Mezzo secolo per la DOC Alto Adige4 min read

50 anni fa, esattamente il 14 aprile 1975, con decreto del Presidente della Repubblica venne introdotta la Denominazione di Origine Controllata Alto Adige. Una giornata storica dal punto di vista dell’economia vitivinicola locale, come ha affermato oggi Andreas Kofler, Presidente del Consorzio Vini Alto Adige, durante la celebrazione organizzata in collaborazione con la Camera di Commercio al Palazzo Mercantile di Bolzano.

Da precisare che fino al ‘75, solo il 4% di tutto il vino prodotto in Alto Adige era imbottigliato, mentre la maggior parte era commercializzata sfusa. Si privilegiava soprattutto la quantità, benché emergessero già le prime avvisaglie di crepe nel sistema, motivo per cui è stato necessario un ripensamento.  La DOC Alto Adige, con le sue restrizioni, è stata caratterizzata da criteri di qualità – non esenti da forti critiche iniziali – ed ha subito nel tempo varie modifiche disciplinari fino ad arrivare ai giorni nostri con un’identità ben strutturata.

Vigne in Alto Adige

 “Il disciplinare di produzione del 1975 è il simbolo di una drastica inversione di rotta e al contempo della lungimiranza e del coraggio dei responsabili dell’epoca”, afferma Andreas Kofler. Il cambiamento decisivo è stato probabilmente quello portato dalle rigide restrizioni alle quantità di uva vendemmiata, che hanno richiesto molto, soprattutto ai contadini. Con grande dispiacere, i viticoltori hanno dovuto iniziare a tagliare circa la metà dei grappoli prima che maturassero, al fine di garantire l’elevata qualità del raccolto. Sono dovuti passare, parecchi anni prima che la nuova mentalità venisse sposata da tutti.

Una partenza difficile, con discussioni e situazioni recalcitranti, che però hanno portato oggi al riconoscimento da parte dei consumatori che la DOC originaria è stata all’avanguardia per quanto riguarda la qualità e la territorialità dei vini dell’Alto Adige.

Affinché la DOC Alto Adige possa mantenere la sua promessa di qualità e provenienza anche 50 anni dopo la sua introduzione, il Consorzio Vini Alto Adige e la Camera di Commercio hanno messo in atto un preciso sistema di gestione e controllo. La Camera di Commercio di Bolzano ha contribuito in modo determinante all’attuazione della viticoltura di qualità e continua ancora oggi, collaborando a stretto contatto con il Consorzio Vini Alto Adige. Quest’ultimo ha il compito di posizionare i vini Alto Adige DOC nei mercati che mostrano interesse per i vini del territorio e, di conseguenza, creare per i produttori un terreno fertile per la commercializzazione dei loro vini.

Andreas Kofler

Nel 1993 e nel 1995 sono state modificate le disposizioni di produzione delle DOC Santa Maddalena, Merano, Terlano, Valle Isarco, Colli di Bolzano e Val Venosta, sino a quel momento indipendenti, che sono diventate sottozone, riunite nella denominazione DOC Alto Adige. 

Nel 2024 sono state ufficialmente riconosciute 86 unità geografiche aggiuntive (UGA) che, con un pittogramma appositamente sviluppato, possono essere indicate in etichetta. Con il concetto di zonazione il legame tra i vini altoatesini e la loro origine è stato portato all’ apice: gli amanti del vino possono ora vedere esattamente da quali vigneti provengono le uve dei vini. 

Questo garantisce anche la totale trasparenza: i vini da UGA rappresentano vini di ottima qualità ma la ricerca punta ad una riconoscibile territorialità, grazie soprattutto al fatto che il disciplinare di produzione sia ancora una volta più rigoroso rispetto a quello dei vini DOC (ad esempio, viene ridotto di un quarto il volume della vendemmia per i vini da vigneto).

Vigneti con pittogramma delle UGA

Un cambiamento non facile quello attraversato dalla Doc Alto Adige, in quanto molti interessi si muovono attorno alla denominazione che oggi, con le 86 UGA, si trova ad affrontare anche un altro cambiamento, quello della zonazione. Anche in questo caso alcuni dubbi vengono sollevati, ad esempio sulla troppa generosità, sull’eccessiva frammentazione o sulla scelta di varietali non troppo idonei. Tutti possibili, ma ogni viaggio prevede una partenza alla quale seguiranno le adeguate correzioni di rotta, come già accaduto in passato, con gli sviluppi dettati dalle esigenze del momento e dalle valutazioni sul campo. Di certo per le UGA vengono ipotizzati traguardi impegnativi che sembrano quasi impossibili, come quello di ridurre drasticamente il panorama dei varietali fino ad arrivare ad un unico vitigno per microzona, con la certezza che la vera qualità non nasca da una zona di comfort.

Ancora decisioni scomode e progetti impegnativi in Alto Adige per tentare di mantenere sempre alto il livello della qualità ed unicità vinicola, seppur produttori di solo l’1% del prodotto enologico nazionale.

A chiosa segnalo un particolare ringraziamento da parte del Presidente Andreas Kofler, che con sensibilità riconosce il  ruolo svolto dalle guide vini e dagli operatori della comunicazione che divulgano la qualità delle realtà produttive e dei vini altoatesini.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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