Moser veste le bottiglie di… Warth4 min read

Quando si evoca il cognome Moser la mente di un italiano (e non solo) corre subito al ricordo delle imprese del campione mondiale Francesco. In questo caso non si sbaglia, l’azienda della quale si sta parlando è esattamente quella che Francesco con la sua famiglia ha “ereditato/fondato”, grazie alle radici agricole dei suoi genitori.
L’azienda è oggi condotta dalla generazione successiva: Carlo è direttore amministrativo e commerciale mentre Matteo è responsabile del settore agronomico ed enologo, e sono rispettivamente figli dei capostipiti Francesco e Diego.
Le origini dell’azienda sono in  Valle di Cembra, caratterizzata da  ripidi pendii, terrazzamenti, muretti a secco. Inoltre l’esposizione solare, le altezze importanti fino ai 700 metri, le escursioni termiche notturne e il terreno porfirico e calcareo, garantiscono una produzione caratterizzata e comunque di grande freschezza.

I Moser con l’artista (quello con la bottiglia in mano)

È da questo contesto che parte delle uve vengono utilizzate per la realizzazione dei loro spumanti Metodo Classico: 51,151 (in riferimento al Record dell’Ora di città del Messico conquistato da Francesco nel 1984), Rosè  e Brut Nature.
La Cantina Moser è situata dai primi degli anni ‘80 presso Maso Warth, un’antica tenuta vescovile circondata da un meraviglioso anfiteatro di vigneti sulle colline di Trento. A Maso Warth c’è un’ottima ventilazione, garantita dalla puntuale presenza dell’Ora del Garda: tanto è sferzante talvolta che le pergole trentine sono state rivolte al contrario, per permettere di avere un doppio beneficio: alle foglie di essere “pettinate con amore” e alle uve di essere riparate nelle calde e assolate giornate (che a causa del cambiamento climatico diventano spesso torride).

E’ un assolato poggio completamente vitato che comprende 12 ettari di vigneti, esposto soprattutto a sud-ovest, siamo ad una quota compresa tra i 300 e i 500 metri, con un terreno calcareo costituito da Dolomia. Le caratteristiche del clima e del sottosuolo rendono questi terreni particolarmente adatti per lo chardonnay e  il pinot nero, utilizzate per le basi spumante, oltre che per quella di altre uve per i bianchi fermi come il moscato e il gewürztraminer.
Il Maso è il cuore produttivo dell’azienda, a conduzione biologica: una struttura moderna e funzionale dove avvengono tutti i processi di fermentazione, maturazione, affinamento, filtrazione e imbottigliamento dei vini.

In campo energetico il maso è riscaldato a biomassa ed è presente un impianto fotovoltaico che copre il 60% dell’energia elettrica consumata. La cantina è progettata su più livelli in altezza per sfruttare la forza di gravità. Le uve conferite al livello superiore passano per caduta a quello intermedio, all’interno della pressa e/o della diraspatrice senza l’ausilio di pompe. Successivamente il mosto fluisce per gravità al livello inferiore, in cui sono situati i tini di vinificazione.

La Cantina Moser ha raggiunto dei risultati davvero interessanti con i suoi “Metodo Classico”. Non paghi dei risultati raggiunti, ora puntano a valorizzare i loro altrettanto interessanti prodotti fermi. Per questo hanno deciso di rinnovare l’etichetta, presentando la nuova immagine della linea Warth, firmata dall’artista trentino Paolo Tait, che già in passato ha collaborato con la famiglia Moser..
La linea Warth prevede la realizzazione di vini fermi: Gewurztraminer, Riesling Renano, Moscato Giallo, Müller Thürgau, Teroldego, Lagrein, e una selezione di teroldego, il Rubro.

Tra questi ( il direttore mi obbliga a scegliere un solo vino, è un vero tiranno!) molto interessante il Gewürztraminer, con un’ interpretazione volta a esaltare gli aromi  floreali, speziati e di frutti esotici. La naturale alcolicità di questa varietà è ben bilanciata dalla buona freschezza e dalla marcata mineralità derivante dai terreni calcarei. Caratteristiche che lo differenziano notevolmente da quelli prodotti nel vicino Alto Adige e lo rendono molto gastronomico.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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