Pasquale Pelissero: una piccola perla contadina nel mare del Barbaresco6 min read

Diversi anni fa nelle vigne accanto a quelle della famiglia di Pasquale Pelissero ci lavorava un calabrese che continuava a insistere “Ma dai Pasquale! Hai 30 anni, non sei spostato e non hai figli, così non va bene. Vieni con me in Calabria la prossima volta che scendo, ti faccio conoscere mia cugina, una proprio adatta a te!”

Dillo oggi, dillo domani alla fine Pasquale decide di andare, solo che a lui non piacque la cugina ma la sorella di quel calabrese che poi diventò lo zio di Ornella Pelissero. Un anno di fidanzamento a distanza, cadenzato solo da lettere e poi, la seconda volta che Pasquale  vide quella donna fu il giorno del matrimonio.

Ornella

Da quel matrimonio nacquero tre femmine e la prima, Ornella Pelissero, è quella che oggi porta avanti l’azienda di famiglia.

Mentre Ornella mi raccontava questa bella storia mi è venuto in mente Fogazzaro e il suo Piccolo mondo antico, anche se queste vicende  risalgono  a circa 50 anni fa e non all’Ottocento. Proprio questo però ci fa capire quanto sia cambiata drasticamente la vita nella Langa in nemmeno mezzo secolo.

Ma certe radici, anche oggi, sono difficile da dimenticare e così l’azienda porta sempre il nome del padre di Ornella (da tempo scomparso) e i ritmi sono quelli di una volta, dettati dalla minuziosa voglia di Ornella e di suo figlio Simone di non sfigurare in un mondo di produttori in teoria molto più “moderni” ma sicuramente più visibili di loro.

Simone

Ormai  infatti le aziende celebri hanno sale da degustazione quasi asettiche, con calici che incutono timori reverenziali, mentre  da Ornella c’è una piccola cucina, un tavolo e le degustazioni sono inframezzate da salami, carne cruda, tajarin, coniglio in umido etc.

Il piccolo mondo antico del padre  si ritrova in Ornella, nella sua accoglienza regalmente contadina, nel suo modo leggermente ansioso ma efficace  di mettere a proprio agio le persone, nel suo farsi in quattro per lasciare ricordi indelebili, nel suo aver imparato a cucinare bene (“Ma il coniglio lo cucina mia madre perché voglio troppo bene a quei piccoli animali!”) per dare una superba accoglienza ai suoi ospiti. Tra i ricordi avrà sicuramente il posto d’onore quello dei nove-cani –nove, tutti rigorosamente bastardi di razza, che vengono a richiedere coccole appena scendi di macchina.

Uno dei nove

La Cascina Crosa è leggermente defilata dal traffico turistico di Neive: qui bisogna proprio venirci apposta, anche rischiando di sbagliare strada (come ho fatto io) per colpa di un cartello ingannatore.

Ma invece non c’è assolutamente  inganno nei  suoi vini, anzi c’è tanta verità e attenta rispondenza al vitigno. Questo grazie a Simone che segue le uve in vigna e lei che le vinifica in cantina. 

Qui parte un’altra storia. Ornella ha fatto solo un anno di scuola enologica perché il padre riteneva che le donne fossero fatte per fare figli e non per gestire aziende e cantine. Di questo fatto se ne è sempre fatta un cruccio e, non per niente, Simone ha studiato sei anni alla Scuola Enologica ad Alba.

Altro flash! Quando Ornella mi ha raccontato questo mi è venuto in mente Giulio Gambelli e il suo  “inferiority complex” di non essere diventato enologo o enotecnico. Questo non l’ha certo fermato nel far nascere  vini che sono passati alla storia.

Una parte dei loro vini

Non so se Ornella farà vini che passeranno alla storia, però la qualità dei suoi prodotti, dalla Favorita fino al Barbaresco Riserva è sicuramente molto alta ed è accompagnata da un clamoroso e vantaggiosissimo (per chi compra) rapporto qualità/prezzo che forse non ha eguali nelle terre del Barbaresco.

A proposito, mi scuso con Ornella e con voi ma non potrò parlare in questo articolo di una bella fetta dei suoi vini perché nelle prossime ore inizieremo a pubblicare i risultati dei nostri assaggi di Langa e quindi non mi sembra il caso adesso di anticipare i suoi.

Però posso parlare di quelli non in guida, e non perché non sono buoni ma perché non rientravano, come tipologia, nei nostri assaggi.

Al primo posto una sorprendente Favorita 2022, grassottella, armonica, persistente, che si è abbinata perfettamente anche con la carne cruda battuta al coltello. Poi un giovanissimo sauvignon, da vigne di terza foglia e una Freisa che mostra quanto questo vitigno possa dare in Langa e non solo. Mi scordavo un Alta Langa Brut appena sboccato (da nemmeno 15 giorni), pinot nero in purezza, a cui mancano solo 6-8 mesi di affinamento in bottiglia. Una gamma ampia, forse troppo, specie per una cantina che non ha certo la possibilità di avere numerosi e comprovati canali di vendita.

Ornella alle prese con i tajarin

Tutto nasce da 8 ettari di vigneto, parte accanto a Cascina Corsa e il rimanente tra Roero e astigiano, anche se (credo sia un caso unico in Piemonte) Ornella produce nemmeno 1000 bottiglie di  un Cinque Terre, con vigne vicino a Corniglia che, da quanto ho capito, diventa la scusa per un “buen retiro” ligure una o due volte al mese.

Non potendo parlare del loro Dolcetto, delle loro Barbera, dei Nebbioli e naturalmente dei Barbaresco (però vi consiglio vivamente di andare ad assaggiarli…) cosa resta da dire? Resta la sensazione di aver toccato una piccola perla ancora nel suo guscio di 50000 bottiglie annue, che solo una sontuosa schiettezza fatta ragione di vita impedisce di proporre e vendere ai prezzi che meriterebbero.

Se passate dalle Langhe fateci un salto: non ve ne pentirete.

Pasquale Pelissero, Via Crosa, 2, Neive

Cell. 328 2028446

info@pasqualepelissero.com

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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