La roulette russa dei tappi2 min read

Ho partecipato ad una Masterclass sui bianchi della Borgogna, in realtà un excursus dello Chardonnay, da Nord a Sud, spaziando per bottiglie di sicura nomea e prestigio.

Quello che mi ha lasciata piuttosto perplessa è stata la variabilità delle bottiglie degustate.

Sono state aperte due bottiglie per tipologia e per curiosità sono entrata col naso nei bicchieri della fila opposta alla mia, quasi tutti avevano un profumo diverso.

Vougeot Clos de Prieure blanc 2017 Domaine de la Vougeraie, per ben due ore non si è spostato dalla netta ed assoluta mineralità ; pietra focaia, polvere da sparo e null’altro. La seconda bottiglia aperta invece presentava una frutta bianca fresca ben presente e piacevole con note agrumate e floreali.

Chassagne Montrachet 2008 Olivier Leflaive: una bottiglia al limite dell’ossidazione, meglio la bottiglia della fila opposta dove qualche direzione fruttata più netta si percepiva.

Pouilly Fuissé- Les Birbettes 2008 Chàteau de Rontets In un bicchiere frutta gialla in piena maturazione e disidratata, tostato e vanigliato, mentre nell’altro bicchiere c’era più freschezza e si percepiva nettamente l’agrumato piuttosto che il tostato.

Ottime espressioni invece nelle due bottiglie di Pernand Vergellesses – Clos de la croix Pierre- 2008 Vino nella sua piena maturità ed espressività; frutta matura e frutta secca, miele e caramello ma pure una vena fresca data dal sentore di bergamotto. Buona spalla sapida e acida, da goderne ora.
Mi pare che l’unico “colpevole” di tali diversità possa essere visto nel tappo, nelle sue componenti e nella sua tenuta.

Il “bello” è che qui si parla di bottiglie di un valore che spesso è a due zeri e su 7 assaggi ben tre avevano delle problematiche evidenti. Dall’ ossidazione alla riduzione, agli odori più disparati: mi sono chiesta….perché?

Perché continuare ad utilizzare un metodo di tappatura (il sughero naturale) che non poche volte riserva più incognite che certezze, vista anche la sempre maggiore difficoltà  nel reperire materia prima di qualità. Inoltre il valore aggiunto che rilascerebbe il tappo in sughero, grazie alla micro-ossigenazione, è giustamente calcolato e realmente importante in queste lunghe soste di affinamento, nei bianchi come nei rossi?

Se hai la fortuna di capitare nella bottiglia giusta è quasi come giocare alla roulette russa, ma sulle spalle del consumatore nonchè del produttore.

Da consumatore vorrei avere una certa rassicurazione nell’ aver speso il miei soldi in un prodotto almeno senza difetti, invece entri in una specie di lotteria piuttosto cara, che probabilmente ti regala sensazioni che rischiano di  non corrispondere all’investimento che hai fatto.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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