Marsala: tra dolce e salato5 min read

Però un giorno si dovranno decidere. La scelta dovrà essere fatta e, sindaco in testa, dovranno scegliere tra le sue due anime, quella dolce o quella salata. La contraddizione pare infatti palese: non solo la città ha dato i natali ad un famosissimo vino dolce (da dessert, da meditazione, da chiacchiera, da incontro galante, da antipasto, da dopopasto et.et.)  il cui nome è composto da due parole salate come “Mar” e “sala”,  ma soprattutto perché Marsala è una città dove i toni dolci, si oppongono e nello stesso tempo si sposano perfettamente a quelli sapidi, in un mix che te la fa gustare appieno. Forse è questa la vera “città da bere”.

I due mari

Si fronteggiano da tempi quasi immemorabili, forse si sono guardati anche in cagnesco ma non si sentono nemici. Entrambi sono confinati in spazi definiti, il primo ha confini di terra e roccia, il secondo  di quercia. Tutti e due liquidi, tutti e due mari ma, se il primo è classicamente salato, il secondo è dolce, se il primo è in continuo movimento il secondo è fermo, pacifico, morbidamente adagiato dentro botti di ogni formato e misura. Il primo si chiama Mediterraneo il secondo si chiama Florio, ma li potremmo anche chiamare, parafrasando gli antichi “Mare Magnum e Mare Bevum”. A me interessa più il secondo, che si trova in quelle immense cattedrali del vino che sono le Cantine Florio a Marsala. La loro posizione, di fronte al mare non può essere casuale e non si può spiegare solo con convenienza per l’imbarco dei vini. Per me quella posizione è stata scelta per contrapporsi bonariamente, sin da subito, con l’altro gigante, quello salato. Il nostro mare dolce ti accoglie in una serie praticamente infinita di stanzoni, dove botti di ogni taglia si arrampicano verso il cielo in  piramidi di legno e vino. Passeggiare per queste sale, circondati dal silenzio  e dal profumo del Marsala ti da un senso di profonda pace e tranquillità. In queste stanze si legge anche snella vetustà di alcune botti la storia di questo particolarissimo vino, che ha attraversato la storia enologica mondiale e che oggi è sicuramente un prodotto dall’incredibile rapporto “qualità-prezzo”. Mi sarebbe venuta voglia di aprire ogni botte, di assaggiare ogni vino, ma diecimila assaggi sono troppi anche per me. Meglio limitarsi a camminare per questi corridoi infiniti, per queste sale molto più grandi di uno stadio come San Siro o del Duomo di Firenze. Il Mare Bevum si lascia a malincuore e uscendo ti senti arrivare addosso  piccoli spruzzi salati dell’altro mare, forse geloso della nostra smaccata preferenza per il primo.

Tetti e piscine.

Il tetto, non molto grande ma abbastanza pendente è fatto con tegole rosse e arancioni. Ma questo è un tetto strano perchè…..non ha la casa sotto. Di questi “tetti” se ne vedono decine, tutti in fila di fianco a delle piscine poco profonde che punteggiano la costa vicino a Marsala. In realtà i tetti non sono tetti e le piscine non sono piscine. Sono  due “forme del sale”. La prima solida, serve per conservarlo, proteggendolo dalle intemperie e la seconda liquida, che nasce per farlo, togliendolo con dolcezza al mare. Ancora dolcezza nel sale quindi, ma non può essere definito in altro modo un processo che dura quasi due mesi e che vede l’acqua marina passare di vasca in vasca, fino ad arrivare nell’ultima, dove il sale è talmente concentrato che basta togliere l’acqua residua per trovarsi di fronte ad un rettangolo bianco che non aspetta altro che di essere raccolto. Una volta tolto al mare viene messo in grandi mucchi e coperto con le tegole. Ecco il motivo dei finti tetti, che comunque sono vicini e dei veri mulini a vento. Una salina è proprio un luogo pieno di sorprese, come questi mulini, che si vedono da chilometri di distanza è che avevano (in pochi casi hanno ancora)  la duplice funzione di sfruttare il vento per travasare l’acqua nelle varie piscine e macinare il sale. Sono convinto che di fronte a questo straordinario panorama di vasche, tetti e mulini a vento, anche Don Chisciotte si sarebbe fermato in ammirazione.

La clinica del pesce

Passeggiare per il bel centro di Marsala è una continua sorpresa. Intanto perchè non ti aspetti il silenzio che permea le case, le strade e che ritrovi anche nel mercato del pesce, dove gruppetti di avventori studiano il pesce sui tavolacci con la stessa attenzione di studenti di medicina davanti al tavolo operatorio. I venditori non cercano di imbonire ma, da buoni medici del pesce calati nella parte, spiegano le caratteristiche delle loro merci. Il tutto si svolge in tempi piuttosto lunghi e l’acquisto è di solito salutato da cenni di approvazione degli altri “assistenti”. Ma le sorprese non finiscono: entri in Municipio e ti accoglie un…..albero, per di più gigantesco, che fa bella mostra di se nel cortile del bellissimo Baglio che ospita il Municipio. Allora entri in un altro Baglio, chiamato Anselmi, in passato  usato anche come cantina e ti accoglie… una nave Punica. Meno male che il Museo degli Arazzi ha gli arazzi (bellissimi, fiamminghi e del 1500) e le pasticcerie vendono pasticcini(buonissimi, parola di lupetto), così torniamo un po’ alla normalità. Dopo i pasticcini però mi sono sentito in dovere di riequilibrare la salinità ritornando al mercato e comprando, dopo “attenta visita medica”, un chilo di capperi. Non ho strappato l’applauso agli astanti ma ci è mancato poco……….

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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