Ma tutti questi trattamenti nel 2014…parliamone!2 min read

Nel nord  Italia e in molte parti del centro, per riuscire a portare a casa un raccolto decente, mediamente sono stati fatti ad oggi da 13 a 16-17 trattamenti “tradizionali”, almeno 3-4 in più se l’azienda è biologica.

 

Detto questo scaturiscono immediatamente due ordini di problemi. Il primo è di mera natura finanziaria e colpisce il portafoglio dei viticoltori con minor “valore aggiunto”, cioè con vini dai prezzi bassi, per non parlare di chi nelle stesse zone vende le uve a prezzi al di sotto di un euro al chilo. Non abbiamo numeri esatti ma crediamo di parlare della maggioranza dei produttori e non di una sfortunata minoranza. Non per niente nei giorni scorsi si sono sentite voci di contadini che affermavano di non poter più fare trattamenti altrimenti andavano in perdita…Come andrà a finire a fine vendemmia con costi aumentati e prezzi stazionari se non in ribasso?

 

Il secondo problema è di ordine puramente sanitario: 13-17 trattamenti “ordinari” e tutti quelli in più fatti in regime biologico non è che portino prima nell’’uva e poi nel terreno una carica non indifferente di ( nella migliore delle ipotesi) metalli pesanti? Viste le continue piogge quanti avranno fatto trattamenti  “al limite” cioè 15-20 giorni prima della data della vendemmia (anticipata magari)?

 

Non voglio pensare che un viticoltore  faccia trattamenti antibotritici o antiperonosporici pochi giorni prima di vendemmiare (anche perché le fermentazioni ne risentirebbero fortemente) ma mi piacerebbe capire i quanti prodotti in più siano andati ,in una vendemmia difficile come questa, nel terreno e nelle falde, quanto il terreno sia stato calpestato e compattato (mentre era bagnato!) dal continuo o quasi passaggio dei trattori.

 

Mai come quest’anno fare il viticoltore si dimostra essere un lavoro difficile e ingrato ma alcune domande sorgono spontanee, proprio in un momento in cui la voglia di vini più “naturali” (il virgolettato è d’obbbligo) sta prendendo sempre più campo.

 

Per questo ci farebbe piacere ricevere dai produttori che vorranno inviarcelo il loro racconto dell’andamento agronomico di questa vendemmia. Racconto ben poco romanzato ma con le date e i numeri dei trattamenti, i costi in più sostenuti e  i particolari che di solito vanno solo nei registri di cantina. Credo servirebbe a molti lettori per capire veramente cosa vuol dire lavorare in campagna per produrre buona uva da vino.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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0 responses to “Ma tutti questi trattamenti nel 2014…parliamone!2 min read

  1. Le vostre riflessioni sono esatte, io mi sono fermato a 8 trattamenti, sui dolcetti (raccolta stimata 15 settembre), e ne farò ancora 1 sui nebbioli (raccolta ottobre). i trattamenti vanno interrotti almeno 21 giorni prima per il rame ( biologici) e da 30 a 40 giorni per altri pa. In annate normali nel mese di agosto faccio un trattamento entro il 10, al 21 agosto non avrei mai immaginato di pensare ad un ulteriore trattamento.
    Se il trattamento è fatto in modo corretto nel terreno deve cadere poco prodotto (trattiamo la vegetazione e non l’ erba) e il dilavamento (usando prodotti appripriati) è marginale. Anche il compattamento del terreno è marginale, il problema vero sono i costi (nel 2013 per acquistare i prodotti ho speso € 980,00 quest’ anno sono già  arrivato a € 1700,00) ed avrò un calo di raccolto di circa il 60%. Vinificando tutto e vendendo direttamente il vino dovrei riuscire a limitare le perdite, anche perchè fortunatamente ho ancora del vino in cantina, (invecchio i vini da 1 a 4 anni). Penso che comunque avremo parecchi problemi nella gestione della vendemmia e ottenere un vino decente non sarà  cosa semplice. speriamo nel 2015.

  2. uve pagate sotto l’euro/kg??? ma in che mondo vivete??? sono 100 €/Q. In romagna e in puglia si parla di 0,15 €/kg. grazie a tutti.

  3. Grazie mille #GianniRamello per questa tua attenta disamina. Te ne sono grato perchè tocca i veri punti in discussione. Caro Paolo #costaarchi, a parte che 15 centesimi sono sotto all’euro, ma ho voluto prendere un “arco monetario” abbastanza ampio per far capire che anche prendendo 90 centesimi la situazione è comunque difficile…più giù si va e più diventa tragica.

  4. àˆ vero che in Toscana quest’anno sono stati fatti più trattamenti, ma siamo sempre molto al di sotto di quelli usati normalmente in Francia o in Germania. Paesi notoriamente molto attenti alla salute. Quanto alla paura di inquinamenti della falda, sono stati pubblicati i dati dei prelievi ufficiali fatti nelle scoline dei vigneti di tutta la zona ovest di Montalcino, quella più vitata; la presenza di agenti inquinanti è risultata dieci volte inferiore rispetto a quella rilevata nella (legalmente potabile) acqua dell’Orcia in cui si gettano. Non viviamo in un mondo ideale, ma rispetto al tempo inquinato in cui eravamo ragazzi tu e io sono stati fatti passi da gigante sia nella minore tossicità  dei prodotti sia nella quantità  che usiamo e la prova diretta sta nell’esplosione del numero degli animali selvatici; se la tanta uva che mangiano fosse tossica, ce ne sarebbero molti di meno!

  5. Occorre ricordare che le buone pratiche agronomiche manuali (lo so, i costi sono altissimi) sono fondamentali per ridurre i trattamenti e le dosi dei prodotti in bio-. Se si riesce poi ad avere un equilibrio vegetativo, che solitamente si ottiene tramite la concimazioone organica e l’inerbimento tra i filari, la vite riesce a sopportare forti pressioni. Inoltre quest’anno chi ha cimato, per risparmiare l’intrecciatura o la legatura, ha fatto peggio che meglio in quanto le femminelle conseguenti hanno “chiuso” la vite e hanno favorito i trattamenti tardivi per combattere la peronospora nelle femminelle. Inutile dire che l’annata è piovosa, ma sono convinto che nelle zone vocate, sopratutto nei suoli di galestro che non trattiene la pioggia nel terreno, si possono fare cose egregie. La centralina meteo di Caparsa, consultabile online, dimostra che le precipitazioni di Maggio (mm. 42) di Giugno (mm 34,4), di Luglio (mm 75,2) e Agosto (fino ad oggi mm. 11,2) non sono quantità  enormi, per cui si può parlare come ogni anno di andamenti a macchia di leopardo. Le zone vocate esistono poichè da millenni la viticoltura viene praticata e una ragione ci sarà …

  6. Ciao Carlo,
    per quanto mi riguarda è una vendemmia molto simile al 2010. In genere riesco ad usare poco meno di 5kg/ha di rame metallo, quest’anno sono a 6 kg e non ho in programma ulteriori trattamenti. Qui da me il 10 luglio sono caduti 50 mm di pioggia e grandine in mezz’ora, con una violenza tale da aver reso necessario lavorare i terreni fino a 10/15 cm per eliminare i solchi di dilavamento. Poiché dal 10 luglio ha continuato a piovere ad intermittenza fino a fine mese, con quantità  anche di 20 mm per volta, per evitare di entrare in campo con i terreni bagnati ci siamo beccati oltre al danno da grandine anche la larvata nel grappolo.
    Con mio fratello stiamo controllando una volta a settimana l’andamento della maturazione dell’uva superstite: probabilmente sarà  necessario scaricare un po’ le piante perché potrebbero non avere una superficie fogliare (vuoi perché sbrindellata dalla grandine, vuoi perché lesionata dalla peronospora) per far maturare tutta l’uva che hanno. Sicuramente sarà  necessario almeno un altro intervento con antibotritici (ti assicuro che lo faccio più per non lasciare nulla di intentato, che per convinzione dell’efficacia) ed eventualmente bentonite.
    I costi dei prodotti usati in bio sono più bassi di quelli convenzionali, e questo compensa la maggior spesa sostenuta per il gasolio usato (in genere in bio facciamo più trattamenti dei convenzionali).
    In sostanza, il vero danno in termini economici non è l’aumento dei costi ma la perdita di produzione. Speriamo almeno che la qualità  sia almeno a livello del 2010.
    Per quanto riguarda la tua domanda su l’impatto ambientale della conduzione bio dei vigneti in annate del genere, ti dico che conosco bravissimi vignaioli convenzionali ma ne conosco anche di piuttosto scarsi, e lo stesso vale per i colleghi della grande famiglia bio. In quest’ultimo ambito impattante non è tanto il metodo in se, quanto chi lo applica.
    Un caro saluto,
    Umberto
    Poggio Trevvalle

  7. annata difficile, pioggia e grandine in maggio, giugno e luglio. Se normalmente sono sotto i 2 kg di rame, quest’anno sono arrivata quasi a 6, e ho sfogliato molto. L’attenzione alla situazione, di cui il bio ha assolutamente bisogno, mi ha ripagata con uva sana e abbondante. Non cosଠper i miei vicini convenzionali, con consulenti dei consorzi agrari a diffondere informazioni su malattie inesistenti (tipo black rot) quando si trattava solo di peronospora!.
    Agosto va benone, il ciliegiolo è in tabella, il sangiovese un po’ indietro per cui ho fatto un altro trattamento di rame e forse dovrò diradare.. incrociamo le dita.

  8. ciao Carlo qui a Noto, nei nostri vigneti non utilizziamo rame da 4 anni, solo zolfo in polvere, (3/4 trattamenti). Utilizziamo preparati biodinamici, e macerati di erbe per eventuali eccessive presenze di insetti. La pioggia qui è una rarità , e la luce ne fa da padrone!! Abbiamo una resa media di 52 qli ettaro e diradiamo abbondantemente, ma a volte mi chiedo se in alcune zone meno fortunate metereologicamente, si SCELGA di avere rese basse o è una conseguenza delle condizioni meteo!

  9. Grazie a tutti per questi commenti precisi e circostanziati da cui emergono realtà  diverse con un punto in comune: il grande e continuo lavoro in vigna riesce a pagare anche in anni molto difficili come questo

  10. Buongiorno, io e mio fratello conduciamo un’azienda prevalentemente vitivinicola a Carpineta di Cesena e facciamo lotta integrata con accorgimenti biologici.
    Abbiamo fatto 8 trattamenti, per adesso l’uva è sana, ci sono dei grappoli che presentano degli acini rotti per la troppa pioggia di luglio, ma per fortuna il sole sta limitando i danni. Sono 3 anni che faccio fare le analisi al laboratorio ISVEA di Siena sui residui degli antiparassitari e sono tutti a zero. Sono analisi costose, quindi non riesco tutti gli anni a farle su tutti i vini prodotti, però posso dire che il sangiovese Riserva 2011 non ha residui, che il sangiovese superiore 2012 non ha residui, che il merlot igp 2012 non ha residui, che il merlot igp 2013 non ha residui. Noi stiamo cercando di andare in questa direzione, vi farò sapere i risultati della vendemmia 2014.

  11. I vignaioli hanno tracciato un quadro corretto. Soprattutto mi pare importante il commento di Stefano Cinelli Colombini che stronca il catastrofismo di chi dice e pensa “sempre peggio, sempre più chimica, sempre più veleni”, lo dice e lo pensa perché non sa nulla. L’agricoltura di 50 anni fa era enormemente più inquinante di quella attuale, quella di domani sperabilmente lo sarà  ancora meno grazie all’utlizzo di mezzi alternativi quali i microrganismi antagonisti, gli induttori di resistenza e la genetica (non necessariamente gli ogm, anche se … discorso complicato, da rimandare). In ogni caso il rischio di tossicità  acuta o cronica da pesticidi per chi consuma vino, a meno che il produttore sia un pazzo criminale, è abbastanza irrilevante. Il problema esiste invece per chi lavora nei vigneti, e lo si affronta con le opportune misure di precauzione e di protezione personale, oltre che con la scelta di prodotti a basso rischio per l’uomo. L’inquinamento ambientale è il secondo problema, può essere di qualche rilievo nelle zone di viticoltura intensiva, siamo comunque lontanissimi come ordine di grandezza dai problemi creati da tante industrie.

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