Montalcino: perché fare un solo nome?3 min read

Lo ammetto: la notizia sulla conferenza stampa di ieri per la chiusura delle indagini a Montalcino mi è giunta mentre ero al mare. Non avevo visto il servizio del TG3 regionale, non sapevo niente. Per un giornale on line che ha dedicato tanto spazio al caso Montalcino non c’è da gloriarsi e non mi consola il fatto che molti colleghi contattati erano all’oscuro quanto me della conferenza stampa.  Ma andiamo avanti. Cerco un internet point, mi collego e cerco il filmato del TG3 regionale. Lo trovo e me lo guardo più volte. Poi cerco comunicati ufficiali delle principali agenzie di stampa. Sto delle ore al telefono per cercare di saperne di più e questa mattina ho praticamente razziato il giornalaio e letto tutto quello che è stato scritto sul caso.

Sin da ieri, mentre andavo avanti nella lettura, sentivo montarmi dentro una strana sensazione. Mi pareva mancasse qualcosa. In tutte le parole scritte o dette sopra i milioni di ettolitri, non uno di questi ettolitri aveva un nome. “17 indagati…” “9 di questi hanno già patteggiato…”  “Le  7 aziende che hanno declassato…” "400 ettari sequestrati e solo 350 dissequestrati". Non uno straccio di nome appariva nei comunicati della Finanza e quindi negli articoli. Eppure dovrebbe essere la cosa più importante, quando si parla di frode, far sapere chi ha frodato, visto che 9 hanno già patteggiato e quindi ammesso la colpa. Invece niente!

In questo "silenzio degli innocenti" ( o presunti tali) faceva lampante eccezione il nome del direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino, citato chiaramente (i due ispettori sono invece rimasti “ispettori” tra i molti, ma di direttore ce n’è solo uno!!!) dalla Guardia di Finanza direttamente in conferenza stampa.  Ho cercato di mettermi nei panni di un non addetto ai lavori che ascolta o legge qualcosa sul caso. Per lui l’unica persona chiaramente identificabile, unica "essenza" su cui riversare idealmente tutte le colpe è il famigerato “Direttore del Consorzio”. Il solo nome dei 17 indagati (9 hanno già patteggiato…quindi si sono dichiarati colpevoli. Ripeto…perché non escono i nomi?) non filtrato per caso, ma sbattuto in prima pagina è quello di Stefano Campatelli. Questo non mi sembra giusto. Praticamente nella rete gettata oltre un anno fa con grande pompa mediatica ed impegno di forze sul campo, l’unico pesce con nome e cognome, da comunicare all’opinione pubblica è quello, guarda caso, del direttore del Consorzio. Non voglio scomodare il Manzoni,  parlando di vasi di coccio tra vasi di ferro, ma riflettendo un attimo suona molto strano che di 17 indagati (alcuni già colpevoli) si sappia solo un nome, che tra l’altro afferma di volere dimostrare in tribunale la sua innocenza. Con questo non voglio perorare la causa di Stefano Campatelli ma quella dell’equità di trattamento pubblico. Ho anche un’altra “vaga” sensazione: puntando su un solo capro espiatorio cosà accadrà il giorno in cui questo potrà dimostrare (glielo auguro) la sua innocenza?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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