Facciamo un gioco! Immaginiamo una territorio viticolo toscano dove la principale cantina sociale presenta anno dopo anno ottimi prodotti a prezzi molto convenienti, dove molte cantine TOP sia toscane che di altre regioni vanno a piantare vigneto, dove si trovano aziende che possono presentare uno storico di trenta annate di grande livello, dove i prezzi di buoni vini (quasi tutti sangiovese in purezza o con un massimo di 15% di altre uve spesso autoctone) sono generalmente bassi e comunque molto convenienti, dove maturare per anni il vino è normale, dove il biologico è praticato facilmente e da molti perché le vigne sono lontane tra loro e comunque lo sono da altre forme di coltivazione, dove il turismo è di casa e il bel mare toscano è a un tiro di schioppo.
Chi non vorrebbe essere un fortunato produttore in questa terra?
Poi il gioco finisce e la zona ha una nome: Morellino di Scansano.
A questo punto quanto detto sopra assume un significato completamente differente e tutti quelli che hanno fatto un bucolico pensierino di trasferirsi in zona e fare vino scappano come topi di fronte a un famelico gatto.
Ora, noi ci domandiamo PERCHE? Perché un territorio così bello, vasto, per certi versi unico, con un vino importante e di buona qualità, deve essere considerato alla pari di tanti vini da supermercato, acquistati solo perché hanno un prezzo molto conveniente?
Gli assaggi di quest’anno del Morellino di Scansano non sono riusciti a risolvere il nostro dilemma, anzi.
Per la prima volta degustavamo rossi toscani della caldissima e difficilissima vendemmia 2017, quella siccitosa, poca produttiva, precoce. Ci aspettavamo vini cotti, specie con il clima maremmano, e invece mediamente i vini hanno mostrato equilibrio, tannicità non semplicemente rustiche (anche se in Maremma, spesso, rustico è bello) alcolicità non in eccesso e in diversi casi anche un buon equilibrio. Tutto questo con prezzi al consumo che solo in pochissimi casi superano (di poco) i 10 euro. Se il rapporto qualità-prezzo conta veramente qualcosa dovremmo avere la coda fuori dalle cantine per comprarli.
Giusto, dimenticavamo, si chiamano Morellino di Scansano.
Sul fronte del Morellino Riserva, con annate che vanno dal 2013 al 2015 cosa possiamo dire? Credo basti un dato: su 16 vini 14 hanno avuto punteggi uguali o superiori a 80 punti (conoscete la nostra atavica tirchieria) e quasi tutti i prodotti degustati avevano prezzi, per vini con almeno 3 anni di invecchiamento, mai superiori ai 18-19 euro.
Ma i punti contano relativamente: abbiamo trovato rossi di notevole importanza, con potenzialità da esprimere, tannicità figlie legittime del sangiovese anche se modulate in qualche caso da uve alloctone, legni giocati con eleganza pur di fronte a mascolina presenza. Vini che, senza saperlo, pagheresti molto di più.
Però il solo fatto che siano Morellino di Scansano Riserva, non solo non te li fa pagare 18 euro, ma non te li fa nemmeno comprare.
Questa cecità commerciale non la capiamo e non riusciamo a spiegarla.
Sarebbe l’ora che i produttori di Morellino, magari capeggiati dal Consorzio di Tutela, organizzassero il Morellino Pride, per scolpire prima nella loro mente e poi in quella dei consumatori che bere Morellino è forse una delle cose più intelligenti che possa fare uno che vuole bere un buon rosso toscano a base sangiovese spendendo poco.
Se verrà organizzato noi saremo in prima fila.