Stampa estera a portata di clic: Terre de Vins, Hors-série4 min read

Questo numero autunnale Hors-Série è interamente dedicato ai Crus Bourgeois del nuovo classement 2020. Sono 249, che vanno ad aggiungersi ai 61 grands crus classés di Bordeaux che tutto il mondo conosce. Questo nuovo classement, dopo le sfortunate esperienze precedenti, annegate in perenni contestazioni, era fortemente atteso, specialmente dagli Châteaux che più hanno investito nelle loro proprietà, talvolta raggiungendo livelli di spesa paragonabili a quelli dei grands crus storici, e che naturalmente si attendono un ritorno in termini di prestigio e di ricavi. Sì, perché, nonostante quello che potrebbe credersi, il prezzo medio dei crus bourgeois è ancora tutt’altro che elevato: ad esempio, lo Château La Ribaud, coup de coeur della degustazione di TdV, costa € 7,20, e appena trenta centesimi in più  lo Château Laborde, altro coup de coeur, mentre molti altri possono essere acquistati a  10-12 euro la bottiglia.

Questo numero speciale di 114 pagine, ad essi dedicato, si articola in tre Atti: il primo ha come titolo generale “Gli uomini e le donne: l’eccellenza”, ed è focalizzato sui personaggi, il II è interamente dedicato alla grande degustazione dei crus bourgeois 2020; il terzo, infine, descrive “l’art de vivre” dei crus bourgeois, e comprende le “escapades”, le visite e l’accoglienza presso gli Châteaux.

Non ritornerò sulla storia dei crus bourgeois, avendone già parlato a proposito dell’articolo della Anson su Decanter di ottobre : la nascita delle prime proprietà borghesi, cioè non appartenenti alla nobiltà e al clero, è antica, ma ha acquisito consistenza solo dopo la Rivoluzione del 1789. Escluse dal classement napoleonico, la creazione del marchio Crus Bourgeois è stata per esse una parziale compensazione, ma che non ha avuto facile. Il sistema attuale ha mantenuto la vecchia distinzione tra crus bourgeois semplici, superiori ed eccezionali (questi ultimi solo 14), anche se sono cambiate le procedure per la loro designazione.

La degustazione  di Terre de Vins ha confermato un livello generale  buono e l’emergenza di alcune realtà di qualità molto elevata. Partiamo da quest’ultima, che ha riguardato l’annata 2018.  La degustazione è articolata in tre sezioni distinte, uno per ciascuno dei livelli di qualificazione. Gli assaggi delle cuvées de diversi châteaux, ripartiti per appellation e in ordine alfabetico, sono presentati in qualche riga insieme con il prezzo  e l’indicazione di un abbinamento gastronomico. Niente voti: solo, per quelli che maggiormente sono stati apprezzati dal comitato di degustatori, la segnalazione come coup de coeur.

Tra i semplici cru bourgeois, la categoria più numerosa (179), i coup de coeur sono 18 : 10 con appellation Médoc, 6 Haut-Médoc,  1 Listrac e 1 Moulis.  Tra i crus bourgeois supérieurs (56), i coup de coeur di TdV sono stati 9, 5 dei quali Haut-Médoc e 1 ciascuno Médoc, Moulis e Margaux. Qui la fascia dei prezzi aumenta leggermente (15-20 euro), ma una bottiglia di Château du Retout si può ancora acquistare per 13 euro. Il vero salto è quello dei 14 crus bourgeois exceptionnels, per i quali si va oltre i 20 euro, verso i 30 e anche oltre i 40 euro, come per il superbo Château Le Crock (46 euro). Château Charmail e Château Le Crock – entrambi coup de coeur di TdV-erano stati quelli che avevano ottenuto la valutazione più alta della Anson, che però era basata sul millesimo 2016.  Gli altri coup de coeur della rivista: Château Le Bosq (come Le Crock, un St. Estèphe, che si aggiudica due dei quattro coup de coeur) e Château d’Agassac.

Veniamo ora alle altre due sezioni. Nella prima, dedicata agli uomini e alle donne dei cru bourgeois, dopo un’intervista a due con Antoine Médeville ed Eric Boissenot, due tra i consulenti enologi più accreditati, tra gli altri, di diversi châteaux bourgeois e una storia sintetica di questo classement, fanno seguito alcuni ritratti  di famiglie proprietarie di crus bourgeois, tra le quali i De Luze (Ch. Paveil de Luze), i Cuvelier (Ch. Le Crock), proprietari anche dello Ch. Léoville-Poyferré, i  Nony-Borie (Ch. Labat), proprietari anche dello Ch. Caronne St. Gemme.

Bernard D’Hallouin

Concludono la sezione un servizio sulla trasformazione verde dei cru bourgeois, un’ampia intervista a Bernard D’Hallouin e al Barone Velge, a capo di due crus bourgeois ben conosciuti (Ch. Charmail e Ch. De Come) e un servizio sul crescente interesse dei grandi operatori finanziari per alcuni dei più importanti cru bourgeois, come mostra l’acquisto dello Ch. Cambon La Pelouse da parte del colosso australiano Treasury Wines Estate. La terza ed ultima sezione di questo numero molto ricco di belle immagini è, come si è detto, dedicata all’”art de vivre” nei crus bourgeois. Alcuni di essi sono dei veri castelli, come Agassac, dalla elegante linea turrita, o Fontesteau, più massiccio e  arcigno, ma qui , oltre allo charme  e alla raffinatezza (come nello Ch. Rousseau de Sipian), è di casa anche l’innovazione (come nello Ch. Lamothe-Bergeron). Si tratta di tre distinti articoli rispettivamente dedicati al gusto del patrimonio degli châteaux del Médoc, ai vigneti e agli chais dell’estuario (tra i quali Le Bosq),  e al nord Médoc, con i suoi fari, le sue paludi e la tradizione dell’ospitalità di charme. Per concludere le pagine della gastronomia, sull’incontro tra la cucina di Greg Marchand, a Pigalle, con i crus bourgeois.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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