Sfogo natalizio da vecchio: ma chi siamo noi, Babbo Natale?5 min read

Non vi tedierò con informazioni sulle bottiglie che stapperò a Natale, non vi racconterò cosa mangerò, non farò buoni propositi per il nuovo anno e soprattutto non vi racconterò la bufala che a Natale siamo tutti più buoni.

Da anni penso che le feste natalizie (con l’esclusione della pura gioia dei bambini, che da sola basterebbe ed avanzerebbe) siano come i parenti lontani; finchè stanno lontani è meglio!

Quando arrivano però arrivano: non puoi farci niente e, obtorto collo o meno devi adattarti. Ma quando arrivano le feste natalizie in momenti (economici e non solo) come questo è proprio obbligatorio solo festeggiare o possiamo anche usare il tempo, che in quei giorni hai d’avanzo, per riflettere con calma sui problemi che abbiamo? Scegliendo la seconda strada mi preme parlarvi del mio (e non solo) “PROBLEMA”, in maiuscolo.

Un giornale online o un blog è  (almeno in Italia) per definizione, uno spazio che il suo possessore utilizza o fa utilizzare da altri senza riceverne né darne un compenso. Invece un giornale online come il nostro o come molti altri (non voglio fare nomi tanto li conosciamo tutti) che parlano di vino e gastronomia, proprio perché si qualifica alla pari di quelli cartacei, dovrebbe incassare soldi e con quelli pagare i redattori.

Spero ( ma non credo) che per gli altri giornali online questo sia vero: per noi di Winesurf no! In parole povere nessuno di noi, da me all’ultimo collaboratore, ha mai ricevuto un euro.  Sorge spontanea adesso la domandona difficile. “Ma chi ve lo fa fare?”

Di risposte se ne potrebbero dare molte: “ Spero che la situazione cambi, lo faccio per amicizia, così mi faccio vedere ,  in questo modo sono invitato a diverse manifestazioni, scrivere mi piace e poi magari da cosa nasce cosa, etc.” Tutte motivazioni indubbiamente vere (alcune al limite del professionale..) e forse ognuno al il suo personale “mix” di motivi, ma fondamentalmente l’unico vero motivo, vero fino in fondo, non lo sappiamo nemmeno noi.

Non lo sappiamo, perché ci hanno insegnato che se il tuo lavoro vale, deve essere pagato, ma sul web essere pagati “correttamente” è difficile se non impossibile. Così tra dubbi confessati a malapena andiamo avanti.

Andiamo avanti anche e soprattutto perché tutti noi facciamo altri lavori e, nel migliore dei casi (giornalisticamente parlando)  lavoriamo come giornalisti per altre testate, oppure scriviamo libri enogastronomici o organizziamo eventi  di settore.

Andiamo avanti anche davanti a casi limite, almeno per me, come quando un ragazzo che ci serviva il vino durante un assaggio  ci fece la domanda delle domande “Ma a voi chi vi paga?” ed alla risposta “Nessuno”, ci guardo come se fossimo matti, con in più un’insopportabile venatura di compatimento.

Per definizione un giornale dovrebbe essere pagato da chi lo legge. Io ti vendo delle informazioni o delle riflessioni e tu, se credi che quelle informazioni valgano,  me le paghi. Questo, per la carta stampata, forse era vero verso la metà del XIX° secolo, ma praticamente da sempre  un qualsiasi giornale cartaceo non si sostiene grazie al prezzo di copertina ma solo con la pubblicità (almeno nei casi “normali..).

Infatti un giornale ha una serie di costi (carta, stampa, distribuzione etc)che sono esorbitanti rispetto al “costo puro” delle notizie, cioè gli stipendi dei giornalisti.

Quindi un giornale cartaceo non può reggersi solo sul costo di copertina, ma un giornale online potrebbe farlo? Sicuramente si, ma qui si arriva a quanto detto all’inizio: almeno in Italia se un giornale online chiede un contributo e viene “distribuito” solo tra chi lo paga, chiude in tre giorni.

Ora io vi chiedo: le notizie, le degustazioni, le riflessioni che Winesurf o un altro giornale online propone hanno o non hanno valore? Valgono meno perché vengono pubblicate online? Perché con la stessa tranquillità con cui vi connettete ad internet non andate in edicola, prendete un giornale e venite via senza pagare? Forse perché non siete abituati a farlo? Forse perché i giornali danno più notizie? Ma sapete quante ne potremmo dare noi se avessimo un minimo di abbonamenti annui (diciamo per  30.000€)?

Potremmo pubblicare una vera e propria guida online, aggiornarla ogni 3 mesi, pubblicare notizie, interviste, riflessioni ogni giorno e non solo (quando va bene) due volte la settimana.

Cari lettori, cari amici, pensateci bene: sareste disposti a pagare un euro al mese per avere mille volte più degustazioni, informazioni etc .? Oppure credete che chi fa giornalismo usando  internet non abbia diritto ad essere pagato? Non credete che internet possa essere il luogo dove tornare al primigenio rapporto tra giornalista e lettore? Non pensate che la rete potrebbe divenire il luogo dove l’informazione pura, senza orpelli, costi cartacei e/o televisivi possa essere valutata e pagata per quello che vale e per quello che da?

Mentre ci pensate io devo fare una cosa, ringraziare dal profondo del cuore tutte quelle persone che, naturalmente in maniera gratuita, hanno quest’anno prestato la loro opera per fare di Winesurf uno dei giornali online sul vino e la gastronomia più letti in Italia (i dati sui “clic” ve li presenterò tra qualche giorno, verso la fine dell’anno).

Meriterebbero molto di più ma dovranno accontentarsi di milioni….di ringraziamenti.  Vorrei ringraziare, in assoluto ordine casuale (ma siamo cavalieri e quindi prima le donne):  Maddalena Mazzeschi, Simona Migliore, Raffaella Delmonte, Rosanna Ferraro  e Madame X,  poi Pasquale Porcelli, Roberto Tonini, Giampaolo Giacomelli, Bruno Caverni, Alessandro Bosticco, Fabrizio Calastri, Pierlorenzo Tasselli, Giampietro Ferri, Giovanni Solaroli, Davide Ferrarese, Andrea Gabbrielli, Paolo Costantini, Saverio Palmieri, Enzo Scivetti, Peppino Colamonaco, Giancarlo Rolandi e Massimo Lanini.

A tutti loro vanno, oltre al il mio grazie (dopotutto è Natale…), anche tantissimi auguri di buone feste!

E gli stessi auguri, moltiplicati mille, li faccio anche a voi, carissimi lettori.

TANTISSIMI AUGURI!!!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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0 responses to “Sfogo natalizio da vecchio: ma chi siamo noi, Babbo Natale?5 min read

  1. Non è un argomento da poco questo e certamente non riguarda solo Winesurf. In Italia con i blog si muore di fame, mi sembra ancora lontana la mentalità  anglosassone disponibile a pagare un abbonamento mensile, semestrale annuale ad un giornale di informazione virtuale. Per un James Suckling che costa 14-15 euro al mese, altri forniscono informazioni molti più interessanti e veritiere agratis. Io sà¬, sarei disposta ad investire una decina di euro al mese per seguire quel manciatino di blog specializzati che mi interessano, compreso questo.
    In attesa di aprire il portafoglio, mille augri nuvolosi al Maniglione, al Vate Maremmano e a tutto lo staff di Winesurf.

  2. Intervengo solo per asciugare le lacrime di coccodrillo a Simona e per fare tantissimi auguri a Nelle Nuvole!!!!

  3. Leggo periodicamente wine surf e ringrazio Carlo di avermi risposto varie volte anche in privato per commenti e scambio di idee sul vino. Sarei ben lieto di poter pagare qualche euro al mese a Wine surf, di cui ammiro l’approccio giornalistico serio ( quasi d’inchiesta) ma non serioso grazie alla piacevole ironia che lo attraverso. Visto che sono di Poggibonsi posso portare l’obolo direttamente di persona 😉 Tanti auguri a Carlo e a tutto lo staff di Wine Surf

  4. Grazie Francesco! Forse metterò un banchetto in Via Maestra per riscuotere l’obolo dei lettori. Ad ogni abbonato un bicchiere di vino omaggio, ovviamente da consumarsi sul posto. Immagina che casino…

  5. Ciao Carlo,devo ammettere che questo messaggio mi fa riflettere e non è facile riflettere in questo periodo!! Ho conosciuto il Tuo lavoro durante 120 km di “passione” e forse ho capito tante cose.Alla prima occasione ci scambieremo delle opinioni.
    Auguri caro amico “Pellegrino”.

  6. Uno inizia un diario elettronico, perché gli piace. Non glielo ha certo ordinato il dottore. Ce ne sono migliaia di siti elettronici gratuiti e di bloggers molto preparati che dispensano volentieri i loro saperi cosi´un po´per passione, un po´per vanità¡, un po´per genuino desiderio di comunicare con altri di pari interessi. Dilettanti. Qualificati anche ma dilettanti. Poi il dilettante continua e diventa professionista perché chi é il professionista ? un dilettante che non ha mai mollato. E di onda in onda winesurf che dilettante ambirebbe ad esserlo, si ritrova professionista non pagato. E´la normale evoluzione della rete. La pietra di paragone: chi mi ama mi segua, anzi mi paghi.
    Io direi che la scelta é necessaria: se non altro come autoverifica: “Siamo talmnte bravi che qualcuno ci pagherebbe per leggerci? O rischiamo che qualcuno risponda ” Se vuoi che ti legga, caro Carlo, mi devi tu mandare cinque euro l’anno.”
    E finirebbe li. Quindi: io la mia piccola quota contributiva non avrei problemi a versarla perché winesurf mi rende comunque un servizio, mi interessa e ogni tanto “ci azzeccano pure”.
    Altri non saprei, ma chi pecora se fà¡ er lupo se lo magna.

  7. Ma siiiiiiiiiiiii
    Si prova con poco annualmente,si capisce le reazioni e si va avnti.
    Auguri a tutti.

  8. Caro Carlo,
    se la cosa può consolarti, sappi (ma tanto già  lo sai) che quello del modello di business del giornalismo sul web (in senso lato, non solo specialistico nel w&f come il nostro) è un problema globale (uno dei tanti). Diciamo solo che in Italia è aggravato dal fatto che non rientra nella nostra cultura pagare per qualcosa d’altamente intangibile come l’informazione online (con quella offline, almeno, puoi farci un sacco di cose, una volta esaurito il suo compito d’informarti: dall’incartare le uova agli aereoplanini di carta, al decoupage). E’ giusto pagare l’informazione online? assolutamente sà¬, se originale, professionale, puntuale. In rete ci sono un sacco di report che mi tocca pagare per poterli scaricare, e sono costretta a farlo perché le informazioni che mi danno non le trovo da nessuna altra parte… Temo che uno dei problemi (uno dei tanti) del nostro giornalismo (anche di settore) risieda nel fatto che, in realtà , di informazioni “esclusive” se ne danno pochine: partecipando un po’ tutti agli stessi eventi, rischiamo di fornire solo tante variazioni sullo stesso tema. Quindi, se per avere le recensioni dei vini firmate da Caio devo pagare un abbonamento, lo farò solo se riconosco a Caio un valore aggiunto che non riconosco agli altri Tizio e Sempronio. Ciò premesso, ti dirò che professionalmente ho fatto anch’io un’esperienza analoga a quella di Wine Surf. Per un anno ho scritto gratis su una testata di settore online. Dopo un anno, mi hanno chiesto di entrare a fare parte della redazione “sparsa” (per il globo): mi avrebbero pagato solo 1 pezzo ogni tre. Sono passati due anni, mi hanno “promosso” e ora mi pagano tutti i pezzi che scrivo. Ancora non ci campo, ma è una soddisfazione. Insomma, volendo sଠpuò scrivere sul web e venire (perfino) retribuiti.
    (a patto di scrivere in inglese, ovviamente…ah, non l’ho ancora detto? la mia testata è americana. Come si diceva, questione di cultura).
    Tanti auguri a tutti voi!!

  9. Ciò che hai scritto riflette in pieno il mio pensiero.
    Io ho un blog provinciale che nel suo piccolo, ha un certo seguito, ma io alle degustazioni ci vado, pagando regolarmente il conto e non ricevendo nulla se non un ringraziamento (quando va bene) se ci scrivo un articolo. Eppure tutti mi invitano, tanto non costo nulla e il conto me lo pago io.
    Cordiali saluti e auguri.

  10. Ma dai Carlo…..non vorrai mica togliermi la soddisfazione annuale di chiederti il raddoppio dello stipendio!!!!
    Colgo l’occasione per fare i miei migliori auguri a tutto lo staff ed ai nostri coraggiosi lettori.

  11. ….a questo punto bisognerebbe augurarsi un buon anno nuovo, magari ricco di novità  e perchè no, di una svolta epocale, un’inversione di tendenza, un sogno, dove la carta stampata finisse chissà  dove e esistesse solo il web, dove per avere notizie ed articoli ben fatti come quelli di winesurf, bisognerebbe pagare per parire i file!
    Bando ai sogni e senza nulla togliere alla “mamma” carta stampata, ragazzi, oltretutto siamo in crisi, poi, ad agosto del prossimo e sempre più vicino nuovo anno “bisestile”, si prospetta la cancellazione della figura di giornalista “pubblicista”!
    Potremo in futuro commentare le nostre degustazioni e redigere articoli di enogastronomia o verremo rinchiusi in carcere per aver infranto la legge sull’informazione, non potendoci più annoverare fra i giornalisti eletti? chi denuncerà  mai, invece, il vilipendio del sacro principio della libera informazione? Saremo forse costretti a diventari carbonari o mercenari con pseudonimo, nascosti nella schiera, sempre più folta dei laureati in filosofia, lettere, giurisprudenza, geometri eragionieri, che travestiti da blogger, parlano di “vino”? Mi domando che succederà  nel duemiladodici? Pensiamo ad altro, leviamo i calici al nuovo anno e auguriamoci che qualche sogno si avveri! Auguri!

  12. In effetti è singolare che l’informazione vinicola si paghi solo se è su carta. Però è anche vero che quando acquisto il Corriere della Sera sul web lo pago ma ho decine di pagine di notizie, aggiornate ogni giorno. Ho un’idea bilslacca, forse irrealistica, però mi pare interessante; perchè non realizzate un piccolo network di blog enologici, cosଠche con un singolo “gettone” di ingresso si possano consultare dieci o venti blog? Io pagherei (non cifre folli) per accedere a una rete simile.

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