Terre d’Italia, ancora un bel successo per i vini d’autore4 min read

Nuovo appuntamento per Vini d’autore-Terre d’Italia, appendice da cinque anni dell’annuale e consolidato appuntamento Terre di Toscana, entrambe a cura de L’AcquaBuona ed antrambe ormai stabilmente e felicemente locate all’UNA HOTEL di Lido di Camaiore.
Un giro d’Italia enologico attraverso un’ottantina tra le migliori aziende nazionali hanno permesso nella due giorni (domenica 21 e lunedì 22 maggio) ad operatori ed appassionati di spaziare tra  varie espressioni dell’enologia italica.

 

Tra i molti incontri ed assaggi tre le cose che mi hanno piacevolmente colpito.

I vini senza solfiti di Cà del Bric e l’entusiasmo che mette Erika nello spiegare la scelta di vita quando, assieme al suo compagno Giuseppe hanno deciso di ristrutturare una cascina piemontese dell’ottocento e far rinascere anche la vigna, decidendo di produrre vini veri e naturali.  Sono nati così un dolcetto classico, asciutto e piacevolissimo, uno chardonnay con note di mandorla dolce che esplode in bocca al primo sorso, un’elegante e fresca Barbera e, giocando con l’uvaggio Pinot Nero e Nebbiolo, un rosato chiamato scherzosamente “Cosa Seria”.

Le vigne sono a conduzione biologica e le uve vengono lavorate utilizzando  lieviti autoctoni ed assolutamente zero solfiti. Cercano di produrre qualcosa di unico in cui riconoscersi e direi che ci stanno riuscendo alla grande, visto che i loro vini sono piacevoli e godibili proprio come lo sono loro e la loro entusiasmante passione.

Si dice moscato e subito, ai più, viene in mente il natale e il panettone ma il moscato è una grande uva e, quando lavorata bene, dà un ottimo vino e non necessariamente dolce e mosso. E’ quello che fa l’azienda Mongioia con un metodo classico nature ottenuto da uva moscato, spumantizzato con lieviti indigeni selezionati dal proprio  vigneto secolare.. Una bollicina deliziosa, versatile: il lato secco del moscato, con i profumi tipici del vitigno che vanno verso le note dolci della frutta a polpa bianca e creano piacevole contrasto con la nota balsamica ed agrumata in bocca e la secchezza della spumantizzazione in un brut nature. Il vino ben si presta ad essere un piacevole abbinamento per piatti di pesce oltre che per il classico calice da aperitivo.
Non male il moscato versione tranquilla, sempre con note dolci tipiche al naso e fresche ed agrumate in bocca, perfetto per numerosi piatti della cucina di mare.
Strepitoso il moscato Crivella, che se già nella versione d’annata mi aveva fatto pensare ad un abbinamento con un erborinato piuttosto che alla classica pasticceria, nella versione vecchia annata (incredibile… 2003!) oltre a sfatare il mito dell’abbinamento con il dolce ha definitivamente sfatato anche quello che il moscato sia un vino da degustare giovane: note di frutta matura e finale di miele lo rendono perfetto per abbinamenti solo apparentemente azzardati.

La degustazione di sei vini da “vitigni resistenti”a cura dell’agronomo ed enologo Dott. Lamberto Tosi e guidata da Werner Morandell, definirla interessante è riduttivo. Werner, produttore altoatesino, molti anni fa, in seguito ad una allergia del figlio ad un prodotto chimico usato in vigna, ha deciso di dedicarsi alla coltura biologica. Successivamente si è interessato ai vitigni PIWI, che sono varietà ottenute incrociando, dall’ottocento in poi,  la vitis vinifera europea con viti selvatiche americane e incrociando nuovamente, dagli anni settanta del  novecento, il risultato ottenuto con la vitis amurensis. I vitigni così ottenuti (molti dei quali, circa 350 sono presenti nel museo delle viti che Morandell cura personalmente) sono resistenti, o parzialmente resistenti, alla peronospora, all’oidio e al gelo. Solo in alcune annate particolari si procede a trattamenti preventivi ma limitandosi a quelli a base di rame e zolfo.

Troppo lungo sarebbe descrivere i sei vini, tutti a loro modo interessanti ed assolutamente godibili, mi piace citarne uno su tutti ottenuto da uve Bronner (incrocio ottenuto nel 1975 ed inserito nel 2009 nell’elenco nazionale dei vitigni e che ricorda il Pinot Grigio ed il Pinot Bianco) lasciate appassire all’aperto in cassette, fino alla pressatura di febbraio.
Il vino ottenuto ha un impatto dolce al naso, con note di fichi ed albicocche e frutta in genere dolce e matura ma non secca, con  note agrumate da  buccia di arancia e mandarino freschi e non canditi. Tutti sentori che ritroviamo in bocca con una bella acidità che pulisce e lo rende sicuramente adatto ad un abbinamento con formaggi.

Si, decisamente vini d’autore.

Chiudo con due piccole critiche: la prima riguardante la mancanza di una proposta gastronomica di livello, modello Terre di Toscana tanto per capirsi. La seconda è un invocazione da parte dei miei mobili di casa, che oramai non riescono più a contenere i bicchieri delle varie manifestazioni: quindi, anche se è tardi, la prossima volta, per favore, permettetemi lo scambio bicchiere-caparra.

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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