Perchè Framonte 2018 è il mio vino preferito del 20215 min read

Novità, giudizi e incomprensioni di un outsider del Sangiovese di Romagna

Il Framonte di Casetta dei Frati non solo è il mio vino preferito del 2021 ma anche quello che ha scaturito più conversazioni tra quelli che lo hanno bevuto con me lo scorso anno.

Il fatto più rilevante è che risolve un dubbio stilistico e di servizio mentre afferma la validità di un’associazione di produttori. Ma soprattutto evidenzia una debolezza della critica su un tema recente.

Framonte 2018 ha risolto un dubbio stilistico e di servizio

I vini di Modigliana, una piccola sottozona della Romagna dedita al Sangiovese, sono in prevalenza segnati da aromi riduttivi dovuti ad una vinificazione in mancanza di ossigeno. L’idea di base è che questa tecnica dovrebbe aiutare il vino a muovere i profumi di mirtillo e frutta boschiva insieme a tutto il sottobosco, dall’erba bagnata fino al muschio. Rimane però un problema legato al controllo di questa tecnica in quanto la riduzione, se portata all’eccesso, sviluppa odori sulfurei e puzzolenti come la cipolla rancida. Generalmente questi profumi possono essere eliminati con il semplice contatto con l’aria grazie alla decantazione e nei casi più estremi ad una vigorosa agitazione della caraffa per qualche minuto.

La riduzione nel Framonte 2018 è semplicemente perfetta. Appena aperto il vino rimane chiuso e austero ma i profumi riescono comunque ad uscire lentamente rendendo questa tecnica un perfetto veicolo per lo sviluppo della struttura e degli aromi. L’austerità del vino e’ ulteriormente aiutata e resa protagonista dal fatto che questo vino non fa nessun passaggio in legno ma spende dieci mesi insieme alle sue fecce nel cemento. Sul palato l’acidità vince sui tannini che rimangono vellutati sulle gengive, mentre il finale riporta leggermente tutti i profumi avvolti in una nota sulfurea.

Questa sua particolarità lo posiziona come un vino per  una sommelerie di alto livello dove la scelta della decantazione diventa legata al percorso e al gusto del cliente e alla sensibilità di chi sta in sala. E’ un vino che regge benissimo tutti i piatti legati a sangiovese di impronta ossidativa, come il piccione e il coniglio in porchetta, ma allo stesso tempo riesce a farsi capo su pietanze basate sull’umami come un beef bourguignon o un risotto ai funghi.

Produttori di Modigliana.

Framonte 2018 afferma la validità di una associazione di produttori

Casetta dei Frati ha sempre fatto buoni vini ma difficilmente negli ultimi anni era riuscita a tenere testa ai produttori che più stavano crescendo, come Villa Papiano e Mutiliana. Lo scatto di livello dell’azienda non è un caso da analizzare singolarmente. Recentemente alcune aziende della zona sono riuscite a migliorare drasticamente la qualità dei loro vini, come Il Teatro, Lu.Va. e la prima annata della nuova gestione della storica Castelluccio.

Quello che accomuna tutti questi produttori è la partecipazione all’associazione di Stella dell’Appennino. E’ inevitabile che il mettersi a confronto, sia a parole che con il bicchiere, sia la chiave per interpretare questo salto qualitativo. Non stiamo parlando però di un copia e incolla di idee ed ispirazioni, in quanto Framonte ha forse delineato un nuovo standard che i vini di Modigliana che non fanno lunghi affinamenti in legno potrebbero seguire.

Framonte 2018 ci parla della critica odierna in Italia

Probabilmente avrete letto articoli e blog che denunciano la critica di oggi come incapace di fare recensioni negative facendo sembrare tutto una leccata di c… al famoso chef di turno, usando poi come esempio virtuoso la stroncatura americana del ristorante Bros di Lecce. 

Leggendo l’articolo mi sono fatto due domande. Qual è lo scopo di questa recensione a parte la mancanza di costruttività e il puro intrattenimento? Se questa blogger vi consigliasse un ristorante voi ci andreste sulla base della sua sola credibilità?

Nel parere di chi scrive, il compito della critica non è quello di fare recensioni positive o negative ma quello di evidenziare le eccellenze e aiutare i consumatori verso acquisti più coscienti. Robert Parker non ha mai evidenziato i punteggi bassi, in quanto era molto più interessato nell’aiutare il pubblico nelle scelte.

L’Italia di oggi invece non è minimamente interessata a questo. Quali sono allora le colpe della critica mentre i consumatori trovano interesse nel leggere una blogger che spala escrementi sul ristorante stellato di turno? Dov’è finita la responsabilità dell’essere influenti e la ricerca dei nuovi territori nel mondo del vino Italiano?

Una volta un critico doveva ricercare nuove zone, parlare coi produttori (il più delle volte uno contro l’altro), fare una generalizzazione dello stile dell’area e rendere nota, con difficoltà, la scoperta fatta. Oggi sono associazioni come Stella dell’Appennino, Mamoja o Vignaioli di Radda che fanno quel lavoro che una volta era relegato alla critica, semplificando fortemente il lavoro di chi dovrebbe giudicare il vino. Ma in risposta a questi sforzi, sia di tempo che di denaro, arrivano sempre risposte deboli.

In conclusione

Non metto in dubbio il fatto che forse il Framonte 2018 è venuto buono per una semplice botta di culo o per un’intuizione che Renzo Morresi e Francesco Bordini hanno avuto. Ma resta il fatto che questo vino è riuscito a gestire la riduzione con eleganza e a risaltare in un Sangiovese, a mio parere, in maniera unica.

E’ un vino che è cresciuto facendo squadra insieme a un areale in costante crescita, che però ancora la critica non è riuscita a valorizzare.

E io, nel mio piccolo, non posso fare altro che consigliarvelo.

Buon anno.

Nelson Pari

Classe 1989, nato nella felliniana Rimini, da 10 anni residente nell’isola di Albione (Londra, UK). Dopo un Master in chitarra Jazz conseguito al Trinity Laban di Greenwich, si lancia nel mondo del vino. Supervisore eventi a 67 Pall Mall di Londra, il club privato di “fine wine” piú prestigioso al mondo, e Certified Sommelier per la Corte dei Master Sommelier. Il suo vino preferito e’ Mouton Rothschild 1989 in abbinamento a Kind of Blue di Miles Davis.


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