Mentre venerdì scorso nella bella sala dell’Hotel Mediterraneo ascoltavo Jean Luc Ribot, responsabile Diam per l’Italia, finire di presentare le caratteristiche tecniche dei loro tappi, ho avuto un flashback e mi sono ritrovato nel 1975, al Teatro del Popolo di Colle val d’Elsa ad ascoltare un allora sconosciutissimo Roberto Benigni.
Roberto, all’inizio del meraviglioso monologo “Cioni Mario di Gaspare, fu Giulia” ( da cui poi venne tratto il film Berlinguer ti voglio bene) per cinque minuti ripete dubbioso due sole parole “Berlínguer o Berlinguér”, dandogli sempre però tonalità diverse. Il mio dubbio di venerdì non era sul modo di pronunciare il nome del compianto segretario comunista, ma su un dilemma, se possibile, ancor meno impegnativo: se dire Diám o Diam.
Certo, direte voi, per un giornalista non è certo molto professionale distrarsi così durante una presentazione importante, ma cerco di spiegare il perché.
Sono diversi anni che conosco questi tappi e li reputo molto validi. La spiegazione tecnica di Ribot diciamo che è stata “piuttosto circostanziata” (e fino a qui niente di male) e così ad un certo punto mi sono permesso di perdermi in strane rimembranze, avendo già pronte alcune domande per il nostro anfitrione.
Purtroppo le domande sono rimaste inespresse, perché dopo la presentazione si è passati subito ad una degustazione interessante ma “modello AIS”, dove non c’è spazio e tempo per il contraddittorio o ancora meglio per tornare a parlare degli argomenti più inerenti al tappo.
Ma veniamo a parlare di quanto ho appreso: i loro tappi nascono da sughero naturale, che viene tritato e trattato con tecnologie modernissime.
La Diám (o Diam) ha brevetti esclusivi e grazie a queste tecnologie riesce a rendere la pasta di sughero da una parte assolutamente sicura (100% garantito) dai problemi derivanti dal classico odore di tappo, dall’altra della giusta densità ed elasticità per garantire una perfetta tenuta e, last but not least, senza problemi relativi ai collanti che si usano per compattare la pasta di sughero stessa.
Il mercato è in crescita ed è in crescita pure la proposta, con tappi che arrivano anche a garantire 30 anni di tranquillità al vino e quindi al produttore, che alla fine non va a spendere molto di più rispetto ad un tappo tradizionale (in qualche caso credo si arrivi anche a risparmiare).
Molti dei quesiti che non ho potuto fare me li ha chiariti il materiale informativo, ma il domandone finale è rimasto in pancia e mi sembra giusto formularlo adesso.
Diverse facoltà di enologia, tra cui quella di Montpellier, stanno facendo da anni studi sul sughero e hanno constatato che il classico odore di tappo è solo una delle decine di problematiche che i sugheri naturali possono portare con sé. I Diam salvano anche da queste, o no?