Dopo alcuni anni siamo tornati a Peschiera ad assaggiare Lugana e di questo siamo molto contenti. In questi anni il prodotto prediletto dai tedeschi che anche a giugno affollano il Lago di Garda è cresciuto moltissimo dal punto di vista numerico, arrivando a quasi 28 milioni di bottiglie.
Ce ne siamo accorti ancor prima di sapere i numeri grazie alla vigna che sulle colline attorno a peschiera è sempre più presente. Indubbiamente uno sviluppo notevole che sembra non avere sosta e fa capire che il “fenomeno Lugana” è diventato la “certezza Lugana”.

Certezza che diventa anche certezza di prezzo, visto che lo sfuso, come valore camerale, supera i 4 euro al litro: prezzo notevole per un vino bianco d’annata, sia considerando una resa non certo bassa e che può arrivare a 125 quintali ad ettaro (più il 20%), sia che da altre parti si grida al miracolo quando si arriva ai 2 euro al litro. Altra medaglia al valore per questo bianco è stato trovare cantine famose di altre zone che non hanno resistito al suo richiamo. Insomma, il Lugana ha il vento in poppa e sembra anche saperlo gestire.
Sul fronte dei vini, degustati nella sede del Consorzio (che ringraziamo) occorre fare prima di tutto un discorso che taglia con il passato e che vede ormai la Turbiana d’annata su due strade precise e ben delineate. Da una parte quelle con note aromatiche che puntano su frutta tropicale e dall’altra quelle che vanno più su note agrumate e leggermente floreali. Siamo su profumi comunque immediati e facili come è del resto il DNA di questo vino che può comunque invecchiare benissimo, però da giovane è figlio di un mercato che richiede riconoscibilità e semplicità di beva.

Queste caratteristiche generali si fondono con una vendemmia, la 2024, sicuramente non fra le migliori del secolo. In media i vini non hanno grande struttura ma mostrano comunque un discreto equilibrio, qualche volta messo in discussione da grammi di zucchero residuo troppo evidenti. Anche lo zucchero residuo è un marker storico di questo vino e va tenuto in considerazione anche come fattore per controllare alcolicità che possono tranquillamente superare i 14°.
Se i Lugana d’annata puntano ad una composta facilità di beva, quando si passa alle Riserva la situazione cambia completamente e entra in campo un altro fattore, l’uso del legno. Ci dispiace dirlo ma in diversi casi si tratta di un utilizzo eccessivo che solo, forse, un lungo invecchiamento in bottiglia può rendere piacevole sia al naso che in bocca. Capiamo che con la Riserva si voleva “fare altro” rispetto al Lugana d’annata, ma troppi vini sono sovrastati da un legno anche buono ma sicuramente surdimensionato.
Ci domandiamo allora perché venga così poco utilizzata la tipologia Superiore, che potrebbe essere la concreta via di mezzo: più importante e concentrata però con un uso del legno meno invadente. Quelle che abbiamo degustato (poche) ci sono piaciute e potrebbero rappresentare la carta per puntare ad un mercato di livello, appunto, superiore.
In definitiva un ritorno soddisfacente nel mondo del Lugana, considerando sia un buon 57% di vini che hanno superato i nostri fatidici 80 punti (lo ripetiamo sempre: per noi che non spariamo punteggi come mortaretti non sono pochi), sia il conferimento di Vino Top a tre Lugana, due annata e un Superiore.