Niente neve su Trento, solo bollicine6 min read

Verrebbe da dire “bollicine a tutto gas” o, per dirla alla romagnola “a tutta manetta”, per rendere un minimo l’dea sull’aria che si respira passeggiando in questo periodo per la città di Trento. Si chiama per l’appunto “Bollicine su Trento” la manifestazione dedicata al TrentoDoc e organizzata dalla Camera di Commercio,dalla Provincia autonoma di Trento in collaborazione con Trentino Marketing S.p.A., dall’Istituto TRENTO DOC con la partecipazione delle Strade del Vino e dei Sapori del Trentino.

Ho dimenticato qualcuno? Spero di no!

Bene, tra degustazioni e abbinamenti di qualità a tavola con piatti della cucina trentina, la kermesse intende coprire tutto il periodo delle festività, più esattamente dal 24 novembre al 11 dicembre, mentre si protrarrà fino al 8 gennaio Trentodoc on the road, il format realizzato in collaborazione con le strutture di ospitalità e ristorazione per proporre e valorizzare alcuni piatti studiati appositamente per esaltare le caratteristiche dello spumante metodo classico.

Gli appuntamenti riservati alla stampa dalla Trentino spa erano tutti concentrati nelle sale del magnifico Palazzo Roccabruna.

Qui abbiamo, io e il collega Gianpaolo Giacomelli, (sua la seconda parte dell’articolo  n.d.r.) potuto incontrare tutti i produttori di Trentodoc ed assaggiare i vini proposti,un sessantina circa. L’orario della degustazione, dalla 11 del mattino alle 17 del pomeriggio ha consentito di degustare tutti i vini con relativa calma, avendo anche tempo per scambiare qualche battuta con i produttori presenti.

Peccato solo che ai noi “vecchietti” la degustazione in piedi non si adatti più. Dopo qualche ora, infatti, tendiamo ad opporre sempre meno resistenza alla forza di gravità terrestre con conseguenze nefaste sull’orizzonte visivo. Sui vini vi rimando alla lettura del post di Giampaolo, mi limito a sottolineare che ho trovato i vini esemplari sotto il profilo della nettezza e della pulizia del corredo aromatico, sia nei casi di sboccature di sei o sette mesi che in quelle più recenti di uno o due mesi, e caratterizzati sotto l’aspetto gustativo da buone freschezze e sapidità che in taluni casi, sfiorano registri più salini.

Sala gremita al convegno post degustazione TrentoDoc, la sostenibile eleganza delle bollicine di montagna, (ma sempre titoli presi da libri o film?) incentrato su come vedono il futuro del vino e delle bollicine trentine nella società di oggi, Carlo Montanaro, direttore delle testate “Style” e “Dove”, Dario Di Vico, editorialista del “Corriere della Sera” ed Enrico Romagna Manoja, direttore de “Il Mondo”, moderati da Maria Latella, direttrice di “A”.

A mio avviso molto bel “cinema” e poche idee nuove su come risolvere gli odierni problemi di vendite del vino, che peraltro interessano purtroppo tutto il comparto produttivo del vino. D’altronde, chi possedesse la formuletta magica potrebbe disporre di audience ben più ampia. Sarebbe stato interessante, invece, sapere (anche) come vedono il futuro del TrentoDoc, i consumatori, coloro che in effetti acquistandolo e bevendolo, fanno il vero mercato. 

L’altro momento catartico (nientepopòdimeno..n.d.r.) è stato quello del sabato mattina; consegna del libro “Trentodoc, perlage di montagna” realizzato da Nereo Pederzolli e Francesco Spagnolli e “Territori a confronto”, degustazione alla cieca di quattro Champagne e quattro Trentodoc, guidata da Pierluigi Gorgoni della guida dei vini dell’Espresso, assieme a Enrico Paternoster(Istituto Agrario san Michele all’Adige). Sala piena e tensione ai massimi livelli,visto anche il parterre de Roi, costituito dai più famosi ed esperti degustatori e wine-writer italiani e non.

Confronto teso, giustamente, a mettere in evidenze le singole caratteristiche dei vini, focalizzando l’attenzione sulla ricerca e sulla individuazione di sfumature, sia strutturali,che aromatiche ed evolutive, i soli indizi a nostra disposizione per l’indagine. La maggior parte dei partecipanti ha identificato la provenienza di almeno sei vini su otto, confermando che la riconoscibilità del territorio trentino è un valore che ha raggiunto un alto grado di affidabilità, ed è quindi ben spendibile sul piano delle vendite. Ma questo non spetta a noi! 

 

 

Seconda parte

 

 

….innanzitutto prendo le distanze dal “vecchietto” Solaroli che non regge l’assaggio e da queste righe consiglio Carlo di avviarlo alla sezione “cronaca rosa” di Winesurf, …

Il TrentoDoc ormai è una realtà importante ed il simbolo di una tradizione spumantistica che in trentino è  presente da circa cento anni. Attualmente si contano 37 produttori che offrono sul mercato circa 90 etichette per un totale di circa 8,5 milioni di bottiglie e il trend è ancora in aumento. Per la stragrande maggioranza le uve utilizzate sono Chardonnay e Pinot Nero nelle più varie composizioni; il primo dona acidità, complessità e longevità, il secondo soprattutto aromi fruttati, struttura e colore nel caso dei rosati.

Una breve cronaca di quanto enologicamente interessante è avvenuto durante la nostra permanenza a Trento si può dipanare attraverso 3 eventi che meritano alcuni cenni:

la mattina del venerdì una interessante degustazione ha proposto 5 micro verticali delle seguenti cantine:

Metius con Methius Riserva 2006 – 2005 – 2002

Altemasi con Altemasi Graal Riserva 2003 – 2000 – 1998

Abate Nero con Riserva 2003 – 2002 – 2001

Istituto San Michele all’Adige con Mach Riserva del Fondatore 2007 – 2006 – 2002

Ferrari F.lli Lunelli con Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2001 – 1994 – 1991

 

La degustazione ha messo in luce l’ottima tenuta nel tempo del Trentodoc che può donare sorprese inaspettate a chi ha la pazienza di attendere.
In particolare, un monumentale Giulio Ferrari 1991 ha messo d’accordo tutti sulla sua grandezza ribadendo ancora la sua centralità come punto di riferimento importante per i vignaioli del trentino e non solo.

 

La stessa mattina il banco d’assaggio ha offerto una panoramica delle annate in commercio: in questo momento le riserve sono sul mercato con un millesimo tra il 2005 e il 2007 e i base,  millesimati e non, sono sul mercato con la vendemmia 2008.

 

La qualità è. Last but not least, la riconoscibilità,  stata confermata dall’assaggio comparato tra TrentoDoc e Champagne che, malgrado la quota altimetrica simile,  ha messo in mostra nette differenze tra le due compagini offrendo spunti molto interessanti per la discussione che ha accompagnato l’assaggio.

Per molti dei partecipanti il “profilo acido” ha fatto la differenza tra le due zone, personalmente la differenza mi apparsa molto più chiara sul livello di “complessità”, al di la degli stili, che le due zone hanno offerto: pur se un po’ “cupi” più elaborati e complessi gli champagne,  più leggiadri e disimpegnati i Trentodoc. Il tutto anche accompagnato da livelli di prezzo perfettamente in linea con ciò che un consumatore cerca negli champagne ed invece con un ottimo livello qualità/prezzo a favore della DOC trentina.

 

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE