Pare che quelli bravi a calciare i rigori riescano a far finta di tirare a destra e invece piazzano la palla a sinistra, spiazzando il portiere. A loro volta i portieri bravi a parare i rigori riescono a capire questo giochetto e, buttandosi dalla parte giusta, parano la palla.
Andando in Valle d’Aosta per assaggiare i loro vini ci sentivamo come un rigorista bravo che non ha bisogno nemmeno di fare la finta, tanto è sicuro di fare goal. Il nostro goal era che in una regione piena di montagne sicuramente i migliori vini saranno bianchi, ma la Valle d’Aosta, facendoci assaggiare fior di vini rossi, è lei che ha spiazzato noi e ha vinto la partita.

Fuor di paragoni calcistici i rossi della Valle d’Aosta ci hanno realmente sorpreso e conquistato, sia con i vitigni autoctoni come petit rouge, picotendro (alias nebbiolo) fumin e cornalin, che soprattutto con vitigni internazionali come pinot nero e syrah.
Del resto l’uva di gran lunga più piantata in regione è il petit rouge, seguita dal pinot nero e dal nebbiolo (picotendro) che assieme a gamay, fumin, cornalin, syrah superano abbondantemente il 60% del parco vitato regionale. Inoltre considerando il clima particolare (vedi questo articolo), secco, molto caldo nei mesi estivi ma con una escursione termica notevole tra giorno e notte, si capisce come le uve a bacca rossa, in molte parti della regione, possano arrivare a adeguata maturazione mantenendo perfette le loro componenti aromatiche.
Per questo non dovevamo sorprenderci di trovare vini rossi con precise e classiche componenti aromatiche, quasi sempre ben affiancate dal legno, corpi equilibrati, tannini rotondi ma vivi e soprattutto eleganza. Abbiamo degustato alcuni Syrah con aromi così precisi e classici che non sentivamo da anni e Pinot Nero di una finezza tannica e profondità aromatica veramente di altissimo profilo. I Fumin poi ci hanno confermato la loro unicità e piacevolezza, con il petit rouge che nei Torrette DOC funge da grande equilibratore.

Insomma un quadro molto positivo e lo dimostrano non solo i 6 Vino Top (tutti di annate giovani, come 2023 e 2022) ma anche e soprattutto che il 67% dei vini degustati ha raggiunto e/o superato la nostra soglia degli 80 punti.
Lo abbiamo accennato ma vogliamo puntualizzarlo: i rossi valdostani raggiungono questi livelli anche per un uso equilibratissimo del legno, che riesce a esaltare e non a coprire le gamme aromatiche. Tante zone italiane dovrebbero venire a scuola dai produttori locali e tante cooperative dovrebbero venire a vedere il lavoro che le, pur piccole, cooperative valdostane svolgono.
Insomma un quadro positivo che non può che far piacere a chi è in cerca di vini rossi che esulino dalle solite classiche regioni e che pongano eleganza e freschezza come base per poi mostrare profondità e complessità.
