Paolo Valle Presidente FCO: “Resistiamo grazie alla grinta, alla passione e alla voglia di fare dei friulani.”7 min read

Per la serie “Un anno dopo” Intervistiamo Paolo Valle, Presidente Consorzio Friuli Colli Orientali.

“Apro questa intervista come lo scorso anno, cioè con i complimenti per il testo sull’andamento annuale della vendemmia nei Colli Orientali. Testo veramente approfondito e indispensabile  per capire il vostro territorio. Da esempio per gli altri consorzi italiani. Ma prima di parlare di cosa è successo quest’anno vorrei che ci dicessi cosa è successo a te di recente, perché è bene che nessuno prenda la cosa alla leggera.”

“Ho passato 10-15 giorni in un reparto Covid, dove ho capito che tante cose che facciamo senza dargli il giusto peso possono portare a conseguenze gravissime . Lo dico perché le ho vissute in prima persona. E’ da poco che posso parlare con questo tono quasi normale, dato che sono rimasto sette giorni senza poter parlare perché i polmoni in pratica erano atrofizzati e non c’era possibilità nemmeno di comunicare con i medici e con gli infermieri. Sono bruttissime situazioni e non voglio descrivere altre cose ancora più tristi, ma mi rivolgo a tutti dicendo che quello che ci dicono di fare per evitare il contagio e che non molti prendono alla lettera andrebbe seguito senza sgarrare di una virgola, perché le conseguenze sono tragiche.”

Friuli Colli Orientali mappa

“Ti ringrazio e mi scuso se ti ho chiesto di parlarne ma mi sembrava giusto in questo momento riportare la tua esperienza. Noi ci siamo visti a giugno 2020 e ti avevo intervistato a marzo. Cosa è cambiato nella denominazione in un anno di Covid a livello consortile?”

“Mi fa piacere che sottolinei in un anno di Covid, perché c’erano e ci sono un sacco d’idee ma in una situazione come questa anche la vita consortile ha subito delle variazioni. Anche se cose buone sono state fatte, come la relazione tecnica a cui ti riferivi prima  e di cui siamo veramente orgogliosi. Ti riporto un dato: la presentazione della relazione è stata fatta giocoforza online e durante la diretta  siamo arrivati anche a 1400 persone collegate: non erano solo produttori, anzi  avevamo collegate varie figure professionali. Proseguendo su questa strada abbiamo pensato di dedicare una struttura del Consorzio alla comunicazione, cercando un modo totalmente innovativo. Abbiamo deciso di essere noi ad andare verso il consumatore e il mercato con una struttura che si chiama Tasting Accademy  e sarà una cosa veramente particolare, che potrà essere utilizzata per raccontare non solo un vino ma il nostro territorio a 360° ed essere utilizzata a distanza o sul posto. Anche per i produttori sarà importante perché diventerà il luogo dove si potranno confrontare tra loro e con il mercato.”

“E a livello commerciale com’è andata?”

“Un po’ come in tutta Italia, sia per i nostri vitigni autoctoni che per gli internazionali. Del resto la nostra zona è votata per circa un 70-80% alla vendita nel settore HoReCa e qualche battuta d’arresto l’abbiamo subita.”

“Hai dei dati?”

“Non abbiamo ancora dati precisi ma si parla di un 20-25% in meno, in parte riassorbito dalla vendita in loco e successivamente da un risveglio di alcuni mercati esteri, tipo Inghilterra.”

“L’anno scorso ti chiesi quale poteva essere il punto di non ritorno e mi dicesti che non avevi il coraggio di immaginare il problema pandemia oltre maggio 2020: tra poco siamo a maggio dell’anno dopo. Cosa avete fatto per  resistere e chi e cosa vi ha aiutato?

“Abbiamo resistito grazie alla grinta, alla passione e alla voglia di fare dei friulani. Ci ha sorretto la voglia di produrre dei buoni vini nel nostro territorio. Per tornare un attimo all’Accademy, uno dei suoi elementi fondamentali è il poter presentare anche quasi 200 vini dei Colli Orientali DOC che hanno ottenuto riconoscimenti da giornali, concorsi, e guide, in Italia e nel resto del mondo. Il bello è che non sono vini di una decina di aziende ma di molte, molte di più, sparse su tutto il nostro territorio. Significa un livello qualitativo alto e diffuso, e di questo siamo fieri.”

“Posso anche sbagliarmi e chiedo il tuo parere. Fermo restando il livello molto alto dei vostri vini non mi sembra che sia corrisposto da un equivalente e molto diffusa ristorazione di qualità a vari livelli. Faccio un esempio: in Langa mangi bene ovunque, nei Colli Orientali non mi sembra invece ci sia questa attenzione a crescere in funzione del settore turistico.”

“Questo fa parte di un retaggio culturale che appartiene un po’ al passato. Se vuoi anche dal punto di vista dei produttori ce ne sono alcuni a cui non interessa minimamente parlare con i giornalisti perché sono sempre molto impegnati nel loro lavori, sia in vigna che in cantina. Forse è anche una questione caratteriale. Con altri presidenti di consorzio, come per esempio quello del Collio, stiamo cercando di lanciare il messaggio che un territorio come il nostro non può solo produrre ottimo vino ma deve diventare un “sistema” che riguardi anche altri comparti tipo quello della gastronomia, con cui siamo alleati ma che non possiamo influenzare più di tanto e ancor meno gestire. Su questo stiamo lavorando e anche grazie all’Accademy i ristoratori verranno in Consorzio, degusteranno, conosceranno meglio i vini e il territorio da vicino senza spostarsi da una sedia o addirittura dal loro ristorante. Speriamo serva per far alzare il livello, anche se per quanto conosco il livello della ristorazione  è già molto alto.”

“Arriviamo ad un altro “puntum dolens”: glera e quindi Prosecco. Problema o opportunità?”

“Nel nostro territorio è meglio che la glera non ci sia. Questo per alcuni motivi, tra cui che nel nostro disciplinare non abbiamo un vino spumante o frizzante. Inoltre, se dovessimo puntare su una varietà per fare vini spumanti  io punterei su un’uva storica dei Colli Orientali, cioè la Ribolla, che si trova sul nostro territorio, in particolare nella zona di Rosazzo, fin dal 1600. Il Consorzio si sta domandando se inserire nel disciplinare una Ribolla Gialla Spumante, mentre torno a dire che la glera non la vedo bene sulle nostre colline. Se invece mi chiedi della glera all’interno del Friuli Venezia Giulia i parametri cambiano, perché nella parte pianeggiante del Friuli c’è già tanta glera  piantata.”

“C’è anche un sacco di ribolla gialla piantata.”

“Si, però non raggiunge neanche un terzo o un quarto della glera. E’ stata piantata perché qualcuno ha pensato fosse un’alternativa al Prosecco, ma sia come produttore che come presidente dei Colli Orientali sono convinto che la Ribolla non sia sostitutiva del Prosecco. Ha caratteristiche tecniche completamente diverse dalla glera e quindi l’una non può sostituire l’altra.”

“Ma l’una può “aiutare” l’altra… andiamo avanti. MI sa tanto che hai già risposto a questa domanda: Quale pensi che, in futuro, possa essere il vino/vitigno dei Colli Orientali più importante e che potrà avere maggiore visibilità?”

“Non sono dotato di sfera di cristallo ma da buon produttore di collina io punterei sempre sul friulano, anche negli uvaggi, perché è  un vitigno che identifica il nostro territorio, tant’è che è la varietà più piantata nei Colli Orientali. E’ il vino che si beve in zona, che si è sempre bevuto, è il vino bandiera  che purtroppo per i noti problemi di alcuni anni fa (Impossibilità di usare il termine Tocai sulle etichette perché già usato in Ungheria. n.d.r.) ha perso un po’ la sua identità ma secondo me potrà e dovrà riconquistarla.”

“Tu personalmente quando devi bere un vino dei colli orientali, cosa bevi?”

“Lo stai chiedendo a uno che non è un bevitore ma un’amante del vino! Mi piace bere di tutti, partendo proprio dai rossi friulani di cui si parla sempre troppo poco e che stanno cambiando moltissimo. Abbiamo le varietà precoci che sono sempre più precoci e le tardive che diventano sempre meno tardive. Comunque se devo bere un bicchiere vado sul Friulano, ma ci sono diversi uvaggi a base friulano che sono notevoli.”

“E quando non bevi vini friulani cosa bevi”.

“Sono un amante di vini rossi: dalla Toscana, alle Langhe a vini del sud: ho assaggiato recentemente dei Montepulciano, dei Nero d’Avola veramente raffinati e complessi, assolutamente non opulenti come anni fa.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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