Il malcostume delle altre fiere del vino per Vinitaly: e in futuro?4 min read

Quest’anno gli “SS” , ovvero quelli che noi chiamiamo “Saloni Succhiaruote” durante  Vinitaly (mutuando dal gergo ciclistico di chi si “attacca” alle ruote del più bravo e sfrutta la sua scia)  sembra siano diventati addirittura cinque (5)!

A Summa che lo precede, aggiungiamo gli ormai classici Villa Favorita e Cerea e quelle che annunciano come “new entry”: Fuori salone dei Vini Conformi  e C’era una volta.

Non possiamo non notare che la deplorevole moda di sfruttare il  successo altrui non solo continua ma si fortifica, prendendo forza proprio dal fatto che “così fan tutti”.

Un euro a favore di Vinitaly

Noi di Winesurf, per cercare da una parte di porre un freno a queste pratiche eticamente deplorevoli e dall’altra di vedere, giornalisticamente parlando, oltre, abbiamo fatto due cose.

La prima è una proposta semplice e realistica: ogni partecipante a queste fiere alternative (o per loro gli stessi organizzatori, se vogliono) dovrebbe versare  un euro al Vinitaly, da usare da parte di VeronaFiere per migliorare  servizi e logistica.

Il  Grande Mago Othelmaelouise

La seconda  è sicuramente meno realistica ma per molti versi in linea con il modo di agire della rivista, che cerca sempre di andare oltre, di vedere e qualche volta prevedere il futuro. Per questo noi di Winesurf abbiamo consultato un grande veggente, il Mago Othelmaelouise, uno che vede il futuro non nella solita palla di vetro ma in un doppia magnum vuota di La Tache e gli abbiamo chiesto quanti saloni alternativi si svilupperanno  attorno a Vinitaly nei prossimi anni.

Ecco cosa ha visto nel futuro il grande mago.

Nel 2020 nascerà Innaturalia, il salone dei vini innaturali

La sede sarà  Villa Sfavorita, una cadente villona nel vicentino e vi potranno partecipare solo i produttori di vini dove il vino è solo una scusa: taroccatori, falsari di etichette, avvelenatori più o meno conclamati, venditori di mosti deconcentrati, di gomma arabbbica, asiatica e australe.

Una sezione della fiera, chiamata Vintruglio presenterà anche vari macchinari e metodi per la produzione di bevande che possano chiamarsi ufficialmente vino. Naturalmente ci saranno dimostrazioni pratiche, e di una possiamo anche darvi qualche notizia in più: la macchina si chiama Transusto ed in un primo tempo era stata creata per diminuire i costi del vino da messa. Il macchinario, una raffinatissima catena di imbottigliamento, funziona così: si mette il vino o qualcosa di simile in bottiglia, si sceglie un’etichetta comprensiva di nome, denominazione e uve utilizzate, la si appone sulla bottiglia e automaticamente il prodotto all’interno diventa il vino in etichetta.

Nel 2025 nascerà “A Sinistra!” Il salone dei vini prodotti dai mancini

Si svolgerà sulla riva sinistra dell’Adige  in una villa sinistramente famosa per diversi sinistri avvenuti nelle vicinanze. Presenteranno i loro vini solo produttori mancini, certificati dal rigorosissimo ente A MANO (Associazione Mancini Assolutamente Non Osteggiati).

L’ente  certifica che in tutta la filiera produttiva , cioè sia in vigna sia in cantina, tutte le lavorazioni siano state fatte da mancini. Voi a questo punto potreste chiedervi che differenza qualitativa ci possa essere con i vini fatti dai destri: Assolutamente nessuna e del resto c’è differenza qualitativa REALE tra i vini degli attuali saloni alternativi e Vinitaly?

Nel 2030 nascerà VinFutur, il salone dei vini che devono ancora nascere

Un salone particolare, dove si presenteranno solo i progetti che dovranno nascere , le cantine che verranno costruite negli anni a venire, le mode che si imporranno tra qualche anno, le denominazioni del futuro (due anticipazioni la DOMA , Denominazione di Origine Marziana  e la DOVE Denominazione di Origine Venusiana).

Una sezione della fiera sarà dedicata alle future annate, che verranno presentate da esperti astrologi e competenti astroenologi. Voi dite che gli astroenologi non esistono? Se esistessero come farebbero ad assere a Futura?

Nel 2039 nascerà Clicwine, la fiera dei vini spediti via etere

Lo  tecnologia ci porterà così avanti  che una precisa fetta di vini, quella prodotti da Facebook, Twitter a da tutti i social media, potranno essere spediti e gustati via etere: del resto il termine stesso “etere” è stato coniato per permettere a questi prodotti di poter circolare nella maniera a loro più consona.

Accanto agli Smartphone si venderanno i Drinkphone, che serviranno per collegarsi ad una cantina social e bere da una porta USB (Usa Se Briaco) il vino che più ti aggrada.

Nel 2047 nascerà  Musulmwine, la fiera dei vini autorizzati dal Corano

Come esiste il vino da Messa e il vino Kasher anche l’Islam ad un certo punto dovrà adeguarsi e permettere ai musulmani di bere alcolici. I  vini MUSULM verranno prodotti solo adottando regole ferree: per esempio, dato che vite e uva sono termini femminile potranno essere prodotti solo da viti dotate di burqa e piantate all’interno delle mura domestiche del contadino. La Fiera  si svolgerà a Montagna in Via Maometto, un posto veramente perfetto che mette d’accordo tutti.

Ci fermiamo qui perché il grande il Mago Othelmaelouise aveva richiesto un congruo aumento di tariffa per andare oltre il 2050.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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8 responses to “Il malcostume delle altre fiere del vino per Vinitaly: e in futuro?4 min read

  1. Anche io all’inizio pensavo che questo parassitismo non fosse una bella cosa. E probabilmente ancora lo é. Ma ci sono anche un paio di altre considerazioni: a) elefantiasi logistica del Vinitaly: ogni anno molti protestano poi non mi sembra sia cambiato molto per quanto concerne parcheggi gabinetti tempi di entrata ed uscita etc. b) prezzi: un produttore come XY che produce diciamo sotto le ventimila bottiglie e magari pure di vini “naturali” non puó certo pagare i prezzi al metroquadro del Vinitaly. Ci potrebbe essere anche una terza considerazione: che i produttori di certi tipi di vino vogliano attrarre consumatori e visitatori di elettive affinitá e quindi mal si trovano in un contesto convenzionale. Rimane l’amaro in bocca del parassitismo ma il fatto che le fiere satelliti si moltiplichino dovrebbe indurre il Vinitaly ad “aprire le braccia” e prendere contatto con loro per studiare una inclusione, magari a prezzi di favore (col rischio di suscitare ire di chi paga prezzo pieno). Certo che se l’atteggiamento del Vinitaly e´”extra ecclesiam nulla salus” le fiere satellitari o parassite che dir si voglia continueranno ad aumentare. Tra l’altro la posizione del Vinitaly giá favorisce, involontariamente, i produttori del veronese e dintorni che spesso calamitano i visitatori in azienda in occasione di ed indipendentemente da.

    1. Sono d’accordo sul fatto che VInitaly potrebbe “aprire le braccia” e provare ad accogliere, magari con formule particolari e in spazi più “country” questi gruppi di produttori, e sono anche d’accordo che l’elefantiasi della Fiera sia conclamata (specie in una città troppo piccola come Verona). Detto questo credo che oramai sia un segno di distinzione fare fiere fuori Vinitaly e contrassegni un certo modo di pensare (non mi chiedere quale). Mi sembra chiaro che stiano nascendo microfiere solo perché c’è Vinitaly e perché in quei giorni il mondo si ritrova a Verona. C’è anche chi agisce in maniera diversa come FIVI, a cui bisogna riconoscere coraggio e molte marce in più.

  2. D’accordo anche io ma da che mondo é mondo Via dei Coronari, Via dei Sediari, Via del Calzolari, e non ha mai danneggiato nessuno. Anzi. Basta un po’ di buona volontá: anno o due di prova a prezzo ridotto, pagamento in base a bottiglie prodotte, area magari non centrale e/o altro. Inclusione non esclusione, tenendo anche presente che tutta questa nuova ondata di vini “famolo strano” raccoglie maggior interesse all’estero (Germania, Nordeuropa) che forse in Italia: un argomento in piú di attrazione per il Vinitaly. O no ?

  3. Ciao Carlo, intervengo qui dopo la discussione generata prima dal mio post su Facebook e poi da quello su Intravino (http://www.intravino.com/forum/e-voi-dove-sarete-durante-vinitaly-se-non-a-vinitaly/) per provare a spiegarti perché secondo me le cose non stanno esattamente così.

    Anzi guarda, vado a punti per cercare di essere il più chiaro possibile:

    – esiste una piccola ma significativa fetta di pubblico che è del tutto disinteressata a Vinitaly e che si muove su Verona per le sole manifestazioni satelliti, se così le vogliamo chiamare. A frequentarle e a parlare con le persone presenti te ne accorgeresti anche tu.

    – li chiami “succhiaruote” ma fino a stamattina mi sembrava fossimo ancora in un regime di libero mercato. Veronafiere non è certo un ente benefico e le altre manifestazioni pagano gli spazi che utilizzano e il loro pubblico acquista ovviamente un biglietto di ingresso (nel caso di Summa anche particolarmente costoso). Davvero, non capisco perché un po’ di concorrenza non dovrebbe andare bene (Vinexpo a Bordeaux stessa situazione, idem nella Loira alla fine di gennaio).

    – Ma poi che concorrenza: tranne VinNatur che arriva al lunedì tutte le altre sono manifestazioni che si esauriscono con il weekend, Vinitaly finisce invece il mercoledì. Di che stiamo parlando?

    – Soprattutto – e per me questo è il punto più centrale di tutti – queste stesse manifestazioni possono vantare al proprio interno produttori (di cui tantissimi stranieri) che per i motivi più diversi non esporrebbero all’interno della fiera. La loro presenza in città fa sì che il periodo di Vinitaly sia straordinariamente più attrattivo per un grandissimo numero di persone, fa sì che Verona per 6 giorni diventi in maniera ancora più significativa la capitale del vino mondiale. Tutto questo fermento nei giorni di Vinitaly permette alla città di avere tanto maggior pubblico quanto maggiore autorevolezza, come se il risultato dell’addizione delle varie manifestazioni sia di gran lunga superiore alla loro somma. Mai come in questo caso, 1+1=3.

    1. Ciao Jacopo, grazie della tua disamina che sicuramente, come in qualsiasi discussione tra persone civili, ha punti chiari e condivisibili. Premetto: non verrò a Vinitaly e sono diversi anni che non ci vado, perché uno dei pochi vantaggi del mio mestiere è che i produttori posso andare a visitarli con calma tutto l’anno. Per questo non mi immagino una fiera monopolista, anzi, non immagino nemmeno la fiera. Discuto solo sul malcostume di tanti che snobbano il Vinitaly (che non è assolutamente perfetto, anzi) e vanno solo alle altre fiere, ma possono farlo solo e soltanto perché è grazie a Vinitaly che sono nate anche le altre fiere. Che poi ci guadagni Verona, anzi i locali, gli alberghi, i bar, I VIGILI di Verona questo è palese, come è palese che anche le manifestazioni di due giorni o quelle che precedono VInitaly si basano sull’indotto di Vinitaly per attirare (magari facendo pagare fior di quattrini) espositori e visitatori. Che poi lo facciano anche da altre parti…come ho scritto nell’articolo “così fan tutti”.

    2. Jacopo il fatto che queste fiere si sovrappongono poco col Vinitaly in termini di giorni pesa a favore della tesi di Carlo: cercare di intercettare visitatori già in zona, non fare concorrenza diretta!

  4. Non mi piace questo proliferare di alternative più o meno valide o originali a scapito innegabile della kermesse principale (se così non fosse si potrebbero fare altrove e in periodi diversi). Ciò non toglie che sarebbe ora Vinitaly chiudesse uno dei suoi non molti uffici davvero efficienti i cui addetti da più di 50 anni dimostrano inalterate e insuperabili capacità: l’ufficio per aumentare costi, disorganizzazione e difficoltà dei produttori aderenti.

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