Mille piani di pesantezza6 min read

“La tua battaglia per le bottiglie leggere è fondamentale! I grandi corrieri ti fanno pagare a peso: se tutti i miei produttori usassero bottiglie più leggere lo sai quanto risparmierei e quanto risparmierebbero? Dal 15 al 20%!”

“Caro Macchi sono fiero di essere passato dalle bottiglie bordolesi da 500 gr a quelle da 450 gr. Lo feci principalmente per un motivo: avrei dovuto zavorrare eccessivamente il trattore per scaricare i bancali.”

Bottiglie più leggere: se non vogliamo farne una questione di principio (ma dovremmo farlo!!) vediamola dal punto di vista del dio quattrino o della spudorata comodità. I due commenti qua sopra appartengono ad un importatore e ad un produttore di vino. Commenti del genere potrei riportarne a decine, anche perché (come è giusto) molti ci comunicano di aver adottato bottiglie più leggere perché così pubblicizzano la loro azienda.

All’opposto potrei parlare del produttore biodinamico assolutamente convinto della sua missione, con tanto di cavallo per arare la vigna e sfalciatura a mano delle sue terre, che mi presenta una bottiglia quasi da chilo (vuota) e  casca praticamente dal pero (allevato in maniera biodinamica naturalmente) quando gli faccio notare l’incongruenza. Quale incongruenza?

Come può un produttore di vino che rispetta profondamente la terra e che per fare questo fatica dieci volte più degli altri affidarsi, per vendere il suo prodotto, a bottiglie pesanti che hanno richiesto più materiale e più energia per essere prodotte e richiederanno più energia per farle arrivare in azienda, e poi farle ripartire da lì per tutto il mondo. Lo stesso mondo che lui vuole salvaguardare e  invece inquina perché più energia vuol dire anche più gasolio consumato per il trasporto (non solo TIR, ma anche navi e aerei), per  l’eventuale riciclaggio o per la sua distruzione. Ma è proprio così difficile da capire?

Sembra di si.

Quando non è difficile si arriva all’assurdo della produttrice che si dice solidale con la mia campagna salvo inviarmi campioni in bottiglie da slogatura di polso. Al momento che gli ho fatto notare la cosa testualmente risponde “Sai Carlo, all’estero le vogliono così.”

Quel “così” può essere scritto anche in un altro modo: “marketing” e qui casca l’asino.

La paura di perdere anche un solo cliente perché non più abbindolato dalla bella bottigliona, riesce a smontare ogni velleità ecologica dei produttori. Di fronte al conto corrente non si discute: eppure proprio il conto corrente, dove tanti bei soldini potrebbero rimanere invece di essere trasformati in vetro, dovrebbe far capire ai produttori che è inutile e controproducente cercare di vendere vetro al posto del vino.

Per fortuna vi sono diversi esempi contrari, ma nel mondo del vino imbottigliato di qualità (o che si reputa di qualità) più è pesante la bottiglia e meno è di pregio il vino. Più in particolare: maggiore è la voglia di sfondare, di bruciare le tappe, di farsi vedere e di vendere A PRESCINDERE dalla qualità del vino che imbottiglio è più spingo sul packaging  (chissà perché quando c’è puzzo di fregatura si usano sempre termini inglesi) e quindi sulla bottiglia pesante. Nel mondo della grappa ad un certo punto era successo l’esatto opposto: più era leggera, eterea, diafana, praticamente incorporea la bottiglia di grappa e più (si pensava) il prodotto che c’era dentro era buono. Col vino invece più la bottiglia ricorda un pezzo d’artiglieria, da campagna ovviamente,  meglio è.

Al momento di scrivere quest’articolo sto aspettando un appuntamento dalla Saint Gobain,  la più grande azienda che in Italia produce bottiglie per il vino. Sono 15 giorni che aspetto una loro chiamata per andare a visitarli e capire quali differenze reali  e quali difficoltà vi possono essere per produrre bottiglie più leggere.  Al telefono il responsabile tecnico mi ha detto che doveva organizzare la cosa assieme al marketing (vedi sopra….) e poi mi avrebbe fatto sapere.

Ma torniamo a noi, anzi a voi cari produttori. Molti di voi leggeranno quest’articolo mentre sono a Vinitaly  one sono appena tornati. Li  si assaggia, si discute, si commenta,si commercia, si compra e si vende, ovviamente in bottiglia,  la stragrande maggioranza del vino italiano. A questo proposito ho fatto un calcolo, basandomi su grandi numeri, ma credo abbastanza preciso.

L’ISTAT per il 2009 quantifica in 27 milioni e mezzo di ettolitri (27.500.000) la sola produzione di vini DOCG-DOC-IGT.  Mettiamo che non tutti vadano in bottiglia: un 70% potrebbe essere un dato reale e condivisibile.

Non sto adesso a farvi tutti i calcoli ma se tutte le bottiglie (ipotizzando un peso medio abbastanza basso, attorno ai 450 grammi) che servono per imbottigliare questo mare di vino diminuissero il loro peso solo del 10% si risparmierebbero oltre 115 milioni di tonnellate di vetro,  pari a 420 volte il peso dell’Empire State Building . E questo solo con il 70% di DOCG-DOC e IGT e senza considerare tutti le bottiglie per i  vini da tavola!

Non vi sentite un bel peso sulla coscienza? Il peso dovreste sentirlo anche sul portafoglio perché continuando nei miei calcoli e considerando un costo medio a bottiglia in 0.25€ (prezzo medio per una bordolese sui 500 grammi, le bottiglie più pesanti costano molto di più..ma lasciamo stare), se grazie alla diminuzione del 10% del peso, il prezzo della bottiglia diminuisse  solo del 5% tutto il settore risparmierebbe più di 32 milioni di euro!!!!

Con questi 32 milioni di euro si potrebbe promuovere il vino  in maniera molto più precisa e concreta, si potrebbero lanciare campagne nazionali di informazione,  fare migliaia di corsi di avvicinamento al vino, migliaia di cose invece che buttarli in vetro. Inoltre, cari produttori, quanto energia, (cioè petrolio, cioè inquinamento) ci vuole per creare, trasportare, stoccare, spostare, riciclare e eliminare l’equivalente di 420 grattacieli come l’Empire?

Concludo con una nota relativa ai produttori di vini spumanti, che si sentono sempre non chiamati in causa perché le pressioni in bottiglia necessitano  di pesi e strutture diverse. Penso sappiate che alcune grandi maison francesi hanno diminuito di 50 grammi il peso delle loro bottiglie, con grande soddisfazione loro, dei clienti e dei consumatori. Inoltre ci hanno imbastito sopra una sacrosanta campagna stampa e così hanno promosso al meglio i loro vini. Meditate, gente, meditate.

Per gentile concessione di Millevigne 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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