Mosella, i cui bianchi sono una lieta novella!8 min read

Tra Coblenza e Treviri c’è una delle più affascinanti regioni vitivinicole della Germania. E’ la regione della Mosella, che prende il nome dal fiume omonimo.

Un grande corso d’acqua che disegna per circa 200 km un paesaggio che, per la sua unicità, almeno una volta nella vita bisogna vedere. Non che il luogo dove la Mosella va a finire, il Reno, non possieda paesaggi vitivinicoli altrettanto belli ed interessanti, ma questo lembo di terra gode di un surplus nell’immaginario degli enonauti e l’occasione per dare concretezza a sogni e visioni, quando si presenta, va afferrata al volo.

 

Certo, un’occasione propiziata dalla concomitanza di vari fattori; in primo il fatto di avere un gruppetto di amici, (tra i quali una poliglotta) entusiasti per natura ed eno-curiosi per vocazione, poi una certa disponibilità di tempo libero e una pericolosissima latitanza di vini germanici nella scorte di sopravvivenza.

 

Secondo un luogo comune "I tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano. Gli italiani invece stimano i tedeschi, ma non li amano". Ma, come tutti però sanno, noi romagnoli abbiamo con i tedeschi un rapporto molto particolare, quasi un debito di riconoscenza nei loro confronti. Il turismo della riviera romagnola ha per anni contato sui tedeschi; salvato il turismo e noi, giovani brufolosi, da crampi alle mani per merito della generosità della ragazze germaniche.

 

Ma sto divagando, sarà quindi meglio tornare in tema. La Mosella (Mosel-Saar-Ruwer) è una delle tredici regioni vitivinicole ufficiali, un luogo ove latita l’uva a noi cara, il sangiovese, e trova invece dominio indiscusso il Riesling la cui classificazione – come per tutti gli altri vini – si basa sull’analisi della maturazione raggiunta dall’uva al momento della raccolta.

 

A sua volta la Mosella andrebbe ulteriormente e ufficiosamente segmentata in media, bassa e alta; in totale, oltre 200 km che scorrono sinuosi come un serpente per coprirne appena la metà in linea d’aria.

Negli 8.000 e poco più ettari, (escluse le sub regioni Saar e Ruwer) non c’è solo Riesling, sebbene da sola occupi il 55%, ma trovano un qualche spazio anche altri vitigni; il Muller Thurgau il 16% e poi Elbling, Kerner, Dornfelder, Spatburgunder e da ultima con il 2% il Weissburgunder.

Il più facile e diretto indice di maturazione è il grado zuccherino, misurato dai tedeschi in gradi Oechsle di zucchero fermentescibile (approssimativamente otto gradi Oe corrispondono a un grado alcolico potenziale).

 

Il Tafelwein (vino da tavola) è la categoria più bassa e meno regolamentata; vi è permesso lo zuccheraggio del mosto fino a 4,5 per cento gradi alcolici. Si può distinguere tra: Deutscher Tafelwein (Dtw), con zucchero fermentescibile a 44°-50°Oe, e Deutscher Landwein (Ltw), con zucchero fermentescibile a 47°-55°Oe.

 I Qualitätswein (vini di qualità) si dividono in due macro-categorie, una che definisce la zona di provenienza (QbA, Qualitätswein bestimmter Anbaugebiete, che potrebbe essere la nostra Igt e che deve avere un grado zuccherino alla vendemmia di 50°-72°Oe) e una (QmP, Qualitätswein mit Prädikat) che garantisce un controllo molto più severo, per la quale non è ammesso lo zuccheraggio del mosto e che ingloba quanto di meglio si può avere dal vitigno Riesling in purezza.

 

All’interno del QmP possiamo avere sei categorie: Kabinett (67°-85°Oe; vini freschi, leggeri, fruttati, primaverili, molto piacevoli, da consumarsi subito); Spätlese (76°-95°Oe; cambia moltissimo a seconda se viene imbottigliato secco o con residuo zuccherino, ma è comunque la categoria di prestigio che si trova più facilmente in commercio); Auslese (83°-105°Oe e 7-11% volumetrico; nasce da uve parzialmente botritizzate e comincia ad “aprirsi” dopo quattro, cinque anni dalla vendemmia); Beerenauslese (110°-128°Oe; nasce da grappoli selezionati ed estremamente maturi; un vino che viene imbottigliato con un alcol effettivo tra 5,5-10°, ma con un potenziale di 18% volumetrici); Trockenbeerenauslese (150°-154°Oe; nasce da chicchi rinsecchiti e botritizzati – Edelfäule – selezionati con cura; alcol potenziale 21,5 per cento).

 

La “lunga serie” si chiude con l’Eiswein, vino che nasce non per disidratazione, ma grazie al gelo. Gli indici finali da rispettare sono quelli del Beerenauslese, ma a differenza di questo avrà una struttura acida molto più robusta. Quando troveremo sulla bottiglia la scritta trocken il residuo zuccherino in bottiglia sarà da 4 a 9 grammi per litro, se troveremo la scritta halbtrocken il residuo zuccherino sarà tra 9 e 18 grammi per litro, altrimenti si intende che nella bottiglia lo zucchero residuo è superiore a 18 grammi per litro.

 

Una nuova categoria, il Feinherbe, consente ai produttori una gestione personalizzata dei residui zuccherini. Questo quantitativo di zucchero residuo è naturale dell’uva nei vini delle categorie più alte ed è aggiunto giusto prima dell’imbottigliamento nelle categorie più “semplici”. L’aggiunta, da non confondere con lo zuccheraggio del mosto, si chiama Süssreserve.

 

Ma più che annoiarsi sulle varie e complicate, almeno per me, classificazioni dei vini, è lapalissianamente meglio gettare uno sguardo più approfondito al paesaggio. E uno sguardo dal vero alle ripide scogliere che dominano la stretta vallata della Mosella, dove la viticoltura raggiunge il suo limite settentrionale, si è rivelata un’esperienza entusiasmante.

 

Nei ripidi vigneti le macchine non possono entrare ed ogni operazione deve essere svolta a mano. Basti solo pensare che per lavorare un ettaro di vigneto in Mosella occorrono oltre 1500 ore di lavoro e questo naturalmente comporta un sensibile aumento dei costi, mentre nella pianeggiante regione dello Pfalz ne servono meno della metà. Le lavorazioni dei terreni sono estremamente difficoltose e pericolose; la fortissima pendenza e le piogge favoriscono il dilavamento degli strati più superficiali con conseguente erosione del suolo e per spostarsi tra i filari gli operai debbono aggrapparsi ai pali di sostegno delle vigne.

 

 Sulla composizione dei suoli, materia difficilissima per me, una cosa l’ho capita ed è che c’è più variabilità di quanto non si possa pensare. Per sommi capi: lungo l’alta Mosella si trovano roccia, calcare e marne, nel medio corso predomina l’ardesia del Devoniano.

 

Sulle terrazze della Mosella c’è un po’ di tutto: arenaria calcarea, limo, argilla, arenaria quarzifera e una discreta quantità di sassi. Difficile, ostile e mutevole il microclima: 706 mm di media precipitazioni annuali, e 55 di media mensile durante la vendemmia, e per contrastarne gli effetti si fanno in media una quindicina di trattamenti utilizzando l’elicottero, (vistosi cartelli avvertono il pubblico) vista la pressoché totale impossibilità di entrare nei vigneti che si affacciano sul fiume.

 

Dieci gradi di media annuale di temperatura con oltre 1400 ore di soleggiamento annuali, questi sono i dati riferiti al periodo 1961-1990 forniti dal German Weather Service. Ora i vini della Mosella godono di grande reputazione, ma nel recente passato si sono avute alcune zone d’ombra e la loro fama di vini delicati ed eleganti, grazie alla sapiente gestione dello zucchero residuo, negli anni 70 venne oscurato da una invasione sul mercato di vini pessimi e stucchevoli, prodotti su scala industriale da cooperative e grandissime aziende che hanno potuto contare su uve di scarsa qualità provenienti da vigneti posti in zone relativamente pianeggianti.

 Per fortuna, grazie al lavoro e all’abnegazione di molti bravi vignaioli, ora è molto più facile trovare vini armoniosi ed eleganti. Al di fuori dei fuoriclasse del calibro di Molitor, Haag, Egon Muller, c’è una serie di produttori che può valere davvero la pena di scoprire. Ne segnalo qualcuno: a Traben-Trarbach c’è il nuovo progetto di Richard Bocking, la rinascita di una Weingut di proprietà della famiglia fin dal 1623 ed ora alla terza vendemmia, e poi Martin Mullen, un vero artigiano che vinifica separatamente anche parcelle piccolissime dalle quali ricava una moltitudine di vini del tutto diversi tra loro. E poi Nik Weis a Leiwen con i suoi numerosi vini tutti di grande bevibilità.

 

Ma più che dei vini mi preme mettere a fuoco un paio di aspetti che ho trovato davvero sorprendenti. Mai mi sarei aspettato un’accoglienza così calorosa e di sincera disponibilità e di respirare, nei numerosi paesi che abbiamo visitato o attraversato, una atmosfera così improntata sulla cultura e le tradizioni della vite e del vino. E poi, ancora non mi spiego come i viticoltori della Mosella possano praticare prezzi così bassi (escludendo i Beerenauslese e gli Eiswein) considerando le avversità climatiche, le difficoltà di lavorazione, il conseguente aumento dei costi e le basse rese. 

 

Certo, la Mosella dista in km da noi quanto la Champagne o la Borgogna e probabilmente non ha lo stesso appeal.  Comunque da un giretto di quattro o cinque giorni non riuscirete a farvi un’idea sufficientemente fondata sui vini e sui loro stili, ma non cercate conforto nella frase di un celebre scrittore “Le cose belle son dove sono, e questo mi tranquillizza, visto che le posso vedere quando voglio”. Andateci, prima che queste atmosfere vadano perdute!

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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