Inutile parlare degli stili di vino, delle sottozone, se il nuovo clima non consente di gestire il frutto, l’uva, come abbiamo sempre fatto.
È questo l’incipit da cui il 7 ottobre negli storici spazi della Chiesa dei Santi Martino e Giusto a Lucardo Alto (Montespertoli) è partita l’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli nell’ambito del loro evento, Stappa, in cui all’assaggio di una selezione dei Sangiovese della zona, si sono affiancati gli interventi di Marco Moriondo, agro meteorologo e senior resercher nell’ambito di climate change presso IBE-CNR e di Giacomo Buscioni, responsabile tecnico scientifico del settore bevande di FoodMicroTeam (FMT).
L’analisi di Moriondo e Buscioni si è concentrata sui dati raccolti in campo comparativi rispetto alle precedenti vendemmie: precipitazioni, siccità, maturazione delle uve, resa.
Un quadro volto a sviluppare nuove prospettive che spaventano meno i piccoli produttori dei grandi, grazie alla loro naturale resilienza.
Lungo i due interventi è emersa una parola chiave, viticultura, quella dei viticoltori e quella dei giornalisti, uno scontro tra quello che si può realizzare in campo e quelle che sono le mode e la comunicazione del vino. Ad esempio, hanno ribadito i relatori, se alle condizioni attuali si proseguisse con il trend anni ’90 della sfogliatura e del diradamento, non ci sarebbero più grappoli in campo.
Tra gli interrogativi immancabile quello sulle varietà: quali si mostrano più resistenti allo stress climatico in una determinata zona? Anche per quelle resistenti per antonomasia, i PIWI, non vi è certezza sulla durata di della capacità di ‘slalom’ meteorologico e patologico.
E ancora, quale tipo di allevamento scegliere? Anche qui le valutazioni sono molteplici, in base agli ‘anticorpi’ contro gli stress che possono offrire alle piante.
Da parte loro i Viticoltori di Montespertoli hanno parlato di sfida in merito al tarare tecniche e attenzioni verso i filari dei propri vigneti.
Il mondo del vino sta entrando si una nuova fase, tutti gli attori della filiera lo stanno dicendo in molte lingue e linguaggi, ed esattamente come le PMI (Piccole medie Imprese n.d.r.) sono state la colonna resistente dell’economia italiana, la personale convinzione è che anche le ‘PMI’ del vino saranno i veri Highlander, quelle che rinasceranno più rapidamente con soluzioni originali e variegate.
E dopo aver sguainato la spada vs le sfide climatiche, una cena di fine vendemmia, con lunghe tavolate, bottiglie in tavola e chiacchiere tra produttori e stampa, per un ritorno alle origini dello spirito conviviale e celebrativo delle campagne toscane, quello che più che degli stili di vino e co. continua ad attrarre davvero i forestieri nella nostra florida penisola.