La stampa estera a portata di clic. En Magnum. Le Vin + Grand, anno II, n. 7, 20174 min read

Come sempre, la copertina di questo numero è affollata di titoli. Il più grande è dedicato ai Primeurs di Bordeaux e ai 40 super bordeaux da non perdere.  A colpire, però, è soprattutto  “il primo grande millesimo del XXI secolo”, il 2016. Cosa vorrà dire, dopo che i commentatori si sono già sbilanciati a definire così l’annata 2000, poi la 2005 e poi ancora la 2009 e la 2010? Dovremo aspettare di leggere l’articolo di  Michel Bettane per scoprirlo, o almeno l’editoriale del suo partner Thierry Desseauve. Ancora: Loira, brasseries di Parigi, la mutazione dei vini del Douro.

L’édito di Desseauve riprende il titolo, già riportato in copertina, sul 2016, il “primo” grande millesimo del nuovo secolo, e anticipa la chiave per capirlo un po’ di più: i cambiamenti climatici. Sono loro a rendere l’annata 2016 non confrontabile con  nessun altro grande millesimo classico, come il 1982 o il 2010.  Sono loro, i cambiamenti climatici,  ad aver  determinato delle condizioni che nessun vignaiolo, né i suoi padri o antenati avevano mai conosciuto, a cambiare radicalmente  lo stile  e il carattere dei vini , ed è ad essi che dovremo abituarci.

Dopo aver presentato gli autori dei contributi di questo numero e la magnum scelta come immagine di copertina (da cui il nome della rivista),uno Château Lichon-Longueville  Comtesse de Lalande del 2016,  fanno seguito le notizie di Mondovino e le pagine degli editorialisti (l’incitazione di Bettane ad una revisione radicale del mondo del vino, dalle istituzioni ai consumatori, le imminenti elezioni presidenziali in Francia, l’eterna polemica sui vini naturali e sulla biodinamica).  Eccoci dunque a Parigi e alle sue Brasseries, con la promessa di andare a Lyon, Bordeaux e altre città nei prossimi numeri a cercare nuove “vittime” (è l’espressione adottata dal giornale) da  incalzare.

Gilles Durand.Daguin ci introduce ai vini di Vienna, “l’altro impero viennese”: ma non è di Vienna, capitale dell’impero austro-ungarico, che si tratta,  bensì della cittadina francese che si affaccia sul Rodano. Poi: la nuova avventura  commerciale di Manuel Peyrondet, principe della sommellerie parigina, le proposte del “cartone da 6” di Alain Chameyrat (i Bordeaux sotto i 15 euro e un grande bianco per ogni regione della Francia) , gli abbinamenti di “Franquette chic”: col rombo e con l’agnello. L’accordo “ricco” è tra cognac e Paté (di fegato) “en croûte”.

Siamo intanto arrivati all’articolo più importante di questo numero, al quale si era già accennato nell’editoriale: l’annata 2016 e i cambiamenti climatici. L’articolo è corredato da una guida alla sopravvivenza per le vigne più esposte e da un altro collegato sulle “cicatrici” ancora visibili nel vignoble borgognone dopo le gelate e le grandinate della scorsa primavera. Thierry Desseauve incontra in una  ampia intervista a tutto tondo Hubert de Boüard, carismatico patron di Angélus, “l’uomo che sussurra ai grappoli”. Poi Guillaume Puzo parla della rivincita dei bianchi della Côte Chalonnaise e del Maconnais, a cui  l’enorme rialzo dei prezzi dei vini della Côte de Beaune apre nuove autostrade commerciali. E’ quindi la volta dei grandi servizi fotografici di En Magnum: il primo è dedicato  alle bellezze della Loira, e l’altro alla  nuova puntata di “Têtes de cuvée” (c’è anche una donna del vino italiana, José Rallo, di Donnafugata). Il terzo (un po’ più avanti) ci porta nell’ovest americano (Canada- Okanagan Valley e Stati Uniti- Walla Walla, New Mexico) .

Christelle Zamora presenta, in un ampio servizio a colori, i nuovi vini del Douro, accompagnato da una degustazione di Michel Bettane. Véronique Raisin (mai nome fu più appropriato) parla dei segreti dell’élevage (dai trucioli ai vini orange).

Ancora un servizio della stessa autrice sui  vitigni che migrano. Vi si  parla delle varietà di uva da vino che vanno in territori anche molto lontani e diversi da quelli di origine, come il Pinot noir nel sud-ovest della Francia, il Cabernet in Provenza, o  lo Chardonnay a Limoux.

Nella sezione grand tasting: i super bordeaux del 2016 di Thierry Desseuve, grandi magnum da tutte le regioni della Francia (Nicolas Rouyn), la verticale di Château Grand Mayne (1988-2014), i buoni vini al momento giusto (col capo, tra amici, in famiglia, in coppia…), vini da acquistare a Tours e a Bordeaux. Infine: le bandes déssinées di Régis Franc (“il popolo delle vigne”) e gli incontri di Margot Ducancel.

 

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Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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