Merlot in Toscana? Un vitigno inadatto per molti enologi!9 min read

Me ne stavo all’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano. Prima di iniziare gli assaggi ci viene fatta la presentazione dell’annata 2006 dal noto enologo Lorenzo Landi. Stavo seguendo con un orecchio solo i suoi pur interessanti discorsi quando sento uscirgli di bocca questa frase:
“Oramai è chiaro che il Merlot, vitigno di zone fresche, mal si adatta ai climi caldi come, per esempio, quello che trova in la Toscana!
Non sono saltato sulla sedia perchè dotato di buon autocontrollo. Mi guardo in giro per vedere se qualcuno reagisce ma tutto prosegue tranquillamente. Mentre aspetto che Landi finisca il suo intervento  preparo il piano di guerra. Intervisto lui per farmi confermare la cosa e poi passo in rassegna un buon numero di enologi per capire cosa sta succedendo. Nel frattempo faccio anche mente locale sul fatto di essersi perso qualche passaggio…..ma no! Fino ad ieri, da 15 anni a questa parte, ci hnno somministrato dosi industriali di merlot come panacea di tutti i sangiovese (e non solo…) ed ora viene fuori che non è un vitigno adatto a climi caldi? Ma ci stanno prendendo in giro adesso, prima, oppure in entrambi i casi?. Forse allora dovremmo piantare nero d’avola, che sicuramente si adatterà perfettamente, salvo tra 20 anni scoprire che non è certo il massimo per climi un po’ più freddi e sostituirlo con il Pinot nero, o forse con il Riesling o con l’orzo canino o la bietola circassa. Cari produttori toscani non avete capito nulla!!!! Piantavate Merlot, nonostante i tecnici vi dicessero che in regione non andava bene…….

Mentre affilavo le armi con questi pensieri cattivi Landi termina ed io mi fiondo ad intervistarlo.

D. Hai appena detto che il Merlot non è molto adatto ai climi caldi. Quindi tutto il merlot che è stato piantato in Toscana negli ultimi 20 anni cosa è stato piantato a fare?


 

Landi: “E’ stato un tentativo e non solo in Toscana. Nessuno nasce imparato! Portare vitigni del nord a sud è stata una tendenza forte ed io non mi chiamo fuori da questo. L’ho fatto anch’io!. Poi dopo che l’hai fatto uno cerca di capire se ha fatto bene o male. D’altra parte il ragionamento che stava alla base di tutto era anche giusto. A Sud  il merlot mi matura meglio che al nord e così sto tranquillo: inoltre mi matura bene tutti gli anni. L’inghippo è che maturando troppo presto ha due grossi problemi: aromi che si perdono e squilibri idrici in piena maturazione: quest’ultima termina male  e tende così ad avere tannini ruvidi e con questi squilibri tannici diventa difficile da lavorare. Ma questo però l’abbiamo visto dopo!  Comunque per fare un tipo di vino potente va ancora bene, ma per la finezza aromatica e gustativa non funziona.”

Fino a qui la dichiarazione molto chiara, onestissima e precisa di Landi. Adesso si trattava di avere conferme o smentite. Per questo nei giorni rimanenti dell’anteprima ho chiesto un parere sul Merlot a diversi enologi. Non potevo però fare a meno di continuare a pensare a tutti gli ettari di Merlot piantati in Chianti,  a Montalcino ,a  Montepulciano, a Bolgheri, in Maremma, per non dire in Sicilia! Tutto questo per, come dice Lorenzo “Fare un tentativo,  mi sembrava sinceramente troppo.

Per fortuna Claudio Gori mi rincuora.

D. Lorenzo Landi sostiene che il merlot, essendo vitigno di zona fresca, non va bene in climi caldi come la Toscana. Tu cosa ne pensi?


 

Gori.“E’ tutto una questione di vigna. Personalmente, pur non adorandolo, credo che dove c’è bisogna gestirlo al meglio e non come un vitigno da potenza, come si è fatto sino ad ora. Questo è sbagliato: bisogna sfruttarne l’eleganza e questa la si ottiene solo con una gestione oculata del vigneto.

 

Ma Graziana Grassini mi ritoglie una bella fetta di speranza.

D. Lorenzo Landi sostiene che il merlot, essendo vitigno di zona fresca, non va bene in climi caldi come la Toscana. Tu cosa ne pensi?


 

Grassini. “In effetti il merlot nelle annate particolarmente calde da problemi enormi perchè se lo cogli prima della maturità fenolica lo trovi ruvido, se lo raccogli dopo sa di cotto.

D. Ma allora sino ad ora abbiamo scherzato?Quando gli enologi dicevano di piantarlo stavano scherzando?


 

Grassini. “Non avevamo avuto esperienza di annate siccitose. Purtroppo dal 2003 in poi le cose sono cambiate per il clima e quindi per il Merlot!”

 

D. Così potremo avere dal Merlot solo vini di potenza ma non di finezza.?


 

 Grassini. “No, io credo ci siano stati, ci siano e ci saranno Merlot toscani molto fini”

 

Punto allora su Maurizio Castelli, che però è draconiano.

D. Lorenzo Landi sostiene che il merlot, essendo vitigno di zona fresca, non va bene in climi caldi come la Toscana. Tu cosa ne pensi?


 

Castelli. “D’accordo al 100%! Per fortuna ne ho piantato sempre pochissimo perchè il Merlot ha un problema grossissimo: è il primo vitigno che soffre delle infamie del caldo. Può essere adatto per zone con climi continentali, o per zone alte del Chianti Classico. Ma chi ha messo Merlot in Maremma è uno sciagurato perchè farà sempre dei vini mediocri.”

D. Anche a Bolgheri c’è molto Merlot…

Castelli. “E infatti viene usato per i vini di secondo livello e non va mai nei prodotti più importanti dell’azienda. Questo perchè il vitigno ha un metabolismo tale che se arrivano  temperature molto alte in periodo di maturazione il frutto si cuoce.

D. Ma, fermo restando quanto mi dici, di Merlot ne sono stati piantati centinaia di ettari, sia in Toscana, che, per esempio, in Sicilia…..

Castelli: “Ne è stato piantato tantissimo e voglio dirtela “papale papale”: chi ha piantato Merlot in certe zone calde non ha cultura di vite e cultura di vino! Questo è fuori discussione! Poi al posto del Merlot in Toscana abbiamo tante di quelle varietà resistenti al caldo, da sempre coltivate che non vedo la necessità di questo vitigno”.

D. Ma fino a ieri era “di moda” piantare merlot?

Castelli: “Era di moda presso alcune “mentalità”. Personalmente ne ho sempre piantato pochissimo e perchè i miei clienti e lo hanno chiesto, salvo rendersi poi conto che era una bufala. Nella “cordigliera” maremmana non ho piantato una vite di merlot: qualche volta l’ho trovato piantato da chi, magari in altri tempi, a pensato che fosse giusto ed opportuno. A Bolgheri addirittura se il merlot se potessero tagliarlo o reinnestarlo molti lo farebbero. Ma purtroppo c’è un disciplinare stupido, fatto da degli idioti, dove il Merlot deve essere presente!”

Oramai con nessuna speranza residua abbordo Roberto Cipresso.

D. Lorenzo Landi sostiene che il merlot, essendo vitigno di zona fresca, non va bene in climi caldi come la Toscana. Tu cosa ne pensi?

Cipresso. “Il merlot è una delle varietà più classiche al mondo ed una delle più piantate, in varie tipologie di suoli ed anche in climi in po’ più caldi. Ma fondamentalmente bisogna vedere cosa si vuole dal vino, l’obbiettivo enologico. Se uno cerca “il Merlot” nel merlot deve andare al fresco, se uno cerca un’attore per andare a leggere quello che “c’è sotto” lo si può trovare anche in condizioni di clima più severe per il vitigno..”

D. Ma fino a poco tempo fa piantare Merlot era la parola d’ordine: in Toscana, in Sicilia, nelle Marche. E ora che si fa?

Cipresso. “Bella domanda!. Di Merlot in effetti ce n’è troppo, perchè se n’è abusato. Perchè è una varietà abbastanza facile, per certi versi si adatta a tante condizioni climatiche diverse. Se Il merlot lo si pensa come interprete di un grande terroir devo dire che, forse, è uno degli attori capaci di far uscire l’autore, più che una performance. Ed è così plastico da poter oscillare in climi molto diversi, più caldi o più freddi. Comunque i merlot messi in zone un po’ troppo assolate o lasciati produrre un po’ di più diventano nel tempo obsoleti, ma un merlot centrato nel posto giusto e allevato con criteri agronomici di buon senso è giusto che rimanga, anche se molto lentamente, (e non condivido il grande allarmismo imperante) la Toscana ed il mondo si stanno sempre più scaldando……”

Dopo quest’ultime risposte molto diplomatiche metto insieme tutti i pareri degli intervistati, li soppeso attentamente e purtroppo devo intonare il “De profundis” per il Merlot come lo conoscevamo sino ad ieri: vitigno capace di dare grandi prodotti in ogni zona dello stivale dove si fa viticoltura di qualità (e non solo…..).
Così ritorno al punto di prima. E tutti gli ettari piantati al grido “Col Merlot si fanno grandi cose” che fine faranno? Non voglio lanciare la croce su tizio o su caio (tanto meno sui gentilissimi enologi che ho intervistato) ma una fetta della responsabilità la categoria se la deve accollare. Non credo che tutti gli ettari piantati siano stati proposti come “prove” anche se spero (e credo) che ottimi vigneti di Merlot si trovino quasi in ogni parte d’Italia. M, parlando di responsabilità,  un’altra  discreta fetta dobbiamo accollarcela noi giornalisti, appassionati sino ad ieri dei vini muscolari e palestrati, che avevano nel Merlot il “culturista” più osannato. Forse si potrebbe correggere così la frase di Landi: “Il Merlot non è più adatto per i vini che oggi vanno di moda!”
Ma se questo fosse vero dovremmo tutti cospargerci il capo di cenere perchè, in nome di una moda effimera spacciata per “ Verbo Incarnato”, abbiamo tradito una delle regole principali della viticoltura: “Per fare dei buoni vini ci vuole tempo!”.
Ma come si fa a dare il giusto tempo alle cose se prima si osanna e si consiglia il Cabernet Sauvignon, poi il Merlot ed infine un vitigno qualsiasi, basta che sia “autoctono”.
Produttori toscani (e non solo) attenti! Se state per spiantare, piantare, ripiantare vigna ricordatevi che un vigneto impiantato alla leggera è peggio di un matrimonio sbagliato: ci vogliono tempo, soldi e tanti giramenti di cog……..i  per rimediare. Ripeto: state in campana: le mode cambiano ma i vigneti restano!  

     

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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