Stampa estera a portata d clic: Bourgogne Aujourd’hui, n. 1418 min read

E’ tempo di primi bilanci per la vendemmia 2017. “Vous allez l’adorer” (l’adorerete) annuncia il titolo di copertina di questo numero estivo. Titoli di contorno: il ritorno alla luce dell’aligoté, incontro con, nuovo Presidente bio dei vignerons della Borgogna, i buoni indirizzi  per la tavola di Bourgogne Aujourd’hui.

Cominciamo dal tema principale: l’annata 2017, a cui questo numero è principalmente dedicato. Nel suo editoriale Christophe Tupinier  conferma una buona riuscita nonostante l’annata anticipata e molto calda: quella delle vendemmie che cominciano a fine agosto sta diventando un’abitudine, raggiungendo gradazioni alcoliche di 12,5-13° e anche più, mentre, appena 30-40 anni fa, si raccoglieva a inizio ottobre con appena 9-10 gradi potenziali.

Le piogge, fortunatamente leggere,  che hanno accompagnato i vendemmiatori nei giorni della raccolta, questa volta sono state una benedizione, dopo un agosto davvero canicolare. Le uve bianche hanno potuto raggiungere una maturità ottimale, senza gli eccessi osservati talvolta nell’altrettanto caldo 2015, mentre le uve rosse hanno dato vini charmeurs, molto gourmands, dai sentori di frutta matura, ma fresca, e di pasticceria. Certo, il riscaldamento suscita sempre più preoccupazione, e i vignerons dovranno attrezzarsi a rispondere al cambiamento climatico.

Thiébault Huber, vigneron bio della Côte-de-Beaune e nuovo Presidente del CAVB (Confédération des Appellations et des Vignerons de Bourgogne), si mostra, pur senza sottovalutazioni,  ottimista al riguardo. Nella sua intervista parla della crescita dei vignerons  che scelgono la coltura biologica, mostrando nel contempo molto pragmatismo e grande maturità professionale.

Ma torniamo alla vendemmia 2017. A brillare sono soprattutto i bianchi in genere e soprattutto della Yonne, ma con ottimi risultati in tutta la regione, dalla Côte-de-Beaune al Mâconnais. Dei rossi si è detto: appena un filo al di sotto, per complessità e longevità, ma di grande piacevolezza e di buona qualità nonostante l’incremento (i vignerons ci speravano) delle quantità (+ 14.2% per i rossi, contro il 3.7% dei bianchi).  Partendo da Nord: una grande annata per  gli Chablis ( Le Clos grand cru di Jean-Paul et Benoit Droin la migliore bottiglia della degustazione, con 18/20), ma anche le altre appellations di bianchi della Yonne ( Petitjean, Felix  e Goisot tra i Saint-Bris , L’Impatiente del Domaine de La Croix Montjoie nella nuova appellation Vézelay) e i rari rossi della regione (ottimi   vini di Irancy al Domaine Richoux) soddisferanno gli appassionati.

Tra le appellations settentrionali della Côte-de Nuits, spiccano i Fixin ( del Domaine Berthaut-Gerbet, il rosso de Le Crais migliore bottiglia della degustazione, con 18.5/20), ma ottimi risultati , sia in bianco che in rosso, hanno ottenuto i Marsannay (molto bene il Domaine Bart, Collotte, René Bouvier e Bruno Clair). Riuscite molto frastagliate a Gevrey-Chambertin: accanto a vini eccellenti, ci sono stati infatti anche vini più comuni. Ad essere più penalizzati sono stati soprattutto i grands crus (solo il 53% dei campioni è stato ritenuto dai degustatori ), mentre eccellenti sono apparsi i premiers crus (con il 75% di riuscita).Migliore bottiglia della degustazione è stato lo Charmes-Chambertin del Domaine Gérard Raphet (con 19/20), con  risultati molto brillanti  anche per i vini dei Domaines Henri Magnien, Bruno Clair e René Bouvier.

Grandi vini (con l’85% di riuscite) tra i grands crus di  e Morey-Saint Denis: eccezionali i vini del Domaine Amiot-Servelle (il suo Chambolle-Musigny Les Borniques premier cru è la migliore bottiglia della degustazione, con 18.5/20), molto bene anche i Clos de la Roche del Domaine Arlaud e del Domaine de la Pousse d’Or, mentre quella del 2017 è stata una grande annata anche per il Clos des Lambrays, mentre sono un po’ al di sotto i Clos de Vougeot. Quanto alle due appellations meridionali della Côte-de-Nuits (Vosne-Romanée e Nuits- Saint-Georges), si sono avute riuscite nella media: miglior bottiglia è stata il Les Suchots premier cru di Vosne-Romanée del Domaine de l’Arlot (18.5/20),  una serie eccellente è stata quella delle cuvées del Domaine Mugneret-Gibourg, con un grande Échezeaux e un ottimo Les Chaignots, premier cru rosso di Nuits-Saint-Georges.

Tra i rari bianchi di quest’ultima appellation , una bella riuscita è stata quella de Les Argillats del Domaine Philippe Gavignet (15.5/20). Passiamo alla Côte-de-Beaune. Tra le appellations  del triangolo del Corton, molto lusinghieri, in entrambi i colori,  i risultati del Domaine Chandon de Briailles: suo il Corton Bressandes che ha ottenuto il punteggio più alto della degustazione (18/20).  Tra i bianchi, ottimi vini sono venuti dal Domaine Chartron , con diverse belle sorprese a Pernand-Vergelesses con le selezioni del Domaine Denis Père et Fils e a Ladoix-Serrigny (Domaine Pierre Ravaut). Tra Beaune, Chorey e Savigny le  riuscite sono state molto eterogenee.Tra i bianchi spicca un grandissimo Clos des Mouches della Maison Joseph Drouhin (19/20), ma anche il rosso non è niente male.

Tra i rossi, bottiglie interessanti a Savigny (nei premiers crus Les Lavières , Les Vergelesses,  La Dominode,  e in alcuni village di lieux-dits particolari, come Les Pimentiers, Les Grands Picotins o Les Peuillets), mentre a Beaune, con il Clos des Mouches,  spiccano Grèves e Bressandes. Anche a Pommard e Volnay i risultati sono stati molto eterogenei, ma gli ottimi vini non sono mancati neanche qui, a partire dal Volnay Santenots di Réyane et Pascal Bouley (migliore bottiglia, con 18/20, accompagnata da altre valide selezioni). A Pommard buone riuscite dai “valeurs sûres” Huber-Verdereau e Thierry Violot-Guillemard.

A Volnay la scoperta della degustazione sono stati i vini del Domaine Y. Clerget. Auxey-Duresses, Monthelie e Saint-Romain sono appellations relativamente minori, ma che offrono buone opportunità. Dopo le gelate del 2016,  dalle quali sono state colpite maggiormente le zone basse e gli altri due comuni più che Saint-Romain, la vendemmia 2017 mostra qualche buon vino (in bianco meglio che in rosso) in un quadro abbastanza eterogeneo. Migliore bottiglia della degustazione dei vini di questa zona è stata un Monthelie rosso, il premier cru Les Clous del Domaine Changarnier (18.5/20), che propone anche altre valide cuvées, sia in bianco che in rosso.” Scoperte” a Auxey-Duresses sono il Domaine Barolet-Pernot (ancora un ottimo Le Clous) e il Domaine des Terres De Velle , mentre a Saint-Romain brillano Alain Gras e Henri et Gilles Buisson. Alti e bassi a Meursault , dove il punteggio più alto è stato raggiunto da un village , sia pure di un lieu-dit di qualità come Les Narvaux, del Domaine Corton C (18/20).

Si confermano su livelli elevati i vini di Vincent Latour (anche con un piacevole Meursault rouge de Les Cras), di bella regolarità le cuvées di Fabien Coche (Les Guyaches, l’Ormeau e Les Luchets). Negli altri comuni dei grandi bianchi della Côte-de-Beaune (Puligny, Chassagne, Saint-Aubin) risultati  corretti, ma non brillantissimi, specie tra i grands crus, tra i quali solo il 36% dei campioni (4 su 11) è stata ritenuta.

Ciò non ha impedito che vi siano comunque eccellenti vini, come il Puligny-Montrachet Les Charmes del Domaine Dupont-Fahn (18.5/20, migliore bottiglia della degustazione). Belle riuscite anche presso François Carillon, Jean-Louis Chavy , Jean Chartron e Bruno Colin. A Chassagne, validi i vini del “valeur sûre” Brigitte Berthelemot . Quanto alle appellations più meridionali della Côte-de-Beaune (Santenay e Maranges), si riscontrano vini nel complesso solidi, soprattutto a Santenay (anche in bianco). E di fatti la miglior bottiglia (con 17.5/20) è il Santenay rouge premier cru Clos Foubard del Domaine Lucien Muzard.  Tra i bianchi spiccano il bianco dello stesso cru del Domaine Louis Jadot, e quelli presentati da Dufouleur, Michelot e Vincent e Sophie Morey. A Maranges una scoperta sono stati i vini del Domaine Pierre Brazey. Siamo intanto arrivati alla Côte Chalonnaise.

Le migliori riuscite sono state quelle di Givry e Rully, bene anche Mercurey, più sofferto il quadro nella altre appellations (Montagny e Bouzeron). La migliore bottiglia viene dal Domaine de la Ferté: un Givry Servoisine premier cru (18/20). Molto bene i Givry del Domaine Ragot (soprattutto in rosso), una scoperta, a Rully, i vini del Domaine Manigley, mentre a Montagny spicca  la grande affidabilità dei vini del Domaine Feuillat-Juillot. Infine eccoci al Mâconnais, che mostra  livelli di qualità finalmente stabili. Il top è rappresentato dai Pouilly-Fuissé dello Château de Fuissé: migliore bottiglia il monopole Le Clos (18.5/20), ma in eccellente compagnia (con Les Brûlés e Les Combettes). Bene anche Jean-Marie Chaland a Viré Clessé e François e Sylvie Bourdon a Saint-Véran.

Più dei tre quarti di questo numero sono riservati alla maxi-degustazione dell’annata 2017, ma c’è tuttavia  spazio per un altro articolo, dedicato alla rinascita dell’aligoté, una varietà che un tempo gareggiava con lo chardonnay, poi espiantata quasi dappertutto. La recente fondazione dell’associazione dei produttori di aligoté di qualità (dal curioso nome di “Les aligoteurs”) ha rappresentato una ripresa d’interesse per questa varietà.

Nell’ampia degustazione, che ha riguardato aligoté prodotti a Bouzeron (la sola AOC prodotta con quest’uva) e in pressoché tutte le diverse aree vitivinicole  della Borgogna, si sono avute molte scoperte interessanti. Le migliori bottiglie della degustazione sono risultate quelle di un Aligoté del Mâconnais, il Bourgogne aligoté del Domaine Nicolas Maillet di Verzé (18/20), e di un altro della Côte-de-Nuits, del Domaine Felettig di Chambolle-Musigny (stesso punteggio), ma ci sono molti ottimi aligoté tra i 17 e 17.5/20 un po’ in tutta la Borgogna: da Saint-Bris, nella Yonne (Domaine Verret), alla Côte-de-Beaune (Domaine Roux a Saint-Aubin), e alla Côte Chalonnaise (Domaine Masse Père et Fils).

Poi solo qualche pagina ancora per  le rubriche  (le notizie: il mese dei climats, con molte manifestazioni fino all’8 luglio, le bonnes tables tra le vigne, i libri di Au fil des pages).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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