Stampa estera a portata di clic: Decanter, vol 44, n.12, 20196 min read

La copertina e il titolo più grande di questo numero  sono dedicati ai rossi del Rodano e dei “Rhone rangers” californiani. Poi: blancs de blancs metodo classico, Rossi toscani great-value, e, più in piccolo: Etna,  Elgin, viaggi: Lisbona e Roma. Cominciamo dai rossi  a base di varietà classiche del Rodano. Ad essi sono dedicati i due servizi di apertura : il primo riguarda  i rossi Premium  della California, e presenta una selezione (di ciascuno una brevissima degustazione dell’assaggio, valutazione, prezzo, intervallo temporale per il consumo e gradazione alcolica) di 20 bottiglie, da 97 a 90/100. Si tratta per lo più blend di syrah e grenache, provenienti da un po’ tutte le zone della California (Carneros, Sonoma, Mendocino, Santa Barbara, e naturalmente Paso Roble, inaspettatamente rappresentato solo da una bottiglia).

Al vertice, per Decanter, un Syrah in purezza, che ricorda la Côte-Rotie, della costa settentrionale, di Jolie-Laide del 2016: per lui 97 punti.  A seguire  Matt Walls presenta dieci Domaines del sud del Rodano da scoprire per la qualità e la individualità dei loro vini. Interessante, per gli appassionati, perché tocca diverse denominazioni, soprattutto minori del Rodano meridionale (Ventoux, Cairanne, Ardèche IGP…),  e nomi ancora in gran parte poco conosciuti.

Allegata al servizio é una guida alle ultime annate nella regione, dal 2014 al 2017, tra le quali sono le ultime due (2016 e 2017) a eccellere, con 5 stelle. Bisogna tuttavia aggiungere che la 2016 é stata più omogenea e senza dubbio più facile, mentre la 2017 , pur avendo prodotto rossi potenti e strutturati, mostra una qualità più variabile e rese molto basse, a causa della coulure, che ha afflitto la regione.

Dalla Francia meridionale l’articolo che segue,di Christian Eedes, conduce il lettore in SudAfrica a conoscere i vini di Elgin, una delle nuove regioni del vino in questo paese e tra le più fresche, nella quale  eccellono gli chardonnay. Dopo aver segnalato i dieci produttori di maggior interesse, Eedes riporta una dozzina degli assaggi migliori. Si tratta soprattutto di bianchi, da uve chardonnay, ma anche sauvignon blanc e semillon, ma in mezzo c’é anche qualche rosso.

Il punteggio più alto, però, pur tra una grande maggioranza di vini bianchi , é appunto per un rosso Pinotage di Sploenkop del 2018 (95/100). Dai bianchi sudafricani, con l’articolo successivo, di Nina Caplan, si ritorna in Francia per un report dedicato al fenomeno aligoté: sì, perché quest’uva lungamente trascurata e relegata tra i cépages modestes, sta assistendo ad una vera rinascita, non solo nel territorio della sua unica (per il momento) AOC, Bouzeron, ma un po’ in tutta la Borgogna.

Nel gruppo dei migliori aligoté della Borgogna (naturalmente Pataille, De Villaine, Ponsot col suo Monts Luisants e l’emergente Goisot) c’é anche un intruso australiano, con un  classico vin de garage (e infatti si chiama Garagiste) di Victoria. L’aligoté torna dunque alla ribalta e i produttori ci devono credere davvero, dal momento che l’attuale regolamentazione non li aiuta, e chi pianta aligoté al posto di chardonnay lo fa con uno sforzo economico che, almeno per il momento, non li ripaga certamente.

C’é ancora un po’ di  Nuovo Mondo in questo numero molto global, con l’intervista a David Babich, cinquantenne viticultore neo-zelandese , la cui famiglia é stata tra i pionieri della viticultura nella Nuova Zelanda, ormai giunta al suo 200° anniversario, e il profilo della californiana  Mount Eden, a Santa Cruz: nata nel 1933, quando Martin Ray acquistò le terre da cui sarebbe nata Mount Eden Vineyards, produttrice di alcuni dei migliori Chardonnay ,  Cabernet e Pinot Noir di Santa Cruz.

Prima di giungere alla Buying Guide con i suoi Panel Tasting, c’é ancora spazio per un servizio di Stephen Brook dedicato ai vini dell’Etna, sempre più apprezzati anche all’estero. La caccia ai terreni e alle vecchie vigne continua, in spazi sempre più ristretti, e i prezzi sono  quasi quadruplicati negli ultimi dieci anni : un ettaro di terra costava 40.000 euro appena del 2009, oggi si superano i 150.000. Attratti dal crescente favore incontrato presso i consumatori, sono arrivati anche i grandi investitori. Un bianco da uve carricante di Alta Mora, la nuova proprietà di Cusumano, e il Pietradolce di Archineri sono i favoriti di Brook (93/100), poi ci sono Planeta col suo Eruzione 1614 e Fessina col suo A’Puddara.  Tra i rossi, al vertice il Barbagalli di Pietardolce, il Rovittello di Benanti e il Contrada R di Passopisciaro, con punteggi tra i 94 i 95/100.

”The joy of clay “ é un articolo di Simon Woolf dedicato ai vini da anfora , la nuova moda , alla quale molti produttori non sembrano sottrarsi. Dopo una  breve storia dei principali recipienti di argilla impiegati nella produzione del vino, una disamina dei benefici attesi , segueuna breve rassegna degli assaggi ritenuti più interessanti dall’autore, che pone al vertice un vino georgiano a base di Saperavi (97/100) e il Granato di Elisabetta Foradori (un punto in meno).

L’ultimo articolo che precede la Buying Guide é quello sulle wine cellars, le nuove  soluzioni  per lo stoccaggio e la conservazione dei vini, poi, appunto, tocca ai Panel tastings. Il primo riguarda gli sparklings blanc de blancs.La degustazione, nella quale sono stati presi in esame dell’universomondo, ovviamente gli Champagnes sono risultati più numerosi tra quelli di vertice, ma la loro supremazia non é risultata schiacciante come ci si sarebbe potuto attendere.

E difatti solo due dei quattro valutati come Oustanding (95-97/100) sono stati degli Champagnes: gli altri due sono stati uno sparkling inglese di Wiston Estate, che, con 96/100, ha ottenuto lo score più alto, e un cava, la Reserva Particular millesimata di Recaredo. Nel gruppo dei migliori (oltre i 90 punti), gli spumanti italiani sono stati cinque: insieme con il Perlé bianco di Ferrari 2009 (91/100), quattro Franciacorta : Ricci Curbastro, Castel Faglia, Ferghettina e Lantieri.

Il Panel successivo ha avuto come bersaglio i Rossi di Montalcino del 2016 e del 2017.Buoni risultati e abbastanza sorprendenti quelli della secchissima annata 2017.Un solo  vino oustanding: il Rosso di Podere Brizio 2016, con 95/100. Dietro una ventina di vini di  alta qualità (oltre i 90 punti): Campogiovanni e Poggio Lucina tra i 2016,  Corte dei Venti , Patrizio Cencioni, La Togata e Tricerchi tra quelli del 2017.

Infine c’é la selezione fatta da Susie Barrie tra i vini inglesi a base di Bacchus, incrocio creato in Germania nel 1933 tra il Muller Thurgau e l’incrocio tra Silvaner e Riesling.Molto positivi, secondo Decanter, sono stati i risultati dell’annata 2018, sia nelle versioni ferme che tra gli sparklings.Il Bacchus é una varietà molto popolare il Inghilterra, dove é visto da alcuni come la risposta britannica al Sauvignon Blanc, e che é molto apprezzata per la sua floralità. Gli stili sono diversi: alcune cuvée sono più leggere e agrumate, altre più grasse e tropicali. In questa sezione della rivista sono comprese anche le pagine del Fine Wine World di Steven Spurrier e i wekday wines di Tina Gellie.

A seguire sono i due itinerari gastronomici di Decanter dedicati rispettivamente a Lisbona e a Roma (quest’ultimo molto sintetico e limitato ai ristoranti).Infine le Notes & Queries, il Market watch e la leggenda del vino (il Richebourg 1999 del Domaine Leroy), e naturalmente tutte le altre rubriche riportate nelle pagine di apertura della rivista : oltre alle notizie del mese e alle lettere dei lettori, le opinioni dei columnist. Jefford ritorna sul tema dell’opportunità di rivedere, alla luce dei cambiamenti climatici, la classificazione dei crsu in Borgogna , e Johnson  sui cambiamenti della geografia mondiale del vino nelle edizioni più recenti del suo world Atlas of Wine e l’anticipazione (un po’ nazionalistica?) sui crescenti successi del vino britannico.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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