Morellino di Scansano: zero tituli?4 min read

Il bellissimo articolo di Giampaolo Paglia, pubblicato  nel suo blog poggioargentiera.com (vedi)  su chi e come è stato premiato in Maremma dalle guide vini (tra l’altro la cartina usata come foto di copertina è sua, quindi grazie per il prestito) ispira ad una seria riflessione su dove stanno andando i vini di questa terra . In effetti, guardando l’elenco dei premiati si nota subito come manchino molti dei  grossi nomi, quelli che sono venuti in Maremma ed in particolare nel territorio del Morellino di Scansano, a piantare vite e a “miracol mostrare”. Inoltre se una denominazione manca all’appello tra i premiati è proprio quella maremmana storica, il Morellino di Scansano.

Vediamo di approfondire un po’: tra i premiati Giampaolo nota appunto come manchino aziende che in Maremma hanno fatto investimenti importanti  “… come Fonterutoli con Belguardo, Poliziano con Lohsa, Biondi-Santi con Montepo’..”      (a me vengono anche in mente, su un livello diverso, Rocca delle Macie, Cecchi, Principi Corsini, Tommasi, per non parlare di Lavis e di molte altre). Tutte queste importantissime aziende, a partire dalla fine degli anni Novanta, hanno piantato vigneti e costruito cantine ma ancora non hanno creato quei grandi vini che promettevano. Soprattutto il territorio maremmano non ha tratto da questi insediamenti quella spinta per affermarsi definitivamente a livello nazionale ed internazionale come produttore di grandi vini. Perché?  Tra i molti motivi  vorrei focalizzarmi su due:  una scelta sbagliata del terreno  e dei  vitigni.  Questo non perché i responsabili e gli agronomi di queste cantine siano persone incompetenti, tutt’altro.

La “corsa alla Maremma” è iniziata in un periodo in cui l’aumento medio delle temperature non era  ancora un problema all’ordine del giorno ed il merlot veniva visto come la panacea di tutti i mali. Solo qualche anno fa è stato riconosciuto dai tecnici stessi che il merlot si adatta male ai climi caldi e praticamente solo dal 2003 ci siamo resi conto che l’innalzamento delle temperature era un grosso problema per le vigne, specie in zone di per sé già molto calde e siccitose. Così diversi viticoltori si sono trovati con vigneti nuovi che, proprio perché fatti con tutti i crismi dell’enologia moderna, una volta che le temperature hanno iniziato a cambiare, producevano uve (di merlot ma non solo) con maturazioni estremamente anticipate, con gradazioni  alcoliche molto alte ma senza quella necessaria maturazione fenolica che porta, appunto, a produrre quelli che vengono definiti “grandi vini”. Così  diversi progetti (anche di produttori già presenti sul territorio che nel frattempo, si erano fatti prendere dalla frenesia del  Merlot o dell’internazionale a tutti i costi ) sono dovuti uscire dalla corsia di sorpasso e rientrare nelle corsia di marcia: in altre parole dal voler fare grandi vini, almeno per adesso,  molti stanno facendo “ solo” buoni vini. Questo errore di valutazione, che non ha portato il territorio ad essere preso in considerazione come produttore di top wines (e quindi a non “sterzare” dal punto di vista mediatico e poi commerciale) ha avuto però come piacevole conseguenza quella di  permettere al territorio stesso  ed in particolare al Morellino di Scansano di avere un momento di grande notorietà come vino facile dal buon rapporto qualità prezzo: questa caratteristica ancora lo sta aiutando in questa difficile fase di mercato. Lo notavo negli ultimi assaggi fatti: i vini base di questa quasi neonata DOCG sono in effetti tutti ben fatti e piacevoli, anche se hanno li difetto di somigliarsi un po’ troppo. Quando invece si assaggiano riserve si sente che il voler spingere sull’accelleratore porta non a grandi vini ma a vini grossi, senza eleganze, complessità  e finezze obbligatorie per voler far parte della categoria. Sul discorso della eccessiva  somiglianza tra Morellini, per non tediarvi ulteriormente vi invito a leggere quanto scrissi lo scorso anno (qui)

Comunque, pur non avendo “vini da premio” non vuol dire che in questa DOCG non si facciano prodotti di altissimo livello. Ancora non è stato  riconosciuto l’ottimo lavoro di alcuni piccoli giovani viticoltori che producono morellini di assoluta qualità: qualche nome? Celestina Fè, Poggio Trevvalle, Roccapesta.

Giampaolo Paglia nel suo articolo prende  poi in considerazione  altre zone della Maremma, per esempio il Montecucco. Su questo territorio parlerò però tra due-tre giorni, assieme alla presentazioni dei risultati dei nostri assaggi. Intanto un grazie a Giampaolo Paglia per dare voce in maniera attenta, precisa e profonda  ai problemi (ed anche ai molti pregi) della Maremma.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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