Risultati sondaggio su Vinitaly a Giugno: il 93% dei produttori dice no6 min read

Il nostro sondaggio su Vinitaly a giugno ha avuto un successo incredibile, che non ci aspettavamo e che dimostra come il tema sia sentito.

Ben 399 persone hanno risposto ai nostri quesiti, sottoponendoci a un piacevole ma impegnativo  “superlavoro” di spoglio e analisi dei dati.

Come dicevamo ben 399 risposte al nostro questionario: di queste 297 sono arrivate da produttori di vino, 27 da giornalisti e blogger, 15 da sommelier, 12 da agenti rappresentanti, 9 da importatori di vino italiano, 9 da ristoratori,  e poi un totale di 30 risposte suddivise tra  persone che lavorano nell’export del vino, consulenti, P.R, enotecari (uno anche dagli Stati Uniti)  e enologi.

Tra i produttori quasi il 95% (94.9) ha uno stand a Vinitaly : naturalmente questa percentuale scende al 77.4 % se si considerano anche le altre categorie, giornalisti, ristoratori e sommelier in primis.

Ma veniamo alla domanda cruciale.

E’ favorevole allo spostamento di Vinitaly  al mese di Giugno 2020?”

345 persone, cioè quasi l’86.5% dei partecipanti al sondaggio  ha risposto NO.

Questa percentuale aumenta non di poco se prendiamo in considerazione solo i produttori, arrivando addirittura al 93%.

All’opposto ci sono due categorie che vedono con favore lo spostamento a giugno: quella dei sommelier e quella dei ristoratori che lo considerano positivamente con percentuali superiori al 60%.

I giornalisti sono contrati al Vinitaly a giugno in più del 65% dei casi (18 su 27), mentre gli agenti rappresentanti sono la categoria più “negazionista” con un tondo 100% di NO.

Quindi la stragrande maggioranza degli intervistati è  per annullare il Vinitaly di Giugno (solo 54 su 399 quelli che si sono espressi positivamente) .

La successiva domanda era sulla data del prossimo Vinitaly

“A quando, secondo lei, andrebbe  spostato il Vinitaly 2020?”

Vi erano quattro possibilità, considerando anche giugno, e cioè oltre a questa settembre, il prossimo anno e altre possibilità non elencate.

Tra i 399 intervistati 330 ( 82.7%) ha indicato il 2021,  54 (13.5%) appunto giugno 2020, mentre gli altri 15 hanno dato indicazioni sia su settembre che su altri periodi dell’anno, in alcuni casi con manifestazioni non strutturate e gigantesche  come Vinitaly.

In particolare tra i produttori la percentuale sale al 90.9%, mentre tra i giornalisti troviamo i più possibilisti con un oltre 30% che conferma la scelta di giugno, un 55% che andrebbe al prossimo anno e un 11% che propone altre date o altri tipi di manifestazione. I sommelier invece si dividono praticamente in tre gruppi quasi equivalenti

Quindi oltre l’85% degli intervistati pensa ad un’altra collocazione temporale  del Vinitaly  di  Giugno e in particolare l’82.7% vorrebbe rimandarlo al 2021.

L’ultima domanda era relativa  alla partecipazione fisica al Vinitaly 2020.

“Che sia espositore o visitatore, andrà comunque al Vinitaly di giugno?”

Qui la situazione è molto variegata: il 45.8% (183)  degli intervistati a detto che andrà (sottolineando in molti casi che devono comunque andare perché hanno già pagato lo stand),  il 33.8% (135) ha detto che NON andrà e il 20.3% (81) è ancora indeciso.

Tra i soli produttori Le percentuali sono più o meno simili a quelle generali,  mentre nelle altre categorie non esistono praticamente incertezze: tutti molto schierati o sul SI o sul NO. In particolare oltre il 55% dei giornalisti e il 60% dei sommelier  ha detto che andrà, mentre gli agenti rappresentanti si dividono praticamente a metà.

Ma adesso veniamo alle due domande “discorsive”, cioè le motivazioni per cui  uno vorrebbe o non vorrebbe il Vinitaly a giugno

Iniziamo dalle motivazioni positive

La più usata può essere sintetizzata in  “facciamo ripartire l’Italia, diamo un segnale!” ed è utilizzata dal almeno il 60% delle persone a favore.

Segue a ruota Il concetto che “non ci saranno altre fiere nell’anno, Vinitaly sarà la sola e questo potrebbe darle un grosso vantaggio” utilizzato da almeno un 30% di quelli a favore.

Altre motivazioni, utilizzate soprattutto da sommelier e da qualcuno che lavora nell’export, riguardano l’avere i vini più pronti e che mancando Vinitaly viene a mancare un momento culturale di grande rilievo sul vino italiano.

Le motivazioni a sfavore sono molte di più.

La principale, portata quasi l’80% dei produttori è l’assenza, per vari motivi, degli operatori esteri e, in parte, di quelli italiani.

Quest’assenza ha varie motivazioni:

1.Perché ci sarà ancora paura del coronavirus in Italia.

2.Perché ci sarà il coronavirus nelle nazioni di provenienza.

3. Perché per partecipare a Vinitaly occorre organizzare il viaggio con largo anticipo e adesso è praticamente impossibile farlo

4. Perché il momento degli acquisti è aprile, giugno è troppo in avanti nel tempo e i “giochi sono già fatti”.

Queste motivazioni diversi produttori le rafforzano dicendo che hanno sentito i loro  importatori e una buona fetta (o tutti) hanno detto che non verranno.

Al secondo posto, dettata praticamente dal 100% dei piccoli e medi produttori, è che giugno è un periodo di grandi lavori in vigna e il produttore o sta nel vigneto o viene a Vinitaly.

Al terzo posto abbiamo il caldo in fiera durante il mese di giugno che renderebbe molto difficile gustare in maniera adeguata sia bianchi che rossi.

Al quarto posto, correlato al coronavirus. il rischio di diventare comunque un punto di contagio visto l’utilizzo di bicchieri spesso lavati con acqua fredda, di sputacchiere, di ressa attorno agli stand e nei corridoi della fiera.

Altro motivo messo in campo è quello che,  vista l’assenza degli operatori, la fiera si “ridurrebbe” solo ad un ritrovo per appassionati, togliendole il senso commerciale e quindi l’opportunità di avervi investito sopra.

L’idea che traspare da tutti i commenti, in particolare dei produttori e di molti operatori del settore è l’inutilità di spendere soldi in un momento in cui i produttori sono già provati dal blocco totale o quasi degli ordini. Infatti almeno 50 produttori ammettono che sarebbe meglio investire i soldi del Vinitaly 2020 per viaggiare all’estero e riallacciare i contatti di lavoro.

In conclusione

Anche se in questo caso siamo semplicemente dei “notai” che rendono pubblici i dati di un sondaggio, ci sembra giusto constatare come le motivazioni per il no siano molto più pesanti e concrete rispetto a quelle per il si.

Seconda constatazione: le risposte al nostro questionario sono iniziate ad arrivare immediatamente, quindi dal 9 marzo e l’ultima è giunta in redazione sabato 21. In questo periodo la pandemia dovuta al coronavirus è cresciuta in maniera esponenziale  ma dalle prime risposte del 9 marzo i toni non si sono alzati o sono diventati più perentori o arrabbiati.

Già leggendo le circa 70 risposte giunte il primo giorno si capiva che la quasi totalità degli intervistati, produttori o altro, non credeva nella possibilità di un Vinitaly a giugno, almeno di un Vinitaly che potesse svolgere il ruolo che ha sempre svolto.

Da parte nostra pubblichiamo questi dati tenendo purtroppo molto in considerazione la situazione sanitaria italiana che, ad oggi, non fa certo sperare in un veloce ritorno alla normalità.

Siamo fiduciosi che l’Ente Fiera saprà sicuramente prendere atto della situazione creatasi e deciderà per il meglio, pensando sia alla salute pubblica che a coloro che hanno saputo dare, negli anni, un peso basilare a questa grande manifestazione. Attendiamo fiduciosi loro comunicazioni a partere dal 3 aprile.

Redazione

La squadra direbbe Groucho Marx che è composta da “Persone che non vorrebbero far parte di un club che accetti tipi come loro”. In altre parole: giornalisti, esperti ed appassionati perfetti per fare un lavoro serio ma non serioso. Altri si aggiungeranno a breve, specialmente dall’estero, con l’obbiettivo di creare un gruppo su cui “Non tramonti mai il sole”.


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