Stampa estera a portata di clic: Decanter, settembre 20188 min read

Il titolo più grande della copertina di questo numero doppio, a cui é allegato il corposo supplemento dedicato ai World Wine Awards di Decanter, é per i “nuovi volti della Napa Valley” e una selezione di 30 bianchi californani per l’estate. Poi sono la guida di Londra per i wine lovers e le ultime annate dei rossi piemontesi. Titoli minori sono riservati  ai bianchi della Nuova Zelanda e della Rioja e ai rossi della Loira e dell’Austria. Poi, naturalmente, c’é molta altra roba non annunciata in copertina.

Ma cominciamo dai servizi ai quali ho appena accennato. Il primo di essi é quello dedicato ai bianchi della California: Chardonnay innanzitutto, naturalmente, ma anche Sauvignon, Chenin blanc, Riesling , Marsanne, e persino Trousseau gris. Nella selezione presentata da Ronan Sayburn, al vertice sono tre Chardonnay  da 95-96 punti, primo fra tutti, lo Chardonnay di Trout Gulch Vineyard 2015, proveniente da Santa Cruz Mountains.

Elin Mc Coy, nell’articolo che segue immediatamente dopo, incontra i nuovi produttori della Napa Valley. Tra questi,per la verità, ci sono  anche nomi niente affato nuovi, come Bart e Daphne Araujo, che, dopo 25 anni alla Araujo Estate con la sua mitica Eisele Vineyard, venduta a François Pinault (Chateau Latour) nel 2013,  hanno creato Accendo Cellars, nella quale elaborano vini tratti da un blend di uve proprie , provenienti dalle vigne di St. Helena e Oakville, con altre acquistate dalle migliori produzioni. Tra questi un sontuoso Cabernet Sauvignon, in vendita a più di 300 sterline la bottiglia. Altre cantine sono: la Calder-Wine Company, la nuova star Di Costanzo (un grande Cabernet di Coombsville), Ashes &Diamonds, Enfield Wine, ed altre ancora, tra le quali spicca Ulysses : a possederla é Christian Moüeix (Petrus a Pomerol e Trotanoy a Saint-Émilion vi dicono nulla?), già proprietario di Dominus.

Per Mc Coy il suo Cabernet Ulysses 2013 vale 96/100 (oltre a costare circa 130 sterline la bottiglia). Eccoci ai rossi austriaci. L’Austria é conosciuta molto di più come produttrice di grandi vini bianchi, ma , soprattutto nel Burgenland,  la regione confinante con l’Ungheria, ricavano vini molto interessanti da uve della varietà Blaufrankish. A presentarli é Stephen Brook, autore di un recente libro dedicato ai vini austriaci. La migliore bottiglia tra quelle descritte da Brook é il Mariental di Ernest Triebaumer  2015, che spunta 95/100. Varchiamo il confine e ci ritroviamo in Piemonte, dove, ancora Brook riferisce delle ultime vendemmie di Barbaresco (2015), Barolo (2014) e del Roero. Secondo Brook l’annata 2014 é sui valori di 2005 e 2007 , meglio di 2012 e 2011, ma peggio delle grandi annate 2008 e 2015.

L’ultima, la 2016, é a metà strada verso le migliori. Tra i Barolo dell’annata 2014, Brook pone al vertice lo Sperss di Gaja e il Bric del Fiasc di Paolo Scavino, entrambi con 94 punti.  Stesso score é riportato anche dai  migliori Barbaresco 2015, il Rabajà di Cascina Luisin e quello di Gaja. Quanto ai rossi del Roero, Ca’ Rossa, Generaj e Negro guidano la classifica dei migliori 2015.

I rossi della Loira sono il bersaglio del primo dei due Panel tasting del mese. Non tutti: sono infatti esclusi quelli di Saumur-Champgny e i Sancerre. Dunque: Chinon, Bourgueil e St-Nicolas de Bourgueuil, delle ultime vendemmie. Dopo un 2012 e un 2013 alquanto tormentati, due belle annate, 2014 e 2015, poi le gelate hanno colpito le annate più recenti, 2016 e 2017, sebbene le uve sopravvissute abbiano dato un’ottima  qualità.  In definitiva, l’assaggio ha messo in mostra dei bei rossi territoriali da Cabernet Franc, tra i quali quattro sono stati giudicati outstanding (95-97/100).

Al vertice il Gabare 2017, Chinon del Domaine Grosbois. Dietro, però, c’é un folto numero (26) di ottimi vini da oltre 90/100. L’altro Panel tasting é dedicato ai bianchi “alternativi” della Nuova Zelanda. Perché alternativi? Perché a essere conosciuti sono soprattutto i Sauvignon e gli Chardonnay, ma Decanter ha selezionato gli assaggi più interessanti di Pinot Gris, Veltliner, Riesling, Chenin blanc, Viogner, Marsanne e altro ancora. L’ultima annata,la 2017, é stata forse la più sofferta tra le ultime: un autunno caldo e  umido, dopo un’estate difficile,  hanno provocato l’insorgere della botrytis, e la qualità ne ha patito. Dalle annate 2015 e 2016, Decanter ha trovato 7 vini outstanding, ma l’ottavo, viene proprio dal tormentato 2017 : il Lismore Pinot Gris Martinborough di Ata Rangi (95/100).

Molto folto il gruppo dei vini “altamente raccomandati” (90-94 punti), 33, tra i quali anche alcuni dell’annata 2017. Dei bianchi della Rioja parla Jane Evans. Benché oggi il disciplinare preveda la possibilità di utilizzare molte varietà diverse (dallo Chardonnay al Verdejo, al Tempranillo blanco o al Maturana blanca) accanto al Viura (conosciuto anche come  Maccabeu),  per ovviare alla crescente difficoltà di ottenere la migliore espressione di questo vitigno, che necessita di luoghi più freschi e  vendemmie più precoci , i vini selezionati sono tutti a dominanza Viura o Viura al 100%. Freschi e piacevoli, ma un po’ banali quelli non trattati in legno, secondo la Evans, i migliori sono quelli fermentati in fusto o in  botti vecchie,  che , senza essere  coperti dal legno, hanno una tessitura più complessa.  Al vertice della sua gerarchia sono Añadas Frias 2016 di Pujanza (95/100) e il Viña Gravonia 2008 di Lopez de Heredia (un punto in meno): quest’ultimo invecchiato per quattro anni in legno americano e poi altrettanti in bottiglia, di stile nocciolato e un po’ ossidativo, ma di grande freschezza.

L’ultimo servizio annunciato dai titoli di copertina é la Guida di Fiona Beckett ai 10 migliori nuovi indirizzi di Londra dove bere vino. A guidare il gruppo é Hide, il più grande e spettacolare indirizzo del vino della città. Qui, oltre a  cibo di qualità (lo chef é stellato Michelin), i clienti possono scegliere tra 450 tipi di vino e (via iPad) da una lista di 6.500 del wineshop Hedonism. I vini acquistati allo shop possono essere consegnati in 12 minuti. Ci sono altri quattro articoli interessanti che non sono rappresentati tra i titoli di copertina. Il primo riguarda un bianco italiano raramente citato nelle riviste internazionali, il Lugana. Stephen Brook  presenta i migliori produttori della sua lista (Cà dei Frati, Cà Maiol, Citari, Le Morette, Montonale e Nunzio Ghiraldi) in una breve scheda e poi i suoi assaggi migliori.  I punteggi più alti (92/100) sono per il Benedictus 2016 di Le Morette e Orestilla 2013 di Montonale.

Il secondo articolo é dedicato al Cinsault (il nostro Ottavianello), una varietà da rivalutare, secondo Alistair Cooper.I migliori vengono dalle vecchie  vigne non irrigate. La provenienza dei vini descritti da Cooper é la più varia possibile, ma  a distinguersi sono soprattutto i Cinsaut (lì la “l” scompare) del Sud Africa e del Cile. Cinque dei migliori dieci, infatti, sono sudafricani: in testa il Pofadder, un vino dello Swartland della famiglia Sadie del 2016 (94/100) , ma subito dopo é un  vino cileno di Itata Valley, Viejas Tinajas 2016 di De Martino (93/100). Nonostante i suoi 20.000 ettari (contro i 1.850 del Sud Africa e i 750 del Cile), la Francia ha un solo vino tra i primi dieci , un Cinsault dell’Hérault, Oeillade (altro nome francese del vitigno) di Mas des Chimères 2015 (92/100).

Per il profilo di produttore di questo mese é stato scelto lo Champagne Charles Hedsieck.Questa casa fu fondata nel 1785 dal mercante di vini tedesco Florens-Louis Hedsieck, al quale poi si aggiunse il nipote Charles-Henri. La Maison , originariamente conosciuta come Hedsieck & Co. , assunse il nome attuale (Charles Hedsieck ) nel 1851. Fu poi acquistata  dal gruppo Rémy-Cointreau nel 1985, e, più recentemente (nel 2011) dal gruppo EPI della famiglia Descours. Nel 2017 é avvenuto il lancio della collezione Crayères. Il vino top della sua gamma, secondo l’autrice dell’articolo, Christelle Guibert, é il Blanc des Millénaires 2004 (96/100); un punto in meno é assegnato alla stessa cuvée del 1995.

L’ultimo dei quattro articoli non annunciati in copertina é per l’Alsazia, con il curioso titolo “Questione di fede?”In effetti i produttori alsaziani sono quasi tutti cattolici e i négociants protestanti. Margaret Rand seleziona i migliori vini “cattolici” (al vertice il Riesling Grand cru Kaefferkopf 2014 del Domaine Jean-Baptiste Adam, 94/100) e quelli “protestanti” (Riesling Grand cru Schoenenbourg 2014 Bott-Geyl , 96/100, in compagnia del Grossi Laüe Gewurztramniner 2010 di Hugel , del Riesling Grand cru Muenchberg di Ostertag e del Riesling Grand cru Schlossberg 2015 di Trimbach).  Aperto dalla spettacolare  foto su  due pagine a colori di Star Lane Vineyard, a Santa Barbara (California), questo numero comprende ancora l’editoriale di Stimpfig, dedicato ai DWWA winners, i vincitori dei Decanter Awards, le notizie dal mondo, le lettere dei lettori, le pagine dei columnists Jefford (più diversità nei vini cileni), Anson (le uve rare del Valais) e Johnson (non occorre che siano rari perché i vini siano buoni e preziosi).

E poi, nella parte  finale della rivista,  il Fine Wine World di Steven Spurrier , i weekday wines di Tina Gellie (tra questi il Bottega Vinae Nosiola di CAVIT 2017, il Ripasso superiore Campo Ciotoli 2015 di I Campi, e soprattutto il “rosato da provare”, Scassabarile 2017 da uve Marsigliana nera, della cantina calabrese Santa Venere).Il Market Watch visto da Richard Woodward parla del declino dei primeurs, poi la leggenda del vino, lo Château Pichon Comtesse de Lalande Pauillac del 1982).

World Wine Awards 2018. In un supplemento  a colori di 124 pagine allegato alla rivista  sono riportati i vini premiati al DWWA di quest’anno.Dopo aver presentato le regole del premio, la metodologia adottata e il comitato degli esperti, si dà il via ai vini premiati,  riportati in rigoroso ordine alfabetico, dall’Alsazia al Veneto.

L’Italia é presente, oltre che con il Veneto, nelle categorie Italia Settentrionale, Centrale, e Meridionale e  in altre due regionali , Piemonte e Toscana. Tra i 50 Best in shows  ( i vini migliori degustati) ci sono sei vini italiani: Bolgheri Il Seggio 2014 di Poggio al Tesoro (98/100), e La Cruus, Valtellina sup. Inferno 2015 di Mamete Prevostini , Aristos Pinot Grigio Valle Isarco 2016 della Cantina Valle Isarco , Barbaresco Riserva 2013 Roberto Sarotto e Passito di Pantelleria 2015 Ben Ryé di Donnafugata, Amarone della Valpolicella 2015 Cadis , tutti con 97/100.

Meglio di noi la Francia, con 12 vini, e la Spagna con 9. Molti sono i vini italiani tra quelli premiati con il massimo riconoscimento, la medaglia di platino. Ne diciamo, senza citarli tutti, solo il numero: 2 dell’Italia Centrale, 4 Nord Italia, 6 Piemonte,3 Italia meridionale,ben 10 Toscana, 4 Veneto. In tutto 29 , su un totale di 149.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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