Ma quanto costa il vino oggi?6 min read

Un amico mi ha fatto questa domanda. In realtà tra “quanto” e “costa” c’era una parola che per convenienza non riporto, ma stava a specificare che per lui il vino, negli ultimi tempi e forse negli ultimi anni, era aumentato e non di poco.

Lo preciso subito: alla domanda non esiste risposta, anzi non esiste una sola risposta ma ce ne sono decine, centinaia.

Intanto dipende di che vino si parla: se entro al supermercato trovo vini a 2-3 euro (e forse il mio amico non si riferiva a quelli) che alla fine sono loro a  fare numeri e mercato: i cosiddetti Bulk Wine. In realtà sono  questi i vini che fanno i grandi mercati e grandi i mercati. Qui non si parla della punta della piramide ma di quasi tutta la costruzione, fondamenta incluse. Basterebbe dare un’occhiata ai siti relativi a questi oceani di vini venduto a decine di tonnellate e a pochi centesimi al litro o magari andare alla prossima World Bulk Wine Exhibition,  che si terrà  ad Amsterdam il prossimo novembre. Comunque i prezzi di questi vini sono come le onde del mare: si alzano e si abbassano a seconda di tanti parametri, per primo l’elevata produzione quantitativa , vista nazione per nazione, zona per zona.

Forse il mio amico si riferiva alla punta della piramide,  o forse alla punta della punta se si considera che in grande distribuzione siamo in fascia alta a partire da 6-7 euro.

Però la “punta più bassa” e è interessante da prendere in considerazione perché prezzi alla mano è aumentata molto, molto  meno di tanti altri prodotti alimentari: per esempio nel 2022  l’olio di semi è aumentato di oltre il 60%, la farina e il riso di oltre il 20, mentre sul vino non si hanno dati certi ma la sensazione è che tanti vini della GDO  siano aumentati al massimo tra il 7 e il 10%. Forse sono aumentati anche di meno ma considerando quanto sono rincarate le bottiglie da vino, le etichette, le capsule, gli imballaggi e pure i tappi, alla fine il prezzo del vino, all’interno della bottiglia X o Y che si vende nella grande distribuzione è diminuito. Il che ci porta ad altre domande del tipo “Ma produrre vino costa così poco? “ e “Chi ci rimette, nella filiera,  per mantenere i prezzi bassi?

E’ facile rispondere: si, produrre vino costa poco (è il produrre buoni o ottimi vini che non costa poco, ma questo è un altro discorso). Detto questo chi ci ha rimesso, in questa  filiera, è stato quasi sempre il produttore. Quindi chi ha comprato i vini nella fascia 5-8 euro in GDO lo scorso anno non ha speso probabilmente molto di più ma è possibile che da quest’anno, per pagare più o meno la stessa cifra, si ritroverà con vini meno curati, forse meno buoni ma che sicuramente (permettetemi di gridarlo forte) avranno bottiglie belle pesanti, packaging aggressivi e stimolanti. Quindi vini peggiori in bottiglie migliori è un futuro possibile? Il tanto osannato rapporto qualità/prezzo diventerà “Qualità a che prezzo?” Chiudo questo piccola sezione con un’altra domanda: “Se piano piano tanta gente si abituerà a spendere meno (o a non spendere di più) per il vino che compra al supermercato, alla fine smetterà anche di comprare vino?

Ma veniamo alla “punta delle punte”, al mercato di fascia alta e altissima, a quello in cui bazzichiamo più o meno tutti quelli che “masticano” di vino sul web e non solo.

Qui le risposte al quesito dell’aumento del vino sono centinaia, praticamente tante quanti i possibili mercati dove questi vini vengono venduti . In generale più mercati hai, più sei diversificato e meno avrai aumentato i prezzi. Prima ho detto che produrre vino costa poco ma produrre vino buono costa molto, molto di più, però sicuramente non le cifre che si pagano per comprare determinate etichette, oramai diventate “I Gronchi Rosa” del mondo del vino, cioè prodotti che si bevono dalla bocca altrui, prendendo per buono quanto ci viene detto o, ancor peggio, fotografato in mezzo a due belle tette. Questi vini non sono pochi e sicuramente sono aumentati di prezzo anche se vorrei vedere quale è stato l’aumento in cantina e quello nei vari passaggi.

Questi sono quelli che chiamo “vini vetrina”, che luccicano sui giornali e sul web ma che abbastanza spesso, se ti capita di spendere belle cifre per assaggiarli, non ti danno la soddisfazione che ti aspettavi. Questi vini aumenteranno sempre di prezzo  fino a quando non solo la conoscenza del vino sarà un concetto elitario, ma si baserà su questa presunta “elite” per continuare ad autoalimentarsi.

Infine arriviamo alla categorie che intendeva veramente il mio amico: a quelle migliaia di cantine in ogni parte d’Italia che producono ottimi vini e li vendono a prezzi onesti. In ogni denominazione, in ogni territorio, basta “scavare” un po’ per trovare ottimi prodotti a prezzi nettamente inferiori ad aziende concorrenti. Quest’ultimi possono avere mille motivi per vendere più caro ma è indubbio che posizioni conquistate nel tempo portano a prezzi più alti e a “aumenti  più liberi”.

Se i “vini vetrina” sono indubbiamente aumentati i tantissimi “vini giusti” che ci sono in Italia sono aumentati molto meno e questo lo posso dire perché con la nostra guida vini noi riceviamo i prezzi di vendita IVA esclusa dei vini che pubblichiamo. Forse anche a questo può servire una guida online: confrontare all’interno di una denominazione i vini con lo stesso voto e magari provare  quello col prezzo più basso.

Ma torniamo all’aumento dei vini: come avrete capito la domanda di partenza è stata una scusa per provare a fare un veloce quadro del variegatissimo mondo del vino italiano (e non solo) all’inizio del nuovo anno, che sinceramente non promette bene in quanto ad aumenti.

Voglio dire solo un’ultima cosa: alla fine sapete anche a chi bisogna dire grazie se i vini di tanti vignaioli non sono poi aumentati molto? Al regime fiscale delle aziende agricole (qui non parlo assolutamente di evasione ma proprio dei parametri ufficiali usati per tassarle) che se venisse applicato a tutti gli altri settori manderebbe in fallimento l’Italia in poco tempo.

Ragioniamo anche su questo a inizio 2023.

Buon anno!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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