Stampa estera a portata di clic: Decanter, vol 43, n. 33 min read

 In copertina il titolo grande é per i vini di Margaret River (Australia), ma c’é spazio anche per i vini “affidabili” della Borgogna, i rossi della Côte de Beaune, gli Châteaux bordolesi che più hanno migliorato la qualità dei loro vini, l’incontro con Christophe Roumier, mago modesto della Côte de Nuits. E ancora, più in piccolo: le migliori cantine da visitare nella Champagne, 30 grandi vini organic e biodinamici.

Sono i Top 50 vini della Margaret River ad aprire questo numero. A presentarli é Peter Forrestal. Bianchi da Chardonnay  e da Sauvignon blanc-Semillon e rossi da Cabernet Sauvignon  (soprattutto), Shiraz  e Tempranillo. Poi é Stephen Brook a presentare i 10 Châteaux  bordolesi che maggiormente hanno migliorato i loro vini. Accanto ai crus classés (Calon-Ségur, Les Carmes Haut- Brion, Smith-Haut Lafitte, Figeac, Trottevieille…)ci sono anche proprietà meno conosciute come Saransot-Dupré a Listrac o Sansonnet  a Saint-Émilion. C’é anche un Cadillac-Côtes de Bordeaux, Château Biac.

Nell’articolo che segue, di William Kelley, andiamo in Oregon, alla ricerca della Burgundy Connection. Tra i pick di Kelley, al vertice é un Pinot noir di Yamhill-Carlton , di Résonance Vineyards del 2014, con 94 punti.

Christophe Roumier, vigneron di culto della Cote de Nuits, é il destinatario dell’intervista di Stephen Brook, che  viene subito dopo: il suo goiello é un Les Amoureuses (Chambolle-Musigny Premier Cru) del 2016.

Jane Anson, autrice di un bel libro recente sui vini bio, sceglie i migliori 30 vini “organic” e biodinamici . Tra i prescelti (punteggio più alto per uno Champagne  dell’Aube, un Blanc de Noirs della Maison Fleury), ci sono anche dei vini italiani:La Biancara di Angiolino Maule  (7°), La Mesma, Gavi (11°), un rosé delle Terre Nere (15°) e uno del Roero di Correggia (16°), l’SP 68 della Occhipinti (19°), seguito da altri vini siciliani (Nerobufalefj di Gulfi), Vinupetra di Foti. Unico toscano il Chianti classico Berardenga (24°).

Il Porto, si sa , é vino inglese quanto portoghese. Il servizio di Richard Mayson , grande esperto di  vini rinforzati (eccellenti i suoi libri dedicati al Madera e al Porto), ci introduce al Porto del 2015. A eccellere, il The Stones Terrace di Graham’s, con ben 98/100.Nell’articolo che segue Peter Richards parla della grande Asta degli Hospices di Beaune.

Poi: le regioni del vino del World Heritage (l’Italia é presente con le Langhe piemontesi e Pantelleria) e una guida (sponsorizzata) al Brunello di Montalcino. Siamo intanto arrivati alla Decanter Buying Guide.

Dopo le pagine di Spurrier dedicate al mondo del fine wine, e quelle dei weekday wines di Christelle Guibert (tra questi una Vernaccia di San Gimignano e un Chianti classico), tocca alle grandi degustazioni seriali: rossi della Côte de Beaune e Chardonnay australiani da climi freschi.Sorprende, tra i primi, che i tre outstanding  provengano da  AOC relativamente minori (Santenay, Maranges, Savigny-lès-Beaune); per quanto riguarda i secondi, in evidenza i bianchi di Victoria, Tasmania e Yarra. Nancy Gilchrist  sceglie i suoi vini sudafricani da vigne vecchie preferiti, poi  tocca ai ristoranti (Pique-Nique a Londra e Les Cols, a Olot, in Spagna), all’itinerario di viaggio nella Champagne  e alla Guida a Tokyo di Akihiko Yamamoto .

Non restano che il consueto editoriale di Stimpfig ( 1000 note di degustazione in un mese), le notizie , le lettere dei lettori, gli editorialisti (Jefford: l’ “amabile non amorevolezza” nel cuore dei grandi vini; Anson:  Latour ha inaugurato un nuovo modo di vendere il vino; Johnson:  pensare che un vino é speciale), le Notes & Queries, il Market Watch e il vino-leggenda (Cuvée Sir Winston Churchill Pol Roger 2000).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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