Morellino di Scansano, utilitaria o fuoriserie?4 min read

Il dibatitto sul Morellino è diventato "caliente", così il nostro caro amico Andrea Gabbrielli ci ha messo a disposizione un suo articolo recentemente uscito sul Corriere Vinicolo. Ringraziamo sia Andrea sia il Corriere Vinicolo.

 

Il dilemma dei produttori: la forbice dei prezzi è troppo ampia, si rischia di perdere identità. Il momento di decidere cosa fare da grandi è adesso.

 

Quale deve essere l’immagine del Morellino di Scansano nel futuro prossimo? Non è domanda da poco, considerando che – dati alla mano – la denominazione si trova in un momento congiunturale favorevole, almeno se rapportato a quanto succede in altre zone della regione, dove giacenze e prezzi vanno a rapporti inversamente proporzionali. Per il vino maremmano i prezzi dello sfuso viaggiano attorno a 150-160 euro al quintale, “le giacenze sono a livello fisiologico – come ricorda Alessandro Bargagli, presidente del Consorzio di tutela – e ormai dal 2006 non si impianta più, e tutto ciò che si produce va in bottiglia”.

“E’ una delle denominazioni che tengono meglio il prezzo dello sfuso, specialmente se confrontata con altri rossi toscani – dice Stefano Cinelli, la cui Fattoria dei Barbi ha un’appendice maremmana – e questo è il risultato della politica prudente degli ultimi anni: nonostante le forti pressioni per ampliare la superficie vitata, si è saputo resistere e adesso ci si difende meglio di altri”.

“La performance del Morellino in Italia è particolarmente buona mentre all’estero c’è ancora molto da lavorare – afferma Sergio Zingarelli (Rocca delle Macìe), produttore di Morellino nelle tenute di Campomaccione e Casamaria – però recentemente ho notato una crescita d’interesse sia negli Usa che in Canada”.

Se a questo stato di cose, apparentemente positivo, aggiungiamo che nei primi sei mesi del 2010 il Consorzio ha consegnato alle aziende imbottigliatrici oltre 1 milione di contrassegni Docg in più rispetto al primo semestre 2009 e nel corso di questo ultimo anno sono stati imbottigliati circa 10 milioni di pezzi, di più annate, si potrebbe dedurne che ci sono adesso i margini per ragionare a mente fredda su che cosa dovrà essere il Morellino: un’utilitaria o una fuoriserie?


  

  

Vendite Morellino

66% Italia
34% Estero

Vendite Italia

Toscana(escluso provincia Grosseto) 30%
Provincia di Grosseto 23%
Lazio 22%
Italia settentrionale 15%
Italia meridionale 7%
Centro Italia Altre regioni 3%

 

Vendite Estero


Ue  60,3%
Usa  19,2%
Svizzera  6,8%
Canada  5,9%
Giappone  3,5%
altri extra UE 4,3%
Dati Consorzio di Tutela Morellino


Il fattore prezzo

Qui però le opinioni divergono, e anche fortemente. Abbiamo provato a sentire alcuni degli imprenditori più rappresentativi della denominazione, molti dei quali non hanno radici in Maremma, ma che sul Morellino negli ultimi anni hanno investito risorse ed energie.

“Il motivo del successo del Morellino? è un mix di giusto prezzo e buona qualità – taglia corto Sergio Bucci, neodirettore della Cantina Cooperativa dei Vignaioli del Morellino, forte di 150 soci e 400 ettari di vigneto – i numeri oggi si fanno al di sotto dei 5 euro. Molte aziende, piccole o poco strutturate, sono in palese difficoltà così come lo sono le aziende anche importanti che sono venute in Maremma senza avere un progetto definito”.

“Come azienda crediamo molto nella Maremma, per ora però non faremo ulteriori investimenti sul Morellino – dice Filippo Mazzei (Tenuta Belguardo) – purtroppo è diventato un vino commerciale creando non poche difficoltà a chi come noi, ha fatto investimenti importanti. Piuttosto che accontentarci di margini molto contenuti, abbiamo ridotto la produzione del 50% ma abbiamo mantenuto  inalterato il nostro prezzo”.

“Quando una Docg ha prezzi troppo bassi si crea confusione nel mercato e non a caso l’immagine prevalente è quella di un vino industriale venduto a 2,00/2,50 euro o giù di lì – sintetizza Jacopo Biondi Santi (Castello di Montepò) -. Credo invece a un Morellino di grande qualità ed eleganza venduto a prezzo adeguato: d’altra parte per me i costi di produzione e l’impegno sono gli stessi del Brunello”.

I compiti di un Consorzio


Smessi i panni del controllore, il Consorzio del Morellino, così come tutti i suoi omologhi sparsi per l’Italia, è chiamato oggi a raccogliere esigenze diffuse e a prima vista inconciliabili e a provare a tracciare la strada per un futuro sostenibile. “Il Morellino soffre di una crisi d’identità – dice netto Giampaolo Paglia (Poggio Argentiera) – e il rischio maggiore è proprio di creare vini anonimi: semplice va bene, l’importante è non fare vini banali. Il compito del Consorzio dovrebbe proprio essere quello di spingere verso una maggiore qualificazione del nostro vino: abbiamo bisogno di conoscere meglio il territorio (zonazione) così come di una selezione di cloni adatta”. “Le tensioni nel mondo del Morellino continuano a esserci – ammette Bucci parlando proprio di Consorzio – però è anche vero che si stanno mettendo le basi per un discorso più di filiera. è un processo
lento, però è iniziato”.

 

L’ARTICOLO E’ STATO PUBBLICATO DAL CORRIERE VINICOLO N° 39 DEL 4/10/2010. SI RINGRAZIA PER L’AUTORIZZAZIONE ALLA PUBBLICAZIONE

 

Andrea Gabbrielli

Quello che hai appena letto è un post scritto da un ospite speciale per Winesurf, che non troverai costantemente nel giornale.


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