Sangiovese di Romagna ovvero, quando sciando non hai idea..4 min read

L’appetito vien mangiando e quindi dall’assaggio dei Sangiovese di Romagna fatto all’Enoteca Regionale di Dozza (che ringraziamo per la disponibilità) ci aspettavamo ancora di più rispetto allo scorso anno.

Nei Superiori oltre alle nuove uscite dell’annata 2009 ed alle “residue” entrate in commercio dei 2008, c’era l’annata 2010 che teneva banco. Tra le Riserve il ventaglio partiva dal 2006 (con pochissimi campioni) per, passando per un buon numero di 2007,arrivare alla nuova annata in commercio, il 2008.

Parlavamo di appetito e per evitare che la commissione fosse formata solo da palati abituati a pasteggiare con sangiovese della “Rive Gauche” rispetto all’Appennino, era composta dai “gauchisti” Carlo Macchi e Pierlorenzo Tasselli, dal piadina-dipendente Giovanni Solaroli e dal “Tavolierista” (sia perchè viene dal Tavoliere delle Puglie, sia perché ama molto la tavola) Pasquale Porcelli.

Prima di arrivare agli assaggi una ulteriore e doverosa premessa “sciistica”. Quando ero giovane mi dilettavo a fare gare di sci e qualche volte mi è capitato di pensare( male…se si pensa si arriva sempre in ritardo sulla porta successiva!), durante la discesa  "Ca… sto proprio andando giù di m…..!” salvo arrivare al traguardo guardare il tempo e meravigliarmi in positivo.

Il nostro assaggio è andato proprio così: un borbottio quasi continuo durante l’assaggio delle Riserve ed un mugolio, non sempre di piacere, mentre assaggiavamo i Superiore.  Le nostre dichiarazioni a fine degustazione ( vedi qui) non erano certo improntate a lodi sperticate ed in generale mettevamo un passo avanti i Superiore rispetto alle riserve. Sotto, sotto pensavamo con nostalgia all’assaggio dell’anno precedente.

Poi, una volta trascritti tutti i risultati, vado a fare le medie dei punteggi e mi accorgo che….. le due categorie hanno ottenuto sia una media superiore rispetto allo scorso anno ( che era di 2.34 per i Superiore e 2.51 stelle per le Riserve) ma soprattutto  hanno entrambe  esattamente la stessa media-stelle, 2.55!

Allora? Avevamo talmente tanto appetito che il pranzo non ci è bastato oppure era successo qualcos’altro?

Probabilmente una via di mezzo. Sicuramente ci aspettavamo più dalle Riserve, specie per quanto riguardava le punte, mentre ci siamo trovati di fronte ad una qualità media leggermente più elevata ma senza i picchi dello scorso anno. Colpa forse dell’annata 2008, sicuramente inferiore al 2007, che ha portato più in evidenza il legno e dei tannini abbastanza pungenti e scomposti. 

Se il discorso legno e quello della scompostezza generale sono stati il punto debole dell’assaggio, questo “punto debole” portava con se il “punto forte” che comunque la struttura era sempre più che adeguata, gli aromi comunque ben espressi e di buona complessità, portando il tutto ad un livello più che degno. Insomma: le Riserve di Sangiovese sono (con gli alti ed i bassi dovuti all’annata) vini con buone caratteristiche, ed a cui l’aiuto di piccole dosi di merlot e/o cabernet  in anni non eccezionali può anche portare grazia e rotondità. C’è da capire che il legno va dosato secondo l’annata e che non occorre per forza fare tutti gli anni una riserva modello Rambo.

Che dire dei Superiore? Siamo di fronte sempre ad un vino estremamente piacevole ed equilibrato. In alcuni casi manca della doverosa freschezza ma credo proprio che, anche basandoci sul rapporto qualità prezzo, questa tipologia possa giocare un ruolo più importante nel panorama nazionale. Ci sono piaciuti più dello scorso anno grazie ai 2009 usciti nel frattempo in commercio e, almeno in parte, grazie anche ad una giusta interpretazione della non facile annata 2010. Quando il Sangiovese ha immediatezza, facilità di beva, giusta freschezza e aromaticità intriganti e giovanili, è difficile chiedere di più, specie a vini che in commercio vanno dai 6 ai 9-10 Euro.

In definitiva: ci inchiniamo alle legge dei numeri senza nasconderci dietro un dito. Specie per quanto riguarda le Riserve la crescita deve continuare, soprattutto nella cura del vigneto. In cantina…. La finezza dei sangiovese romagnoli ha bisogno di legni adatti e non sempre quello che va bene sulla “rive Gauche” va bene sull’altro versante.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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