Rare Champagne da Pinchiorri: un’esperienza… rare4 min read

L’origine di Rare Champagne ha una data precisa, il 6 maggio 1885, giorno delle celebrazioni per il centenario dalla presentazione della prima bottiglia Cuvée di Piper-Heidsieck alla Regina Maria Antonietta. Per l’occasione fu chiesto a Pierre Karl Fabergé, il gioielliere dello Zar Alessandro III, di creare una bottiglia preziosa e unica in oro, diamanti e lapislazzuli.

Cento anni dopo, Van Cleef & Arpels, il rinomato gioielliere parigino, ispirandosi all’originale del 1885, creò una straordinaria bottiglia di alta gioielleria per il primo millesimato di Rare, Rare Millésime 1976. Dal 1976  lo Champagne Rare è stato prodotto solo undici volte 1976, 1979, 1985, 1988, 1990, 1998, 1999, 2002, 2006 e due rosè 2007 e 2008, Dal 2018 è un marchio indipendente da Piper-Heidsieck. Questa è la storia, ma veniamo ad oggi.

Ho incontrato di nuovo lo Champagne Rare, dopo la due giorni da Biondi Santi, in una cena degustazione a Firenze all’Enoteca Pinchiorri, locale simbolo dell’alta ristorazione Italiana. A guidarci nella degustazione degli Champagne era presente Régis Camus, lo Chef de Cave di Rare.

Bruno Caverni con Régis Camus

Dalla sua descrizione di ogni vino, traspare passione e poesia contornata da precisa conoscenza e competenza. Per sua volontà gli Champagne Rare escono almeno dopo 10 anni di riposo ed affinamento in cantina, per il 70% è Chardonnay e per il 30% Pinot Nero, per entrambi i vitigni le uve provengono da pregiati cru, della montagna di Reims e dalla Cotè de Blancs, ma non è detto che siano sempre i medesimi e anno per anno scelgono i migliori. Abbiamo degustato il rosè 2008, il 2006, 2002, 1998 (in magnum) e il 1988.

Come ho detto eravamo da Pinchiorri, che non ha bisogno di presentazioni: è l’Enoteca Pinchiorri, punto e basta.

Il 2006 è servito sia da entrée, prima della la visita in cantina, che sul primo piatto.

La visita alla cantina varrebbe da sola il viaggio anche se il ristorante fosse su Marte. Un viaggio in mezzo a montagne di bottiglie di pregio italiane, del mondo e soprattutto francesi. Nel viaggio ci ha guidati il  bravo sommelier Davide Alteri, anche nella veste di “forbito muratore”: infatti passiamo tra colonne di Chateau Petrus, pareti di Sassicaia, torrioni di Domaine de la Romanée Contì e mura di Masseto.

Dopo questa immersione enoico-muraria  siamo riemersi nella realtà di un bella sala del ristorante e abbiamo ritrovato il nostro Rare 2006. Champagne luminoso e brillante, che ti avvolge con profumi di agrume e frutta esotica, pan brioche ed erbe aromatiche. Profumi da annata solare, come l’ha definita Regis Camus. La bocca è dinamica, il sorso è generoso, ma sorretto da una  buona freschezza e sapidità e con un finale lineare e pulito, ha bisogno ancora del tempo per definirsi al meglio.

Il secondo Champagne era il 2002, grande annata, il millesimo è perfetto e questo Champagne ne è la riprova. Colore pieno, ampio ventaglio di profumi con note di Cedro candito e zenzero, speziatura e nota minerale, la bocca è un’esplosione di potenza ma ben controllata dalla freschezza e da una sapidità “marina”: vino di grande prospettiva (comunque già godibile adesso) che se si ha la pazienza di aspettare…

Terzo Champagne, il 1998 in magnum. Regis Camus lo ha paragonato ad un Gentleman Inglese, un vino molto diritto e serio. Ha ragione Regis, rispetto alla piacevole opulenza del 2002, questo Champagne è più verticale, netto e  minerale: agrume candito, anice stellato e tè al bergamotto con un inizio floreale che ricorda la zagara. Il palato è coerente con il naso con un finale pulito: lo Champagne più pronto della serata.

Il 1988 viene introdotto così… “Pensiamo di essere nella biblioteca municipale di Dublino, ci sono dei libri con le copertine di cuoio, legni trattati con cera d’api, la cenere nel camino e fumatori di sigaro che hanno bevuto Cognac e  Rum invecchiato”. La descrizione romantica di Regis Camus, non è poi così romantica è anzi molto realistica. Colore evoluto ma vivo splendente, ha 31 anni ed è come un uomo nel pieno della sua vita.  Note iniziali balsamiche, mentolate poi tabacco e punta di cioccolato con sprazzi di frutta a bacca rossa, bocca come sempre lineare, pulita e sapida. Buon Champagne evoluto.

La conclusione è stata con il Rare rosè 2008, il secondo rosè di Camus dopo il 2007. Le percentuali sono sempre le medesime, Regis Camus ha tenuto a precisare che il pinot nero vinificato in rosso è un vino leggero aggiunto solo per dare colore non deve apportare struttura e tannini.

All’assaggio questo rosè  è un vino che deve ancora esprimersi, è più delicato rispetto agli altri, fine ed elegante, il vino più femminile della serata: bel colore rosato, al naso frutto rosso in evidenza lampone e fragolina di bosco  oltre agli agrumi e pan brioche. Bocca sbarazzina e briosa come una giovane donna, piacevole il finale fruttato

Plauso ai piatti preparati dallo Chef Riccardo Monco e la sua brigata, il quale ha sottolineato che la preparazione del menù è stata fatta in collaborazione con Alessandro Tomberli, maitre dell’Enoteca. In particolare assaggiando il Risotto con crema di cavolfiore tostato, noci di capesante al limone e midollo di vitello arrosto in abbinamento al Rare 1988, hanno ritenuto di aggiungere“fuori menù” delle scaglie di tartufo per bilanciare meglio il piatto al vino. Ribadendo così l’importanza di un buon abbinamento cibo-vino per la riuscita di una serata.

Oddio, anche se non c’era il tartufo la serata sarebbe riuscita comunque.

Bruno Caverni

Conosco, ahimè, Carlo Macchi da diversi anni e con lui ho in comune la grande passione per il vino, non quella per l’Inter in quanto sono uno storico e fedele tifoso del Milan.

Una passione, quella del vino, che è sfociata sia nella collaborazione in Winesurf e sia con l’Associazione Italiana Sommelier, della quale sono il Delegato di Prato.

Che altro dire: in Winesurf ho conosciuto persone fantastiche, con le quali ho condiviso e sono felice di poter continuare a condividere questa bella esperienza.


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