Spumantitalia, il circolo delle bollicine5 min read

Spumantitalia è una manifestazione che prevede la presenza di soli vini spumanti, e va chiarito subito che si distingue dalle molteplici iniziative sul genere che si svolgono in questo periodo.

E’ ideata da Andrea Zanfi, editore di Bubble’s Italia Magazine, giornale che descrive  le storie, le passioni e gli stili di vita dell’ingegno italiano “in bollicina”. E’ doveroso sottolineare come la manifestazione non sia stata la classica fiera di vini o una kermesse legata alla sponsorizzazione di quel produttore o di quella cantina, bensì come in poche altre situazioni, è un susseguirsi di opportunità di alto livello di dialogo, confronto e condivisione. Durante l’evento si sono susseguiti momenti culturali, tre talk show,  ben tredici Masterclass,  assaggi liberi di oltre un’ottantina di etichette provenienti da circa 40 aziende e 6 Consorzi.

Interessante  il seminario sul valore intrinseco della bollicina come elemento di distinguo nella qualità dello spumante, come pure quello sui “I Cofermentati”, divagazioni sul tema dalla Birra al Saké. 

Garda è detta non a caso “la bomboniera” del lago, per la sua struggente bellezza, ed è un affascinante punto di attrazione capace di richiamare intorno alle sue sponde migliaia di turisti nazionali ed europei provenienti da diversi Paesi.

Per questo motivo il suo storico Palazzo Pincini Carlotti è stato scelto come location compatibile con la quarta edizione di Spumantitalia, programmata  sulla scia della Pentecoste per poter meglio intercettare ed essere fruibile anche dal pubblico dell’area tedesca, che in questo periodo dell’anno registra presenze da tutto esaurito.

 La finalità del festival è stata quella di trasmettere curiosità cultura e divertimento ma soprattutto conoscenza, a tutti gli effetti un salotto dove ci si è trovati a conversare, tutti  sullo stesso piano. Non un format per gli addetti ai lavori, bensì uno strumento di comunicazione altamente coinvolgente, che ha fatto interfacciare istituzioni, produttori, addetti ai lavori e semplici estimatori, c’è stato spazio per tutti.

Un percorso molto ben strutturato che è servito per analizzare a che punto si è arrivati con il settore spumantistico, portando alla conoscenza della gente quanto di variegato e sfaccettato possa offrire il panorama delle bollicine italiano, un trend di continua crescita negli ultimi anni.

Non si è limitata all’offerta dei soliti vitigni di impronta internazionale, ormai largamente coltivati sul territorio italiano, e ben rappresentati al Festival da aziende provenienti da zone viticole non solo del nord Italia.

Ci si è  potuti anche approcciare alla svariata offerta di bollicine da vitigni autoctoni che, grazie alla sensibilità di vignaioli attenti e lungimiranti, sono stati utilizzati in spumantizzazione con metodo classico o metodo charmat a seconda delle caratteristiche e potenzialità espressive degli stessi.

 Togliendo il mondo del Prosecco che fa categoria a sé, quello della gran parte della spumantizzazione italiana è ormai un qualcosa di ben collaudato, ma che porta comunque il consumatore alla tentazione di fare una comparazione spesso ingiusta con spumanti prodotti ormai da tempo in Nazioni che sono avanti di centinaia di anni in esperienza e storicità. Questo a scapito di una realtà italiana che sta costruendo la sua identità da molto meno tempo, ma con la potenzialità di avere come grande valore identitario una materia prima unica per tipologia, per territorialità e qualità. Questa è rappresentata appunto dai vitigni autoctoni.

Un atto di coraggio da parte di molte cantine che stanno investendo nei vitigni autoctoni,  hanno aperto di fatto a nuove variabili uniche nell’offerta di mercato. Concretamente il consumatore ha  la possibilità di trovare nuove strade  nella produzione di bollicine.

Abbiamo la possibilità qualitativa di “dettare ancora moda” come è stato fatto con il Prosecco e la sua collaudata formula vincente, che potrebbe forse essere leggermente variata e riproposta con altri tipi di bollicine esclusivamente italiane.

Gli spumanti italiani sono anche storie di uomini che grazie al loro intervento, talvolta dettato dalla necessità di sopravvivenza, alle volte nato da guizzi d’intuito e spregiudicatezza, da menti illuminate o semplicemente curiose, escono dagli schemi per la voglia di sperimentare e danno risultati che hanno lasciato il segno. Così facendo rafforzano il concetto di come l’artefice di un buon prodotto non sia singolarmente dato dalla moderna tecnologia o dal vitigno in una zona particolarmente vocata, ma piuttosto come l’uomo, con la sua voglia di mettersi in gioco sia l’artefice di se stesso.

Qualche neo in realtà a questo evento bisogna pur trovarlo, per fortuna rimediabile: il periodo purtroppo non è dei più felici, infatti il mese di giugno ha lo svantaggio di avere delle temperature tropicali e con la tensostruttura adibita a luogo degli assaggi non sono molto compatibili. Aggiungo che il meraviglioso periodo di fioritura del gelsomino e del tiglio faceva purtroppo annullare tutti i profumi dei vini (credo che Garda abbia il tasso di concentrazione per metro quadro di piante odorose più alto di tutta la penisola). L’apertura del banco d’assaggio dalle 10 alle 21, viste le alte temperature, è solo un patimento per vini, produttori e sommelier più che un’opportunità per il visitatore: infatti dalle 19 i banchi erano quasi tutti senza operatori. Sarebbe meglio accorciarne i tempi diurni e magari allungare quelli serali vista la stagione.

Ultima cosa, se si vuole intercettare un pubblico internazionale, sarebbe opportuno aumentare la visibilità in più lingue, magari con hostess dedicate a spiegare la tipologia di evento che non era molto ben capito da chi ci passava davanti.

 Con questo mi auguro che Andrea Zanfi continui ad organizzare tale evento anche nei prossimi anni con l’effervescenza che lui ed i suoi collaboratori sono riusciti a trasmettere, contribuendo a internazionalizzare le meravigliose bollicine italiane che hanno  tanto da raccontare.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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