra persone che le vigne le girano giornalmente e tutti alla frase “uve sane e mature” accennavano un sorrisino e andavano subito alla parte dei rimedi.
Che succede VERAMENTE nelle italiche vigne? (per non dire nelle cantine……..).
Che succede invece, mi domandavo guardandomi intorno, nelle redazioni dei giornali di enogastronomia e soprattutto in quelle delle guide vini? Perché, nei vari corsi che ho frequentato con Vinidea (4), tutti praticamente fatti ad hoc per (enologi) degustatori, non ho trovato lo straccio di un collega? Sono solo io quello così scarso da dover prendere lezioni? Spero proprio di si, altrimenti non si spiega……se non con la partecipazione a corsi fatti in altre zone………