Escalation punteggi guide vini: Dio come siamo caduti in alto!6 min read

  • Vi propongo un doppio articolo su dove siamo arrivati con i sistemi di valutazione delle guide vini, prima in versione cazzeggiante, poi seria.

 

Le nuove frontiere dei punteggi per i vini

Visto l’utilizzo da parte di una pubblicazione cartacea dei 110/100 per valutare i vini, in questi giorni stanno nascendo nuove guide, in Italia e all’estero, e adotteranno sistemi di valutazione che vanno oltre la superata e poco rappresentativa scala in centesimi, scavalcando d’emblée  i 110/100 suddetti. Eccovi, in anteprima mondiale, le  più importanti.

Guida con scala in centesimi cristologici

In un paese cattolico come il nostro è sembrato logico, per andare oltre ai 110/100, arrivare ai 133/100, sommando cioè al punteggio reale l’età a cui è morto Gesù Cristo. Per fare questo serviranno anche metodi di degustazione particolari: si inizieranno gli assaggi partendo da acque minerali che si spera si convertano in vino (nel caso non accada saranno a disposizione bottiglie di Cana-iolo) per poi concludersi l’anno dopo durante la Pasqua, con tre giorni di assaggi continui in grotta. In questi tre giorni verranno testati vini di alto profilo, adatti per ristoranti di alberghi importanti, tutti della linea Resort.

Guida con scala Colombo-amerinda

Una guida che valuterà  vini del nuovo e vecchio mondo: si baserà sui 1492/100 e i curatori garantiscono che tutti i vini recensiti saranno delle vere e proprie scoperte.  Accanto alla valutazione dei vini ci saranno quelle delle aziende, che andranno da una a tre caravelle.

Guida con scala Rocco Siffredi

Ispirandosi all’attore hard i degustatori di questa guida hanno pensato di dare punteggi a cazzo, sbizzarrendosi in scale numeriche inventate sul momento.

Guida con scala 44 gatti

Questa guida si rivolgerà ad un pubblico alle prime armi, strizzando l’occhio anche ai giovanissimi. Il metodo di valutazione è semplice: ogni voto in centesimi andrà messo in fila per 6 con resto di 2, sommandoci il risultato di 6×7 e aggiungendo 2.

Guida con scala Divina Commedia

Guida divisa in tre parti. La prima ospiterà 34 cantine, la seconda e la terza 33. Quindi  una guida con solo 100 cantine, dinamica e facilmente consultabile.   I voti saranno dati secondo il sistema tolemaico: si avranno così sette tipi di valutazioni  ed un ottavo, molto particolare, chiamato della stella fissa (massimo voto ottenibile).  A quest’ultimo, sempre in onore del sistema a cui Dante si rifà  più volte nella Divina Commedia, si riconoscono due movimenti: quello bancario in uscita dal conto del produttore e quello, sempre bancario ma in entrata, del curatore della guida.

Guida con scala condominiale

Una guida finalmente per tutti! Saranno degustati vini quotidiani, adatti a tutti,  semplici, piacevoli, dal prezzo basso. Metodo di valutazione diviso in millesimi con un’ulteriore ripartizione tra SCALE  A – B – C – D,  considerando anche il fatto se le vigne delle cantine siano in affitto o di proprietà.

Guida con scalinatèlla longa, longa, strettulélla, strettulélla

Una guida specializzata sui vini del Sud Italia che valuterà con una scala comprensibilissima a tutti: si daranno da 1 a 10 pizze, con però la variante degli ingredienti: i vini strutturati avranno anche un voto da 1 a 10 salsicce, quelli bianchi da 1 a 10 mozzarelle, quelli spumanti da 1 a 10 rutti liberatori e così via.

Dio come siamo caduti in alto!

 

Era il 14 maggio 2019 e scrissi questo articolo dal titolo “Punteggi vino: arriveremo a dare 110 e lode?”

Sono passati poco più di due anni e quella che lanciai come una boutade è diventata realtà. Una guida ha conferito punteggi in “centodiecesimi”, rendendo di fatto un voto come 99 piuttosto basso e quelli sotto a 90 buoni per aceti industriali di scarso valore.

In realtà non sarà così, almeno spero, anche perché credo sia chiaro a tutti che il punteggio alto, sempre più alto, ha i giorni contati. Da una parte perché le scale di valutazione non si possono inventare a casaccio (oddio…) dall’altra perché dopo 110 si potrà arrivare a 120, 130, 1000, un milione , ma più si salirà e più un punteggio risulterà incomprensibile e assurdo. E’ ormai lampante che questi punteggi sempre più alti servono non tanto per far sapere al consumatore quanto un vino è buono, ma per attirare l’attenzione del produttore o dell’importatore.

Noi redattori e produttori di guide vini (cartacee e online) ci stiamo dando la zappa sui piedi: abbiamo perso di vista il reale scopo di una guida, che è quello di informare il consumatore finale e non di fare pubblicità al produttore x  o y.

Molti si sentono più importanti se danno voti più alti ma non si capisce una cosa: più si alzano i voti  (da una parte per avere un riscontro pubblicitario, dall’altra per quello mediatico) più ci allontaniamo dall’essere credibili. Più tutti i voti si affollano verso il fatidico 100 (o 110) più il consumatore finale e il produttore non capiscono il reale valore del vino, ma solo che se non si prende almeno 99 è roba da buttare nel cesso.

In realtà mai come adesso esistono sempre meno vini difettati, problematici, poco incisivi e quindi “sparare alto” da una parte obbliga a farlo sempre più, dall’altra scopre la coperta dall’altro lato, non creando più scale credibili di valori ma un paradiso e purtroppo un inferno, dove vengono relegati (dalla critica, dai consumatori meno attenti)  tutti quelli che non sono nell’altro.

Non per niente alcune guide hanno cercato di svincolarsi dai punteggi, creando delle classifiche diverse, oppure basandosi su vecchie intelligenti graduatorie dove le valutazioni  rappresentano un range più ampio e ben gestibile.

Non per niente critici seri e indipendenti si guardano bene, nei loro articoli, dal dare voti ma cercano di creare storie da cui si può percepire il valore della cantina, del produttore, dei vini.

E’ brutto ammetterlo ma chi bazzica il mondo delle guide da tanti anni non è stato un bravo maestro. Un maestro ti porta a conoscere e grazie a questo dare giudizi equilibrati: invece questa foga verso il voto più alto ha come contraltare il web e/o il poco giornalismo scritto dove quasi sempre si osannano produttori che forse avrebbero bisogno più di consigli da amico, e tutto questo perché “la critica” o parla bene/benissimo o non parla.

Inoltre una guida sarebbe il luogo per antonomasia dove  far capire che esistono le sfumature, che niente è bianco-bianco o nero-nero, ma purtroppo questo priapismo numerico porta a non vedere quello che c’è nei vari livelli tra bianco e nero, perché questi  livelli vengono di fatto cancellati e rimane solo l’Empireo (sempre più affollato e quindi sempre più scomodo e inutile ) e l’inferno ( composto da “demoni” e da tanti “angeli decaduti”) pieno come non mai.

Sono convinto che il 110 (con lode, bacio accademico e magari in futuro bacio alla  francese e, forse, notte di fuoco) non sarà l’ultima spiaggia del cielodurismo numerico: se viene usata una numerazione in 110/100, che tra l’altro è comprensibile solo in Italia, niente vieta che se ne possano inventare altre, come ho “dimostrato” qua sopra.

Insomma ci si potrà purtroppo sbizzarrire, sapendo però che il dazio da pagare sarà sempre quello: una ineluttabile minore attenzione del pubblico a cui ci dovremmo rivolgere, quello dei consumatori finali.

Per quanto ci riguarda noi continueremo a dare i voti che abbiamo sempre dato, perché la coerenza, anche  se non serve a vendere, ti fa sentire bene la mattina quando ti guardi allo specchio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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