Stati Generali del Pinot Nero: un ottimo inizio3 min read

L’idea è molto interessante, gli intervenuti tutti di alto livello…e il principale protagonista, Sir Pinot Nero, di indiscusso valore.

Ed è così che il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese ha organizzato da venerdì 18 a domenica 20 novembre, il numero zero di un convegno dedicato quasi esclusivamente al più affascinante, capriccioso, unico, inimitabile, difficile, esigente, sensibile…e chi più ne ha più ne metta…vitigno di cui il patrimonio mondiale vitivinicolo dispone; parliamo dunque degli “Stati Generali del Pinot Nero” appunto. Il numero zero di quello che vorrebbe diventare un appuntamento annuale o biennale sullo stato dell’arte del Pinot Nero in Italia, un incontro per il club di appassionati a questo vitigno, per chi lo vinifica e per chi lo stappa.

L’evento si è svolto all’interno del “Centro di Ricerca, Formazione e Servizi della Vite e del Vino Riccagioia”, a Torrazza Coste,  nel bel mezzo del territorio  dell’Oltrepò Pavese.

I tre giorni sono stati densi di eventi tutti legati al Pinot Nero; il giorno più interessante probabilmente il sabato: per tutta la mattinata si sono succeduti produttori che hanno raccontato le  gioie e  dolori che un vitigno tanto difficile comporta. Lo scambio delle loro esperienze ha sicuramente contribuito ad aumentare la conoscenza di questo scherzo della natura (pare sia un incrocio tra gewurztraminer e pinot meunier), sia per chi lo coltiva che per chi lo assaggia.

Molto interessante a questo proposito l’intervento di Mario Pojer (cantina Pojer e Sandri a Faedo TN) che ha esposto soluzioni tecniche per ovviare ad alcuni problemi relativi al vitigno, come ad esempio l’uso dei vinaccioli per fissare tannino e colore. O anche l’intervento di Flavio Basilicata (Cantina Le Due Terre – Prepotto UD) che ha focalizzato la sua relazione sulla difficoltà del vitigno in vigna, le cure e le attenzioni per arrivare ad una maturazione in sanità, scoprendo che il Pinot Nero nei suoi vigneti richiede un tempo di manodopera cinque volte maggiore del Merlot.

Anche le due degustazioni del pomeriggio sono state interessanti perchè hanno fatto parlare i vini e i loro produttori, dando spunto a moltissime riflessioni intorno al Pinot Nero delle più disparate zone italiane.

Una delle due degustazioni si è concentrata sulla versione spumantizzata ed in particolare sul Cruasè (marchio collettivo creato in Oltrepo’ per gli spumanti di Pinot Nero.. n.d.r.)  ed ha messo in mostra le varie anime di questo spumante rosè da uve Pinot Nero attraverso il metodo classico, che vanta la specificità di non dare la possibilità di aggiungere vino rosso alla base.

Non è un caso che il luogo scelto per l’evento sia l’Oltrepò,  qui c’è  la più alta superficie piantata a Pinot Nero (3 mila ettari) in Italia, l’obiettivo è ambizioso: ”trasformare la terza Denominazione viticola italiana per numero di ettari in un punto di riferimento nazionale, facendo leva sul Pinot Nero” sono le parole di Carlo Alberto Panont , direttore del Centro di Ricerca. Il percorso è cominciato nel 2003 e da allora il Pinot Nero ha aumentato la sua superficie di circa 200 ha all’anno, nel 2007 è arrivata la DOCG per il Metodo Classico e poi la registrazione del marchio Cruasè.

A conclusione i miei complimenti sentiti vanno a Massimo Zanichelli (Guida Vini Espresso) che ha inventato, diretto, organizzato e guidato l’intero evento. Il taglio scelto è stato quanto mai azzeccato: per una volta non abbiamo assistito alla solita sfilata di accademici, cattedratici, funzionari o politici, con tanto di tabelle, formule chimiche e impostazioni teoriche. Per una volta c’è stato confronto vero tra alcuni dei più importanti produttori italiani di Pinot Nero; per una volta si è potuto toccare con mano la situazione attuale sul Pinot Nero in Italia e apprezzare gli sforzi di quanti ambiscono a stare in questo ristrettissimo club mondiale di produttori.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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