“La Loire et ses vins”: un quadro storico avvincente6 min read

Non si può non  essere d’accordo con la frase di apertura di Alexis Jenni, Premio Goncourt 2011,  nella sua prefazione al libro: “Il vino. Si tratta di storie. Altrimenti sarebbe solo dell’alcol fatto, bevuto e dimenticato in fretta. Del vino ci si ricorda perché ci sono delle strade che abbiamo percorso, delle terre e dei luoghi, delle persone che abbiamo incontrato, dei gesti e delle pratiche, degli aneddoti che gli danno rilievo”.

E questo bel volume di Emmanuel Brouard, non un enologo né un giornalista del vino, ma uno storico che, alla Valle della Loira, prima di questo ha dedicato due saggi *, parla appunto di storia e di storie, perché ricca di aneddoti dei vini di questa grande Valle, partendo dall’epoca gallo-romana per arrivare al flagello della fillossera e alla difficile ricostruzione dei vigneti.

Diviso in due parti -la prima dedicata alle origini e a allo sviluppo della viticoltura nella Valle e la seconda, in quattro capitoli, focalizzata sui suoi diversi territori distribuiti tra l’Oceano e l’interno-  il libro ha al centro il fiume e la rete dei suoi affluenti e dei suoi canali. Non potrebbe essere diversamente, perché la storia del vino ligérien è strettamente legata (anzi da esso dipendente) al fiume e alle sue vie d’acqua, che permettevano un trasporto rapido  ed economico  delle merci e, naturalmente, dei vini, rispetto a quello, più faticoso e accidentato via terra.

Il fiume Loira, il secondo di Francia per lunghezza (1.020 Km.), è un asse fondamentale dell’economia francese e non è certo un caso che tutte le principali regioni del vino della Valle non si discostino troppo dal fiume e i suoi affluenti. Le loro acque e quelle dei canali che, nel corso del tempo, furono aperti per collegarle ad altri corsi d’acqua permettevano di mettere in collegamento più rapido e sicuro territori lontani, dai quali le merci avrebbero dovuto compiere lunghi percorsi, che avrebbero pesato enormemente sul loro costo.

Ad esempio il canale di Briare, costruito nei primi decenni del Seicento, metteva in collegamento la Loira con la Senna,   permettendo di raggiungere  Parigi, già allora una metropoli abitata da migliaia di persone  bisognose di cibo e di vino, superando le difficoltà create dalla famosa “regola delle venti leghe” (vedi l’apposita finestra ƟƟ ad essa dedicata).

Brouard descrive le battaglie quotidiane sui prezzi  tra vignerons e négociants, i furti di vino  degli stessi marinai, le diverse strategie per difendersi dalle frodi, con cui vini di qualità venivano sostituiti nelle botti da altri più scadenti. Tra queste, l’impiego di fusti di diversa capacità per distinguere i vini delle varie provenienze in base alla loro qualità (33-34 veltes quelli del Languedoc, 32-33 quelli del Lyonnais e Condrieu, ma solo 24-27 quelle dei vini allora ricercatissimi di Renaison, nel Roannais e 27-28 per i moscati, dove una velte corrispondeva 7,62 litri). Ciò che non impediva travasi e rabbocchi disonesti di ogni genere. Molteplici i protagonisti di queste storie: non solo vignerons e négociants, ma anche e soprattutto battellieri e dunque spazio a  signori e giuristi che non mancavano di normare e formalizzare sempre di più il mondo del vino e del suo commercio.

Vigneti della Loira

Navigare non era privo di rischi: viaggiare da Orléans a Nantes richiedeva almeno 10 giorni nelle condizioni migliori, ma spesso molto di più e non era affatto raro che i battelli dovessero fermarsi per strada per diversi giorni, per l’assenza di venti favorevoli oppure per i periodi di secca. Non erano del resto infrequenti i casi nei quali i prodotti trasportati si deteriorassero talmente da non poter essere più venduti e le liti erano all’ordine del giorno.

Brouard descrive magistralmente questo mondo variegatissimo, l’ascesa e il tramonto dei vini delle diverse zone nel corso del tempo, causate spesso non solo da un miglioramento o un decadimento di qualità, ma anche semplicemente perché un nuovo canale apriva le porte della concorrenza ad altre regioni prima meno favorite.  E’ il caso del Canal du Centre, detto anche dello Charolais , aperto nell’ultimo decennio del XVIII sec., che mise in collegamento la Saône con la Loira, trasportando in modo più veloce ed economico i vini del Languedoc e del Maconnais, imbarcati a Châlon-sur-Saone e trasbordati a Digoin, o del canal de Bourgogne , aperto quarant’anni dopo, che mise in collegamento la Saône direttamente con la Senne, che cambiò radicalmente la situazione dei vini di Mâcon e del Beaujolais. Poi, a partire dal 1850, le ferrovie cambiarono di nuovo tutti i giochi.

Un apposito capitolo tratta le vicende dei vini della Touraine e dell’Anjou, i cui bianchi si dividevano tra i mercati parigini e quelli di Nantes, la porta della Bretagna e dell’Oltremare, un altro ancora si focalizza sul vigneto dell’Orléanais e la sua grande reputazione nella capitale e su quelli del territorio di Blois e il loro declino. Un altro ancora descrive la parabola dei vini dell’Auvergne, del Roannais, con i vini scurissimi un tempo assai ricercati di Renaison,  e del Bourbonnais, e quelli della regione di Nevers e del Berry.  Infine è la volta dei territori del Nantais, con i loro vini più popolari e le acquaviti.

Insomma, uno spaccato assai ricco e vivace della storia di un territorio finora trascurato rispetto a quelli di Bordeaux e della Borgogna, sui quali invece esiste da tempo una vasta letteratura. Un merito aggiuntivo è quello di aver dato ampio risalto anche a territori un tempo celebrati per i loro vini e oggi assai meno conosciuti (come l’Auvergne e il Roannais), che stanno lentamente ricostruendo i loro vigneti ormai quasi scomparsi.   

Il libro è assai ben scritto e la lettura è agile e appassionante, arricchita da varie “finestre” su temi specifici (dai naufragi e il “droit de bris”, in pratica una sorta di  regolamento dell’appropriazione dei relitti e delle merci,  alla grande diversità dei recipienti utilizzati per la conservazione e il trasporto dei vini, ed altri temi ancora).

Molto belle le illustrazioni di Djohr, che impreziosiscono i testi , anche se qualche  foto dei bellissimi paesaggi del fiume sarebbe stata apprezzata.

* “Au risque de la Loire. Vivre en vallée d’Anjou aux XVIII et XIX siècle”s (2017) e “L’Histoire oubliée  du canal du Layon” (2019)

ƟƟ La regola delle Venti Leghe,  istituita nel 1577,  modificò enormemente gli approvvigionamenti della capitale, imponendo ai mercanti di vino parigini di rifornirsi nei territori al di fuori delle giurisdizioni  amministrative di Chartres, Compiègne, Meaux, Senlis, ossia a più di 88 km. attuali da Parigi, in un mercato ufficiale, anziché sulla banlieu della capitale, sulla quale abbondavano prodotti di scarsa qualità, e anche per contrastare le frodi dei mercanti di vino, già allora numerosissime.

Brouard , Emmanuel (2021): “La Loire et ses vins. Deux mille ans d’histoire(s) et de commerce”, Paris, Flammarion, 190 pp., € 29,00.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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