Eravamo a Terre di Toscana, con tanti vini nati nella terra di Dante e avevamo tutti voglia di tornare alla normalità: tra le cose “normali” c’è anche questo appuntamento, giunto ormai alla sua 14^ edizione, che ritorna dopo un anno di fermo forzato a causa della pandemia.
Ci eravamo lasciati, con gli amici dell’AcquaBuona, con il calice in mano e tante incertezze, proprio alla vigilia del primo importante lockdown, ci siamo ritrovati quest’anno, il 20 e il 21 Marzo, con 120 produttori e un’ organizzazione impeccabile.
Questa ha permesso di seguire il protocollo di sicurezza sanitaria e al tempo stesso di lavorare e degustare: grazie agli accrediti contingentati per gli operatori, ai biglietti venduti su prenotazione e anch’essi limitati, alle postazioni delle aziende più distanziate grazie ad una sala in più messa a disposizione dall’ Una Hotel e con, soprattutto, tanta voglia di ricominciare a vivere, normalmente. Una voglia di vita e di normalità che si percepivano nell’aria.
Inutile dire che le eccellenze toscane c’erano tutte, che le tipologie del vino toscano erano rappresentate tutte, che le aziende presenti andavano come ogni anno dalla più blasonata alla piccolina, semisconosciuta a conduzione familiare ma non per questo meno rappresentativa di un territorio o con vini meno piacevoli o meno importanti.
E, cosa altrettanto attesa, come ogni anno nella seconda giornata ogni azienda ha presentato una vecchia annata di un vino rappresentativo della propria azienda. In alcuni casi delle vere e proprie “chicche storiche” emozionanti.
Non voglio parlare di qualche azienda in particolare ma di ciò che quest’anno mi ha positivamente colpito e cioè di quanto stiano migliorando i Vermentino della costa toscana e di quanti rosati interessanti si stanno cominciando a produrre.
Sui primi devo dire che per anni sono andata cercando una freschezza che raramente trovavo. Invece ho sentito finalmente macchia mediterranea al naso, buona sapidità e acidità in bocca, note minerali, insomma una piacevolezza che mi sa di estate e libertà, senza la pesantezza, l’opulenza di terziari che invece, spesso, trovavo nei Vermentino della costa toscana dovute forse all’abuso, più che all’uso, del legno.
Per i secondi, dopo anni di rosati ottenuti per salasso, vini per questo considerati quasi “uno scarto” della vigna, si hanno dei rosati ottenuti (a volte) addirittura da uve provenienti da vigne dedicate oppure da una prima vendemmia di una certa vigna (magari anche fatta per diradare un po’ la pianta) . Così si hanno dei rosati di tutto rispetto, che possono trovare una loro collocazione non solo come aperitivo estivo o in accompagnamento a piatti leggeri ma in abbinamento anche a piatti più elaborati. Alcuni mostrano infatti una buona struttura e anche una discreta trama tannica, in equilibrio ad una “leggerezza” che li rende assolutamente godibili soprattutto in estate, quando più volentieri si beve il vino ad una temperatura più bassa, ma allo stesso tempo il cibo che stiamo gustando richiede anche nel calice una certa sostanza che un bianco non avrebbe oppure che dovremmo ricercare in bianchi importanti.
E così, mentre Terre di Toscana passava il testimone all’altrettanto atteso Vinitaly, gli amici dell’AcquaBuona già si rimettevano al lavoro. Sì perché l’appuntamento con loro è, sempre all’Una Hotel di Lido di Camaiore, non solo per la 15^ edizione l’anno prossimo, ma il 22 e 23 Maggio di quest’anno con Terre d’Italia, l’altra manifestazione ugualmente di successo, nata qualche anno dopo sulla scia della prima, con oltre settanta grandi produttori provenienti da tutto lo stivale.