Stampa estera. Wine Spectator, vol. 45: vino da cani?5 min read

Non fatevi ingannare dalla immagine di copertina e dall’articolo che apre questo fascicolo: non state leggendo per errore una rivista per appassionati di razze canine, ma si tratta proprio di Wine Spectator che ha deciso di celebrare i cani delle wineries californiane. Di cani parla l’editoriale di Marvin Shanken -intitolato naturalmente “Il miglior amico dell’uomo”-, Puggsy Bogues nella sua colonna, ma il clou dell’omaggio alla specie canina é l’ampio servizio (ben 25 pagine) di Tim Fish dedicato ai cani delle proprietà vinicole della California, con annesso elenco e indirizzario delle Pet-friendly wineries nelle quali portare con sé il proprio cane. Non si dimentichi, infine, qualora non basti,  la folta galleria fotografica degli amici a quattro zampe dei collaboratori del giornale. Avreste mai immaginato di vedere qualcosa di simile su una rivista del vino italiana o francese? Probabilmente no, ma nel mondo anglosassone non c’é da sorprendersene e non si tratta infatti del primo e unico caso (alcuni anni fa Decanter aveva addirittura una rubrica dedicate ai cani). Vediamo ora gli altri titoli: 2018 annata classica a Bordeaux, rossi dell’Oregon da gustare e da conservare.Partiamo dall’annata 2018 di Bordeaux vista da James Molesworth. Un’annata molto positiva per quanto riguarda la qualità (anche se non altrettanto per la quantità) : 53 vini, ossia praticamente il 10% dei 550 vini assaggiati ha raggiunto la ragguardevole valutazione di 95/100 o più, e altri 240  sono risultati “outstanding” (90-94 punti). I rossi , grazie all’apporto di  un magnifico cabernet sauvignon , sono puri, maturi, con un frutto molto espressivo , tannini potenti ma non rudi; i bianchi secchi sono opulenti e con una tessitura molto ricca. Solo i bianchi moelleux sono troppo diretti e non hanno la complessità delle grandi annate. 96/100 la valutazione globale dell’annata nella Left Bank, 94 nella Riva Destra, nella quale il merlot ha maggiormente sofferto. La performance dei cabernet della Riva Sinistra é praticamente sui livelli della grande annata 2016 (97/100) , superiori  a quelli del 2017 (91/100) ed anche del 2015, nei quali però il confronto con la riva destra é stato più favorevole a quest’ultima (rispettivamente 94 e 97/100). Eppure, prima della vendemmia, tutto faceva pensare a un risultato assai più sofferto: una primavera fredda e in piena emergenza peronospora (Thomas Duroux riferisce che non ricorda una simile “mildew-plaguing spring” ) , alla quale é seguita un’estate torrida ed estrememente secca. In simili condizioni era ben fondato il timore  di vini poco eleganti e spigolosi e invece le cose hanno avuto fortunatamente un esito diverso.

Per quanto riguarda I vini dolci del sauternais, invece, i risultati sono stati abbastanza mediocri: la valutazione della vendemmia del 2018 é di soli 89/100, leggermente più bassa di quella delle due annate precedenti , ma ben al disotto di quella dell’ultima annata realmente positive (la 2015, 94/100). Per quanto riguarda I risultati della degustazione dei vari cru non ci sono sorprese di rilievo, almeno nella Left Bank : 99/100 Latour, 98/100 Haut-Brion, Margaux, Mouton-Rotschild, Palmer e Pichon Longueville, 97/100 Pichon Baron e i tre Léoville. Le gerarchie sono in parte disattese nella Right Bank, nella quale Saint-Émilion supera largamente Pomerol: 98/100 Pavie, 97 Cheval Blanc e a quota 96 ben sei Saint-Émilion, da Figeac a Pavie-Macquin, e Pétrus, primo dei Pomerol é in nona posizione nella classifica generale  di Molesworth (per trovarne un altro bisogna arrivare a Trotanoy, sedicesimo).

Per quanto riguarda i bianchi secchi, con 98/100 é ancora una volta Haut-Brion al vertice, seguito a quota 97 da La Mission Haut-Brion. Colpisce, a parte il solito Pavillon di Margaux (97/100 anche lui), la nutrita presenza, nella classifica dei migliori, di sempre più numerosi bianchi secchi del sauternais , come Y di Yquem, Asphodèle di Climens, Opale di Coutet ,  G di Guiraud e quelli di Suduiraut , Doisy-Daëne o il Lune d’Argent del Domaine de Chevalier. Accanto a loro anche qualche imprevedibile bianco di Saint-Emilion (un tempo terra di bianchi) come quello di Valandraud, segno che qualcosa si sta muovendo anche nel tradizionalissimo e ingessatissimo mondo bordolese. Bianchi dolci: naturalmente Yquem (ma con solo 96/100) , poi l’abisso: solo tre punti al di sotto l’Extravagant di Dosy-Daëne e quattro Suduiraut e la cuvée classica di Doisy-Daëne.

Infine gli Smart Buys, nei quali non c’é davvero molto di nuovo , almeno nella rappresentazione di Wine Spectator: Clos du Marquis e Langoa-Barton  (94/100), e poi Kirwan, ed altri classici ben noti.

Eccoci finalmente ai rossi dell’Oregon e all’ottima annata 2018 : 93/100 la valutazione di Wine Spectator, non ai vertici delle ultime cinque  (la  2016 arrivò a 97 e la 2014 a 96/100) , ma su buoni livelli  . Vini “built for the cellar”, fatti per essere invecchiati, intensi, di colore scuro, ricchi e concentrati e con una robusta struttura acido-tannica. Dopo un inverno mite e asciutto, ha fatto seguito una primavera più fresca e precoce, qualche pioggia occasionale (anche qualche temporale), poi da maggio ad agosto nulla più , temperature alte (anche se senza raggiungere I valori di 2016 e 2017), poi- finalmente-un po’ di pioggia, ancora due settimane calde con forti escursioni giorno-notte, una piacevole estate Indiana propseguita fino a ottobre.

La 2019 ha seguito un pattern simile, fino al momento di avvicinarsi alla vendemmia, con piogge abbondanti (il 300% delle precipitazioni normali) e temporali da settembre a ottobre. I vini si annunciano più floreali, caratterizzati da una fresca acidità e con livelli inferiori di alcol. I migliori secondo Tim Fish, che ha firmato l’articolo? Due cuvée di Beaux Frères dell’annata 2018 (Ribbon Ridge Beaux Frères Vineyard, 95/100 e Ribbon Ridge The Upper Terrace, 94) e due di Zema Crown Vineyard del 2017(Eola-Amity Pinot noir Conifer e Slope, rispettivamente 95 e 94). I prezzi? Inferiori ai californiani: tra I 75 e I 95 dollari.

Resta un articolo di Julie Harans dedicato alla sommellerie al femminile, con interviste a diverse sommeliers e wine director americane, interrogate sui loro inzi, sulle difficoltà incontrate durante la loro carriera, se abbiano o no avuto delle “mentors” donne e quali consigli darebbero a delle giovani donne che volessere seguire la loro strada. Infine la “Buying Guide”, con le  torrentizie degustazioni dei vini di tutti I paesi del mondo.  Nelle vetrine dei vini prestige, due Barolo del 2016 e un Chianti classico gran selezione della stessa annata. Tra i vini Top Value, un pugliese di Tormaresca.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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