C’è stato un momento, durante le meravigliose giornate autunnali (siamo alla fine della seconda) che hanno fatto da contorno a Nebbiolo Grapes, in cui mi sono sentito trasportato indietro nel tempo.
Saranno stati gli stucchi dei due decadenti (ma perfettamente funzionanti) hotel in cui si svolgeva la manifestazione, sarà stato il lago contornato da montagne con i picchi innevati ed i fianchi boscosi colorati delle mille calde pennellate dell’autunno, sarà stato il nebbiolo che avevo nel bicchiere, ma mi sono sentito figlio di un epoca in cui le auto ancora non si conoscevano, le carrozze sferragliavano e le belle signore erano vestite con abiti cuciti da sartine laboriose.
Mancava soltanto mi mettessi a fare il baciamano alla produttrice che mi stava versando il suo vino, magari rimettendomi a posto il monocolo, e poi sarei stato pronto per la neurodeliri.
Ma era un bel delirio quello in cui mi ha fatto cadere questa edizione di Nebbiolo Grapes, forse poco sentita dai produttori langaroli, forse con meno proposte estere delle altre volte, ma con il grande pregio di essere la cosa giusta al posto giusto.
Giusto il luogo, Stresa, di una triste bellezza decadente, giusto il momento dell’anno, giuste le sale dove si potevano assaggiare i vini: giusti soprattutto i vini.
Giusto credo anche il convegno che ha aperto la manifestazione ed a cui non ho potuto partecipare, ma di cui ho raccolto sensazioni molto effervescenti.
Giusti, lasciatemelo dire, anche i nebbioli del nord Piemonte degustati. Fara, Lessona, Sizzano, Boca, Bramaterra, Carema, Ghemme, Gattinara. Nomi che sembrano uscire da un catalogo polveroso ma che invece spero e credo rappresenteranno una fetta del futuro per questo vitigno dalla storia così nobile, approdato oramai nella geografia enologica mondiale.
I vini di queste denominazioni ( e di quelle che mi scordo e di cui mi scuso) sono prodotti che non possono passare inosservati, proprio come una bella signora in carrozza sul lungolago di Stresa. Anche quando non sono perfetti mostrano un meraviglioso “Strabismo di Venere” che non può non colpirti. Austerità? Certo! Finezza? Indubbiamente! Complessità? Senza dubbio!
Assaggiare questi nebbioli assieme a quelli ancora più riottosi della Valtellina, a quelli “diversamente simili” delle molte nazioni dove il nebbiolo a trovato casa e soprattutto accanto a quelli di Langa è stato interessante, divertente e…strano, come può esserlo degustare vini di grande struttura e potenza in un’atmosfera di languida dolcezza.
Prima di veder passare in carrozza sul lago la Bela Rosin mi fermo, consigliando però a tutti di non perdersi la giornata di domani (domenica 30) di Nebbiolo Grapes. Mi ringrazierete, magari con un mezzo adeguato all’epoca, tipo un piccione viaggiatore..