“Non sono ammesse scorciatoie”: un libro che sembra fatto per certe generazioni e invece…3 min read

Nonostante il titolo perentorio mi sono approcciato al libro con una malcelata allegria, dovuta anche ai molti scritti internettistici precedenti dall’autrice, tutti molto seri ma profondamente improntati al quaazzeggio (vedi Lillo e Greg  e il grande capo Estiquaatsi) più profondo e complesso.

Le prime pagine sembravano darmi quasi ragione ma è bastato poco per dovermi, controvoglia ammetto, resettare su campi quasi tutti minati del vivere o sopravvivere quotidiano.

La storia, anzi le storie, che Raffaella Guidi Federzoni, “attualmente export manager presso la Fattoria dei Barbi” (cit.) mette in mostra in questo libro non fanno sorridere ma fanno pensare. Fanno pensare a ruoli sociali più o meno ritagliati a misura,  a periodi della nostra storia recente, a (tema per me difficile da affrontare) come invecchiare senza perdere dignità e cognizione dell’invecchiamento e ad altre cose che ognuno, di qualsiasi età, potrà scoprire leggendo il libro.

Ad un certo punto della lettura ho avuto paura. Un po’ per me ma soprattutto per  l’autrice e mi sono salvato solo sperando che il racconto, spesso in terza persona, non sia del tutto autobiografico.

Questo perché tocca un punto che moltissimi giovani della mia età nell’età giovanile (in altre parole gli anni ’70 del secolo scorso) hanno vissuto per interposto telegiornale o amico/a ma spesso mai in primissima persona.  

Parlo della tragedia delle droghe pesanti e a questo aggiungo altri temi che non potevano non toccarmi, come il mito (positivo o negativo, a seconda di come la pensavi) dell’America che sta per Stati Uniti, della consapevolezza di vivere in un periodo estremamente positivo e quindi il non capire perché sentirsi fuori posto, fuori luogo, fuori sintonia soprattutto con i genitori ma anche con tanta parte di chi ti stava attorno.

Se poi ci mettiamo, questo vissuto assolutamente in prima persona per fortuna, il rapporto con il sesso e  l’altro sesso, la lettura di questo libro ti riporta verso ambiti che magari hai voluto dimenticare ma che lui, giustamente ti rimette davanti agli occhi perché, citando il titolo, “Non sono ammesse scorciatoie”.

Ma per un lettore, mi ripeto di qualsiasi età,  le scorciatoie sono ammesse e anche il vivere queste storie con  distacco ma con l’attenzione che meritano.

Perché mi ripeto? Perché dalle mie poche righe potrebbe sembrare un libro per determinate generazioni ma invece è proprio adatto alle più recenti, a cui può far vedere errori da non ripetere e che, alla fine, quelli che oggi sono i loro genitori, allora avevano quasi gli stessi problemi, le stesse speranze e le medesime delusioni.

Si parte con una bambina che ancora non pensa nemmeno a diventare donna e, passando per una donna che vive l’anzianità con triste decoro, si arriva a parlare di una donna diventata tale credendo di volerlo, e infine di una donna che, tutto sommato,  vuole esserlo fino in fondo alla sua vita e non rinnega niente. Attorno a lei ruotano personaggi  maschili e femminili che il lettore potrà decidere di assolvere o meno e che rappresentano anche stereotipi purtroppo molto attuali.

E’ un libro che, leggendolo,  ti sporchi le mani, ma lo fai perché vuoi andare avanti anche sapendo che avanti c’è qualcosa che potrebbe non piacerti. In fondo in fondo però sai che avanti c’è solo la vita, la tua e quella della protagonista e sono convinto che ogni lettore, chiudendo il libro, si sentirà un po’ peccatore, un po’ santo e un po’ laicamente agnostico. Specie se farete parte del terzo gruppo questo libro vi servirà, non poco.

Leggetelo!

Raffaella Guidi Federzoni

Non sono ammesse scorciatoie

Scatole Parlanti editore

Euro 16.

Sui principali canali di vendite online.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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