La prima notizia, arrivata pochi giorni dopo inostri assaggi è che finalmente l’infinita tiritera che trovi attualmente in etichetta “Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero”, fuori dal tempo e commercialmente deleteria, sarà sostituita dal marchio “Classese”, che può piacere o meno, però è sicuramente un grande passo avanti per la riconoscibilità immediata del vino e di questa terra di collina che mai come oggi ha bisogno di certezze e idee.

Questo non tanto per i loro metodo classico ma per il tanto (forse troppo) vino di altre tipologie non di alta qualità prodotto in zona.
Ma lasciamo da parte le dolenti note e occupiamoci degli Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero che da domani potranno essere chiamati Classese.
Che l’Oltrepò sia la terra del pinot nero dal punto di vista quantitativo lo sanno anche i gatti, tant’è che non è certo uno scoop affermare che in passato (solo in passato?) tanto pinot nero locale è partito per dare man forte ad altre e più famose denominazioni. Da circa 7-8 anni però, senza alcun dubbio per quanto riguarda i metodo classico lo è anche dal punto di vista qualitativo. Oramai in Oltrepò ci sono almeno 30-40 produttori di metodo classico che non solo mettono sul mercato ottimi spumanti, ma lo fanno a prezzi veramente concorrenziali e con vini che mediamente sono di qualità superiore ai Pinot nero spumanti delle altre zone d’Italia.

Sicuramente per quanto riguarda lo chardonnay zone come Franciacorta, Trento DOC, Alta Langa sono a livelli più alti rispetto all’Oltrepò, ma quando si parla di metodo classico a base pinot nero ormai questa terra è per noi al primo posto sia come qualità che a maggior ragione come qualità-prezzo.
Sembrerà una semplificazione estrema ma in Oltrepò Pavese i Pinot nero profumano di pinot nero e questo, in un mare magnum di spumanti con profumi spesso rabberciati o inesistenti, è un grande pregio! Magari mancano un po’ di complessità aromatica nei vini giovani ma questa te la ritrovi puntualmente nelle cuvée più mature. A questo aggiungiamo che anche le vinificazioni in rosé mantengono un buon profilo qualitativo e soprattutto aziende che fino a ieri davano da pensare hanno presentato quest’anno degli spumanti di tutto rispetto.

Difficilmente in questi articoli in cui presentiamo i risultati generali delle degustazioni facciamo nomi di cantine, ma dobbiamo fare un’eccezione perché vogliamo parlare di un’azienda che rappresenta la croce e delizia dell’Oltrepò, La Versa. Grande cantina dall’andamento societario e finanziario più che tormentato (e con lei purtroppo tanti piccoli e medi produttori di uve), però quando si parla di produzione bisogna fare tanto di cappello perché riesce spesso ad esprimere il meglio del pinot nero metodo classico di questa terra. E’ emblematica di quello che è l’Oltrepò adesso: un mondo enoico in difficoltà ma con grandi, grandissime potenzialità che per adesso riesce ad esprimere bene solo nei metodo classico.
Ma veniamo ai vini: anche se non si è ripetuto l’exploit dello scorso anno quando quasi l’85% dei vini raggiunse o superò gli 80 punti abbiamo però ben sette Vino Top, quindi addirittura 2 in più rispetto allo scorso anno e da sette cantine diverse.

Questo è un chiaro segno di quanto dicevamo prima e cioè che l’alta qualità degli Oltrepò Pavese sta arrivando da più aziende. Tutto questo con prezzi che partono per i millesimati più giovani attorno ai 22-28 euro per arrivare a quelli con 10-15 anni di affinamento ai 50-55 euro. In tempi in cui diversi prezzi di importanti spumanti arrivano a cifre da affezione in Oltrepò potrete trovare grandi bottiglie a cifre umane.
