Il progetto di promozione territoriale del Consorzio del Roero ha fatto tappa a Castel Maggiore lo scorso 5 novembre, confermandosi come una delle rare opportunità per i giornalisti del vino di approfondire la conoscenza di questa denominazione piemontese, senza dover per forza recarsi in loco.
Certo, entrare di persona nel paesaggio è sempre la scelta migliore, ma a volte le trasferte possono essere oltremodo onerose. Un grazie al Consorzio è perciò d’obbligo in attesa di un prossimo Press Tour.
Questo di Bologna, anzi di Casstel Maggiore, è il terzo appuntamento di un tour che ha già toccato Roma e Napoli e si concluderà a Milano, l’evento ha riunito giornalisti e addetti ai lavori per un viaggio verticale attraverso alcune espressioni del territorio. A illustrare la filosofia dell’iniziativa è stato il Presidente del Consorzio Massimo Damonte, (azienda Malvirà) che ha spiegato come questo format itinerante nasca dalla volontà di portare il Roero direttamente nelle principali piazze italiane, creando occasioni di incontro e approfondimento lontano dal territorio di produzione.

La degustazione, guidata da Paolo Zaccaria, ha permesso di cogliere le sfumature e l’evoluzione del Roero attraverso annate diverse e interpretazioni stilistiche differenti. Zaccaria ha accompagnato gli ospiti bottiglia dopo bottiglia, contestualizzando ogni vino nel suo territorio e nella sua annata, evidenziando le caratteristiche organolettiche e le potenzialità di abbinamento.
La serata, curata nei piatti dallo chef Agostino Iacobucci, ha dimostrato quanto il Roero possa dialogare con l’alta cucina contemporanea. Il menu, costruito proprio attorno ai vini in degustazione, ha alternato momenti di leggerezza a piatti di grande intensità, dalla semplicità elegante degli stuzzichini di benvenuto accompagnati da un Roero Arneis Spumante 2018 firmato Angelo Negro e Giovanni, fino alla complessità dell’agnello cotto al fieno con funghi e camomilla, sostenuto da un Roero 2006 di Matteo Correggia. In verità quest’ultimo, pur in piena forma, appartiene a quei vini decisamente boisée che hanno riscosso miglior fortuna negli anni ’90.

Tra le bottiglie presentate da Zaccaria, spiccano alcune etichette: il Roero Arneis Riserva 2023 Massucco, che dimostra la capacità di invecchiamento del vitigno, e il Roero Arneis Riserva 2020 di Tenuta Carretta, espressione matura e complessa della denominazione. A dire il vero però nessuno dei due, pur molto buoni, è riuscito a sostenere a dovere i piatti abbinati che erano decisamente carichi di sapore.
Sul fronte rosso, il Roero Riserva Mompissano 2022 di Cascina Ca’ Rossa, vino più che eccellente, ha retto bene l’accostamento con un piatto dal sapore deciso come il tortello di coniglio alla genovese con laccato di cipolla, provola affumicata ed erbe amare, mentre l’Agnello cotto al fieno ha trovato nel Roero 2006 di Matteo Correggia un buon compagno, capace di reggere sapori intensi come i funghi, ma purtroppo ha scontato una frazione tannica ancora troppo irrisolta. Colpa probabilmente della difficile annata.
Il percorso si è concluso con il babà a tre lievitazioni, forse due lievitazioni e più “liquore” sarebbe risultato più buono. Con questa iniziativa, il Consorzio del Roero punta a far conoscere un territorio che negli ultimi anni ha investito molto sulla qualità, distanziandosi dall’immagine di “fratello minore” delle Langhe per rivendicare una propria identità distintiva. Per entrare più in profondità nel Roero e i suoi vini leggete i nostri report qui e qui.
