Risultati Brunello 2020: valutarli a ottobre 2025 è cosa buona e giusta5 min read

Lo sappiamo, siamo quelli che pubblicano i risultati di un’annata di Brunello a nemmeno un mese dalla presentazione della nuova e per molti siamo l’ultima ruota del carro.

Potrebbe essere vero se il Brunello di Montalcino 2020 (a maggior ragione le Riserva 2019 di cui parleremo prestissimo)  fosse un vinellino bianco da bere d’estate e non un vino rosso da invecchiamento che i commercianti ricevono verso marzo 2025 e cominciano a vendere con continuità a partire da ottobre, cioè adesso.

Inoltre le guide vini premiamo in questo periodo e così partendo da questi presupposti recensire i Brunello 2020 dopo averli assaggiati sia al Benvenuto Brunello di novembre 2024 che a inizio ottobre 2025 per noi è il solo modo per fare bene il nostro lavoro, per capire come siano, realmente e adesso, questi vini, vino che noi non degustaimo per gli importatori che magari vogliono sapere prima le etichette da acquistare ma per i lettori e consumatori finali.

Dopo questo pippone iniziale parliamo dell’annata 2020. Non solo molto calda e siccitosa ma anche con piogge arrivate in momenti sbagliati, come quelle dal 30 agosto al 2 settembre, proprio mentre molti si accingevano a vendemmiare e magari creando così più problemi (ingrossamento dell’acino repentino, leggera diluizione) che vantaggi.

Come detto  siamo di fronte a un’annata calda e secca in luglio e agosto, ma con un giugno con circa 15 giornate di pioggia, spesso leggere ma che non hanno certo favorito i lavori in vigna. Un settembre secco (a partire dal 3) ha poi dato spazio per raccogliere (chi poteva farlo avendo le uve a posto) con tranquillità.

A novembre del 2024 avevamo scritto questo “La 2020 va inserita di diritto tra le annate calde e forse molto calde nonché siccitose, e questo ci porta subito a una delle caratteristiche importanti, l’alcolicità che in generale è marcata in tanti vini e purtroppo adesso si associa a dei tannini piuttosto asciutti, creando una sensazione non certo positiva. Stiamo comunque parlando di uova nel sedere della gallina, cioè di vini che usciranno tra 3-4 mesi e saranno bevuti nella stragrande maggioranza dei casi tra 10-11 e quindi avranno tutto il tempo per affinarsi. Altra caratteristica dell’annata, forse dovuta a uve un po’ squilibrate e quindi a vinificazioni fatte senza calcare troppo la mano, è il corpo non certo imponente di diversi vini.

L’avevamo scritto circa un anno fa e lo confermiamo: non siamo di fronte ad una grande annata. Questo non vuol dire che non ci siamo buoni e ottimi vini ma in generale sia per alcolicità importante che per mancanza di pienezza a centro bocca la 2020 può essere considerata come un’annata tra il discreto e il buono.

Montalcino.

Lo possiamo dire con maggiore convinzione adesso perchè confrontando, vino per vino, le degustazioni fatte a novembre e quelle di adesso,  quasi tutti i Brunello 2020 hanno ottenuto un punteggio più basso rispetto all’assaggio di un anno fa. Questo non depone a favore della “resilienza” (alla fine l’ho usato anch’io questo termine…) dell’annata. Infatti un vino come il Brunello di Montalcino, specie se si parla di un’ottima annata, dovrebbe esprimersi meglio dopo quasi un anno in bottiglia. Una cosa però è migliorata ed è la grana tannica, ora molto più rotonda e godibile, sia tra i Brunello “base”, resi così già abbastanza pronti, che tra le selezioni.

A proposito, proprio perché non si parla di una grande annata ci è sembrato un po’ eccessivo il numero delle selezioni o dei vini da singola vigna prodotti. Questo perché, alla fine dei salmi, un reale scalino c’è, ma non riguarda le punte:  infatti i Vini Top sono 6 tra i Brunello “base” e 4 tra le selezioni. Riguarda invece la qualità media, cioè quei vini che  hanno raggiunto o superato gli 80 punti (lo ripetiamo sempre, per noi 80 punti non sono pochi perché non spariamo punteggi iperbolici come petardi alla festa del patrono) ma non arrivano al Top, insomma quei Brunello  per noi buoni ma non eccezionali. Qui la differenza è importante, perché con gli over 80 punti si passa da un 62.5% dei Brunello “base” ad un 84.7% delle selezioni. Quindi tra le selezioni ci sono molti buoni vini ma non tanti grandi vini e con i prezzi a cui vengono vendute ci si aspetterebbe qualcosa di più.

Visto anche che il mercato non sembra tirare in maniera decisa, fare un po’ meglio il Brunello “base” e lasciare solo alle grandi annate le selezioni ci sembrerebbe una scelta giusta.

A proposito di scelte, oramai le bottiglie pesanti, inutilmente pesanti, imperversano anche tra i Brunello “base” (per non parlare dei Rosso di Montalcino!!), figuriamoci tra le selezioni e le riserve, e questo voler agghindare i vini con quelli che sembrano più oggetti da arredo che bottiglie per il vino non parla a favore di un mercato dove si vende tutto con facilità.

Chiudiamo con un piccolo autospoiler:  nei prossimi giorni  andatevi a vedere l’articolo e i risultati dei Brunello Riserva 2019: quella si che è stata una delle pochissime annate da Riserva di questo secolo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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