Stampa estera a portata di clic: Terre de Vins, numero speciale Champagne5 min read

Questo Hors-série è interamente dedicato agli Champagne: degustazioni di cuvées di tutte le fasce di prezzo, celebrazioni centenarie  e moderne, “escapades” nei luoghi di produzione, da Reims ad Aÿ.  Se il tema è monografico, la struttura del fascicolo è del tutto simile a quella dei numeri ordinari. Dopo l’editoriale di Rodolphe Wartel, dal titolo “Baromètre”, a indicare la capacità dello champagne di segnalare i periodi di espansione e quelli  di difficoltà, e l’attualità (l’apertura del Museo dello Champagne allo Château Perrier di Épernay),  è il momento delle celebrazioni delle marche pluricentenarie (i 160 anni di Ayala, i 200 dello Champagne Irroy, i 260 di Lanson  e di Delamotte, per finire con i 290 di Chanoine Frères).

Più avanti un’altra celebrazione non convenzionale: quella dei 100 anni  dalla proibizione negli Stati Uniti, da parte della Piper-Hedsieck, che lancia per l’occasione una bottiglia in edizione limitata con un’habillage particolare. L’intervista  di “Sur le Divin” è con Carol Duval-Leroy: nativa di Bruxelles, poi moglie di Jean-Charles Duval, da 30 anni al timone dell’azienda con i suoi tre figli alla morte del marito, 50 milioni di euro di volume di affari e due milioni di bottiglie vendute all’anno.

Un’altra intervista – a Bruno Paillard, nonostante tutto ancora ottimista pur nella durezza della crisi attuale-, un ritratto di Vincent Chaperon , nuovo chef de cave della Dom Perignon dopo il carismatico Richard Geoffroy, quindi la Saga  familiare, questa volta dedicata ai Legras (Champagne Legras & Haas).

La nascita di questa Maison di origini relativamente recenti, rispetto a quelle storiche (solo trent’anni fa),  è abbastanza singolare. François Legras era chef de cave della Maison de Champagne dello zio, a Chouilly, dove la sua famiglia possedeva vigne da 400 anni. Alla fine degli anni ’60 conobbe Brigitte Haas, il cui padre, tedesco, era  rappresentante di una Maison de Champagne nella Sarre, e la sposò avendo da lei tre figli. Brigitte si era recata nella regione  per rispondere ad un annuncio occupazionale per  un posto di guida nel ricevimento dei  turisti da parte di una piccola maison de champagne. Appassionatasi al mondo delle bollicine, la giovane donna seguì umilmente tutta la trafila per formarsi nel settore, frequentando il Lycée viticole di Avize. Nel 1974 lasciò il suo lavoro di guida e acquistò la sua prima vigna, creando alcuni anni dopo una propria maison de négoce, approfittando anche della sua conoscenza del tedesco. Nel 1991 François, che, convinto dalla determinazione della moglie, aveva a sua volta lasciato  il suo lavoro di chef de cave a Chouilly per creare la sua marca ed esprimere la sua visione dello Champagne, diede vita con Brigitte alla Legras & Haas.  Oggi questa maison possiede 37 ettari di vigna, di cui 18 a Chouilly, 12.5 nel Vitryat e 6.5 nei Riceys ed esporta la maggior parte della sua produzione principalmente in Germania, Italia, Russia e Svezia. Tra le sue cuvées in produzione, quella preferita da Terre de Vins è l’Intuition base 2017, quintessenza dello stile della Maison (62% chardonnay, 22% pinot meunier, 16% pinot noir).

Due articoli brevi, il primo dedicato al talento di Sebastien Mouzon, vigneron a Verzy, nella Montagne de Reims, che ha fatto della biodiversità la sua bandiera,  e il secondo al Domaine Henri Giraud, che impiega solo tonneaux costruiti con legni della foresta dell’Argonne, nel terroir della Marna, poi  la grande degustazione di questo numero, articolata in tre sezioni:  i Brut,  gli Extra-Brut e infine (pochissimi) Brut Nature. Il modello è quello solito: una  breve descrizione della cuvée, prezzo, un suggerimento gastronomico per l’abbinamento, ma  ritornano le valutazioni numeriche, in ventesimi.

E naturalmente i coup-de-coeur. Tra quest’ultimi, il punteggio più alto per gli champagne brut  (18.5/20) è stato quello ottenuto dal Brut Grand Cru 75-25 di Paul Couronne. Una bottiglia costa 37 euro.  Per quanto riguarda gli Extra-Brut (la selezione, però, è assai meno ampia), la migliore valutazione (17/20) è stata quella del Blanc de Noirs  di H. Blin, in vendita a 25 euro la bottiglia. Infine, miglior Brut Nature è risultato il Fleur d’Europe di Fleury, 17.8/20 e 34 euro di prezzo.

Le degustazioni minori: la prima ha riguardato gli champagne di vignerons, certificati in coltura biologica (AB), a cura di Geoffrey Orban. Il modello è sempre lo stesso (le descrizioni sono appena un po’ più lunghe), ma mancano le valutazioni numeriche. Il più conveniente, con i suoi 25 euro, è Le Truchat di Didier Doué. La seconda degustazione è stata quella dei millesimati del 2012 (stesso modello di descrizione). Il prezzo più basso è quello del Millésime 2012 di Moutardier (26 euro), il più alto quello della Grande Dame di Veuve Clicquot (190 euro). Conclude la serie la degustazione degli champagne solera o di riserva perpetua: solo 23.30 euro per il Solera Reserve di R. Dumont et Fils. Infine Yves Tesson riferisce dalla  verticale  del Brut Millésimé di Castelnau (19/20 per 1995, 1996,1998 e 2006, le prime tre annate in magnum).

Sono due le escursioni di questo numero, ovviamente entrambe collegate gli champagne. La prima è ad Aÿ, tra le capitali del pinot noir della Champagne, con visite a Édouard Brun, Philipponnat, Deutz, Collet-Cogevi , Bollinger e Brimoncourt. Una guida pratica, con le indicazioni di dove mangiare  e dormire completa l’itinerario. La seconda  escapade , annunciata dal titolo “Champagne Express” , copre all’incirca un’ora di viaggio in TGV  dalle prime vigne dell’Aisne risalendo la Valle della Marna. Sei le visite suggerite, tra le quali a Pannier (Château Thierry), Ruinart (Reims) e Joseph Perrier (Chalons-en-Champagne). Si conclude con le pagine dedicate alla gastronomia:  a tavola per assaggiare i piatti (ovviamente accompagnati da champagne) di EnYaa, ristorante parigino ponte tra le culture gastronomiche di Francia e Giappone.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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