Stampa estera. Wine Spectator vol. 46: Chardonnay californiani e Brunello5 min read

Al centro di questo numero é l’Annual Report sugli Chardonnay californiani. Ad esso seguono altri cinque articoli: Brunello 2016, rosé a gogo, il ritorno del gin-tonic, i vini del Capo, e per la sezione gastronomica, menu di mare a Long Island.

Cominciamo dunque con l’Annual Report stilato da Kim Marcus. “Power and Finesse” é il titolo, a sottolineare il profondo cambiamento che ha caratterizzato gli Chardonnay californiani negli ultimi anni: dai giorni in cui a occupare le posizioni di vertice della graduatoria dei migliori erano dei bianchi opulenti, burrosi, e terribilmente “oaky”, a quelli odierni, nei quali primeggiano invece  vini più gentili,  sottili e vibranti, una vera rivoluzione. Alcune delle vigne più affascinanti per lo chardonnay sono quelle sulla costa nord di Sonoma, che si elevano fino a 2000 piedi di altitudine con pendenze vertiginose, dove,  in alcuni grandi siti come Sangiacomo e Durell ,  si vendemmiano le  uve di notte per assicurare la loro freschezza alla raccolta. La calda annata 2019, più che la precedente, ha prodotto vini con uno splendido frutto, e una elegante speziatura, ottenendo   (soprattutto a Sonoma e Carneros) le valutazioni più alte dal 2013 (ottima annata peraltro con vini molto adatti all’invecchiamento) ad oggi: 95/100 a Carneros e addirittura 96 a Sonoma, leggermente al di sotto Napa (92) e Santa Barbara (91), di solito Cenerentola del Gruppo per i vini di questo vitigno. Più densi e strutturati gli chardonnay del 2018, millesimo leggermente più fresco e più acido, più profondi e aromatici quelli del 2019. La qualità generale é molto alta: circa la metà dei 400 vini degustati ha raggiunto o superato quota 90 punti e 16 di essi si colloca al livello   “classic”(95-96). Decisiva é la vicinanza della costa, con la benefica nebbia notturna che si forma sulle calde acque dell’Oceano per poi ritirarsi durante il giorno: la maggior parte dei vini top-score si trova entro il raggio di 15 miglia dalla costa.

Le raccomandazioni di Marcus sono raggruppate in tre categorie: i Top Wines, quelli con il punteggio assoluto più alto; gli Smart Buys, gli acquisti intelligenti per il loro rapporto qualità/prezzo , e I Solid Values, valori solidi, che premia la loro affidabilità. Tra i primi, sono sei i vini a quota 96, la metà dei quali di Aubert, distribuiti tra la Alexander Valley, Carneros e Sonoma Coast, che ne piazza altri due un punto al di sotto, a quota 95; gli altri tre sono di Kistler (due) e di Arista . Russian Valley e Sonoma Coast sovrastano tutte le altre AVAs. Tra gli Smart sono al livello più alto (93/100 e intorno ai 50 $ o anche meno) vini di Benovia (Russian valley), Sojourn e Walt (Sonoma Coast) e Ramey (Fort Ross Seaview, il territorio nord-orientale costiero). Tra i Solid Wines, sono molti i vini tra 87 e 89 punti offerti a 12-20 euro.

Sei pagine fittissime di cantine, indirizzi e cuvées (con indicazione dello score ottenuto e del prezzo di vendita) sono dedicate alla “Alphabetical Guide” allo Chardonnay californiano, con tutte le Wineries degne di nota.

Arriviamo adesso ai “Dolci sedici” del Brunello, articolo firmato da Bruce Sanderson.

”Grande annata”, “Una sorta di anno da manuale” é il responso unanime dei produttori top e di Wine Spectator. Per alcuni simile, sia pure in meglio per equilibrio e armonia, alla pur grandissima annata 2010 e alle eccellenti annate 2015 e 2013, tutte parte di una stringa di annate straordinarie, nella quale solo l’umido e piovoso 2014 resta sotto i 90 punti, anche a causa di un deficit di sole che ha impedito una maturazione ottimale. Le preoccupazioni di giugno, a causa delle piogge insistenti, sono state dissipate da un’estate perfetta  e anche oltre , fino alla fine della vendemmia : un clima caldo ma mai davvero torrido, raffrescato da una buona ventilazione e con notti fresche. In gioventù i vini esibiscono un frutto purissimo, dall’aroma complesso arricchito da note floreali, minerali e tabacco. Al palato mostrano densità, tannini vellutati, finezza, eleganza, complessità, notevole equilibrio. E un ventaglio di Brunello diversi a seconda delle altitudini, con differenti strutture, densità e articolazione di dettaglio. 99 su 100 é la valutazione monstre di WS, che supera il già impressionante punteggio di 98 dell’annata 2010 e 97 della possente annata 2015.

Veniamo ora ai preferiti da Sanderson. Tra i Brunello del 2016, c’é un gruppetto di  testa a quota 98/100: si tratta di quelli di Le Chiuse, del Casanovina Montosoli de Le Ragnaie, del Lucère di San Filippo e del Piero di Talenti. Dietro di loro é un folto gruppone di vini (tra cui anche il Petroso di Talenti e il Brunello di San Filippo) a 97/100, mica briciole. Prezzi  variabili, di non lieve entità, ma generalmente di rado oltre i 150 dollari. Tra le riserve del 2015, guida l’elenco dei migliori un terzetto eccellente costituito dale riserve di Castello Romitorio, Pian di Corte Talenti e Uccelliera. Al di sotto di esso inseguono due gruppi, ciascuno di sette vini, rispettivamente a 97 e 96/100. Niente male.

Quanto al resto é presto detto. I Rosé (colore emergente):  vini d’estate ma dalla domanda crescente (direste che il paese maggior importatore é quello anche maggior produttore, la Francia?), con in testa il costoso Garrus di Caves d’Esclans (93/100 per 100 dollari) e naturalmente tanta Provenza e Tavel, ma un po’ di tutte le provenienze. Infatti c’é anche un rosé Toscano (di Massoferrato, 89/100). Poi ci sono gli sparklings, tra i quali il dominio degli Champagne (capeggia il gruppo La Grande Année 2012 di Bollinger, 96/100) é insidiato da California e anche Oregon (94/100 per uno sparkling rosé di Yamhill-Carlton, firmato da Gran Moraine).

Dopo la “rinascita del gin-tonic”, annunciata da Jack Bettridge, c’é l’articolo di Napjus sui vini di Città del Capo: la vendemmia 2019 non ha ripetuto i successi di 2017 e 2018, anche per quanto riguarda la quantità. Solo 89/100 a causa della siccità subita nel periodo della maturazione  e le piogge durante la vendemmia. Al vertice é un rosso del 2018  dello Swartland di Porseleinberg (94/100), seguito da un sestetto di vini , in maggioranza Stellenbosch, a quota 93.

Infine c’é la “Buying Guide” (armatevi di pazienza per scorrere le diverse centinaia di assaggi descrittivi), con due Brunello da 97 punti nelle vetrine dei migliori.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE