La “Prima Volta” del Chianti3 min read

Le sale di Palazzo Borghese a Firenze sono bellissime anche con l’odore di spezzatino. Questa è stata la prima impressione visivo-olfattiva entrando nella meravigliosa dimora che ospitava l’Anteprima del vino Chianti.

Per fortuna la “prima volta” del Chianti si è svolta in altre sale dove l’odore del vino era l’unico presente. In realtà un altro profumo aleggiava, quello dell’attesa per cosa sarebbe stato detto durante la presentazione e cosa si sarebbe degustato di seguito. Prima però è doveroso presentare il soggetto in discussione.

Stiamo parlando del Chianti e non del Chianti Classico (o del Rufina, o delle altre denominazioni che si fregiano di questo nome conosciutissimo in Italia e all’estero), cioè di un vino che si produce in quasi metà del territorio toscano, che conta più di 3000 aziende produttrici, oltre mille imbottigliatori, 800.000 Hle prodotti e quasi 105 milioni di confezioni (non bottiglie…il fiasco e altre “cose” del genere dove li mettiamo?) vendute in tutto il mondo.

Stiamo parlando insomma di quel vino  che possiamo (potevamo?) definire come il ventre molle del vino DOCG toscano, il parente povero che mai veniva invitato al tavolo di famiglia.

Questa volta il parente povero il tavolo l’ha apparecchiato da solo ed ha servito anche un pranzo dignitoso.

Da qui a dire che è salito di rango il passo è lungo ma almeno non  potremo più ignorarlo bellamente come abbiamo fatto fino ad oggi.

Mentre la discussione in sala cercava di dare un quadro realistico della situazione a me sembrava invece che volessero tirarlo per la giacchetta ed in direzioni opposte. 

Chi voleva  si alzasse di prezzo e di qualità per poter essere minimamente remunerativo, chi invece sosteneva  non doveva superare certe soglie altrimenti entrava in fasce di prezzo dove la concorrenza di altri marchi più blasonati  lo avrebbe frantumato.

Insomma, chi la voleva cotta e chi la voleva cruda. Il bello era che non si stava parlando di un vino dove la forbice di prezzo può variare da 2 a 200 euro ma di un prodotto che, nelle più rosee previsioni costa  sfuso 100 € ad ettolitro (70-80 è un prezzo più veritiero forse) e quindi riesce a coprire a malapena i costi di gestione. Se imbottigliato invece non può superare quasi sempre le forche caudine dei 2 euro a bottiglia (venduto all’estero anche meno).  Siamo così di fronte ad un vino che deve sopravvivere in una fascia di prezzo ristrettissima dove la sopravvivenza fa a cazzotti con la qualità.

Per fortuna non sempre fa a cazzotti con la qualità. Questo è il risultato degli assaggi sia delle anteprime 2011 sia dei vini che i produttori hanno messo in degustazione nei loro banchi. Una cinquantina di etichette rispetto alle migliaia in commercio sono ben poca cosa ma rappresentano il chiaro segnale che i Chianti buoni e a prezzi bassi esistono, bisogna solo cercarli.

Per questo esco soddisfatto  da quest’anteprima che ha avuto soprattutto il pregio di sdoganare, nel mondo del vino di qualità, un prodotto spesso considerato (anche con ragione molte volte) di basso profilo. Vedremo nei prossimi anni quanto e come potremo alzare il tiro.

Intanto mi sembra giusto annunciare che Winesurf inserirà tra i suoi assaggi, al pari delle altre grandi denominazioni toscane,  anche quelli del Chianti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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